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Domenica, 24 Ottobre 2021 09:05

IL FOCUS/ Parola d’ordine sostenibilità, la questione Taranto e l’irrisolto conflitto tra salute e lavoro al centro del dibattito In evidenza

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da Il Sole 24 Ore

di Domenico Palmiotti 

Transizione e sostenibilità ambientale sono già cominciati. Sono il presente, l'oggi. Prossima ormai alla conclusione (termina nella mattinata del 24 ottobre), la Settimana Sociale dei cattolici italiani, che ha messo al confronto a Taranto, città-simbolo, sul tema “Il pianeta che speriamo, ambiente, lavoro, futuro, tutto è connesso” 80 vescovi e 670 tra delegate e delegati provenienti da 208 diocesi, insieme a ministri ed esponenti del mondo sindacale e dell'impresa, ha dimostrato che il cammino è avviato. Recovery Fund, Next Generation UE, riforma di due articoli della Costituzione italiana, saranno il “carburante” per i prossimi anni ma la macchina è già in moto.

“La pandemia ha scoperchiato l'illusione del nostro tempo di poterci pensare onnipotenti, calpestando i territori che abitiamo e l'ambiente in cui viviamo” ha detto Papa Francesco nel messaggio di avvio delle Settimane Sociali, affermando che “il cambiamento d'epoca che stiamo attraversando esige un obbligo di svolta” fatto anche di “rinnovati modelli sociali”. E il presidente Sergio Mattarella ha evidenziato che con la “connessione tra ambiente e lavoro, tra sostenibilità ecologica e sociale, non è più accettabile immaginare una crescita legata alla distribuzione di beni, al consumo delle risorse naturali, allo sfruttamento di componenti della società umana”. Richiami importanti che la platea di Taranto (è la 49esima edizione delle Settimane Sociali) ha colto come uno stimolo ad andare avanti, a proseguire.

 

Becchetti: l'esempio di 274 aziende

Non si parte da zero, perché, osserva a “Il Sole 24 Ore” l'economista Leonardo Becchetti, del comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali, “nel campo finanziario gli investitori si sono già accorti che investire in un'azienda poco ambientalmente sostenibile, è rischioso”. “Io faccio sempre - dichiara - l'esempio di Ilva e Voestalpine, un'altra azienda che fa acciaio a Linz. Dieci anni fa sarebbe stato utile e redditizio investire in Voestalpine ma non nell'Ilva perché l'Ilva era molto più esposta a rischio di conflitti con gli stakekolders. Oggi le istituzioni finanziarie ragionano così, addirittura adesso Basilea chiederà alle banche di valutare la loro esposizione al rischio climatico. Se una banca presta ad una azienda che fa fonti fossili, quello è un prestito rischioso”.

 

“Ma anche le imprese stanno cambiando - sostiene Becchetti -. Noi abbiamo raccolto 274 buone pratiche. Magari non è sempre facilissimo, ma le aziende sanno che se mettono insieme sostenibilitá ambientale e anche qualità nelle relazioni col lavoro, sono più competitive”. “Ho presentato qui - prosegue Becchetti - un'indagine sull'universo delle imprese sopra 250 addetti, un grande campione sotto l'indagine multiscopo dell'Istat, dove prendendo i quattro indicatori di qualità delle relazioni con i lavoratori, le aziende che sono eccellenti in quel campo, fanno 22mila euro di valore aggiunto in più per addetto. Sarebbe ingenuo dire che il bene rende sempre, però creare circoli virtuosi tra sostenibilitá e profitto è assolutamente oggi una strada praticabile”.

 

Giovannini: due importanti cambiamenti in Costituzione

Imprese virtuose, risorse finanziarie importanti dall'Unione Europea, ma cambierà anche una parte dell'architettura costituzionale. Lo dice a Taranto il ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. Spiegando la riforma costituzionale a cui si sta lavorando, Giovannini dice che “l'articolo 3 della Costituzione prevede il concetto di giustizia all'interno dell'attuale generazione. Invece nelle teorie costituzionali internazionali ma anche nell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, la sostenibilità ha a che fare con la giustizia tra le generazioni”. “Il testo che è stato già approvato in prima lettura dal Senato e dalla Camera, introduce nella nostra Costituzione questo principio - aggiunge il ministro -. Adesso deve passare per la seconda lettura, e quindi, con questo cambiamento, il tema della giustizia intergenerazionale entra tra i principi della nostra Costituzione, così come l'articolo 41 emendato, il fatto che l'attività economica non possa essere svolta a danno della salute e dell'ambiente”.

 

Orlando: rivedere incentivi in chiave ambientale

Al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, l'economista Becchetti riassume la proposte partite da Taranto, tra cui la riforma degli incentivi, premiando chi rispetta l'ambiente, un premio agli investimenti industriali che tutelano la sostenibilità, un premio a settori “duri” come cemento e acciaio che riducono le tonnellate di CO2, un premio sulla performance con la obbligatorietà delle rendicontazioni non finanziaria per imprese con oltre 250 unità, infine più e migliore formazione per più e migliore lavoro. Il ministro Orlando conviene. “Dobbiamo scacciare la tentazione che non è mai il momento per cominciare - afferma -. Si può dire che poichè l'economia si sta riprendendo, non è il momento di introdurre presupposti nuovi. No, il momento è questo. Perché se ritorniamo ai vecchi modelli, non cambieremo piú”. Per Orlando, a proposito della riforma degli incentivi, “se vogliamo raggiungere gli obiettivi di transizione, dobbiamo prendere meglio la mira. Serve anche rafforzare anche la responsabilità sociale delle imprese perche se non cambiano i soggetti del mercato, non basterà a darci obiettivi. La rendicontazione non finanziaria è importante per stimolare i processi interni”. Così come per Orlando “la transizione non può essere qualcosa che si cala dall'alto, ma servono la partecipazione, utilizzando anche le nuove tecnologie, ed una più intensa stagione di dialogo sociale”. Orlando indica anche una cassa integrazione che “sia reddito di formazione e non sei mesi che passano senza far nulla”.

 

Gentiloni: leadership europea per fare di più

“Crescita e ambiente, sviluppo ed equità, niente meglio della scelta di Taranto puó simbolizzare questo. Taranto rappresenta il luogo migliore per centrare questi obiettivi” sostiene il commissario UE agli affari economici, Paolo Gentiloni. Adesso, dice Gentiloni, “attraverso i piani nazionali abbiamo l'occasione di rilanciare una crescita più sostenuta e più sostenibile. L'Europa è stata cruciale per definire gli accordi di Parigi sul clima. A luglio la commissione ha presentato un pacchetto per ridurre le emissioni del 55 per cento entro il 2030. La leadership europea non è una fuga in avanti ma serve a spingere il resto del mondo a fare di piú. La conferenza di Glasgow a fine mese sarà decisiva”. “Non possiamo pensare a risposte locali difronte a problemi comuni - sostiene Gentiloni -. Servono risposte comuni e questa è stata la risposta europea: dai vaccino, al lavoro e alla ripresa”. E in questa logica rientra, per Gentiloni, anche “l'aver fissato minimo di imposte. Si fermerà la corsa alla tassazione più bassa delle imprese e rifugiarsi nei paradisi fiscali sarà più difficile”. E David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, dice in un messaggio all'assemblea che “se la sostenibilità è la sintesi e l’orizzonte comune del nostro agire, il Green Deal e il Next Generation EU rappresentano la traduzione concreta dell’impegno europeo verso l’ambiente e le generazioni future. Questi provvedimenti delineano un cambio di paradigma che non è solo economico e sociale ma anche culturale”. “Non è più accettabile uno sviluppo senza giustizia o una crescita senza diritti” sottolinea Sassoli.

 

La questione Taranto

Più volte evocata nel dibattito di questi giorni la questione Taranto, ancora alle prese con l'irrisolto conflitto lavoro-ambiente. “Taranto - avverte Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica - può essere l'epicentro del pianeta che speriamo. Mi si chiede se idestino di Taranto è ancora quello dell'acciaieria. Nel 2019 - prosegue Franchi - sembrava che fossimo davanti ad una svolta positiva. L'acciaio è vitale, è la materia prima, il primo anello, poi c'è tutto il resto. Se manca l'acciaio, manca tutto il resto”. Nel 2019 la svolta attesa non c'è stata, e adesso? “È una fase molto difficile - osserva Franchi -. Veniamo da una pandemia difficile ma siamo ora in una fase importantissima e decisiva. C'è il lavoro, ci sono ordini, ma non le materie per produrre. La mia risposta alla domanda se c'è ancora bisogno dell'acciaieria, è quindi un sì tutto maiuscolo, abbiamo bisogno dell'acciaieria”. “Ci sono le condizioni per superare visioni contrapposte - dice Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, riferendosi agli anni di fuoco vissuti dalla città pugliese -, quando da una parte prevaleva la logica del profitto rispetto alla vita umana e dall'altro chi sosteneva che tutto andava raso al suolo seguendo le orme di una decrescita poco felice”. “Noi - rileva Sbarra - sostenevamo che l'acciaio è una prospettiva positiva per questo territorio e per la struttura produttiva del Paese ma questo va legato ad un ciclo forte di investimenti: ambiente, salute, sicurezza, bonifica. Oggi questa condizione c'è. Ci sono risorse, abbiamo volontà ed espressioni istituzionali ed aziendali disposte a cogliere la sfida”.

 

L'arcivescovo Santoro: Taranto sia modello, non caso“

Taranto non sia più un caso ma un modello” chiede l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, a capo del comitato organizzatore delle Settimane Sociali. Santoro paragona infine Taranto ad una vigna condannata “ad essere sradicata, sterile, infruttuosa, spacciata. Siamo qui per zappare intorno ad essa, per tracciare un solco che possa permettere alle sue radici di essere nuovamente irrorate di fiducia”

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