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Giornale di Taranto - AUDIZIONE ALLA CAMERA/ L’ad di ArcelorMittal Morselli “serve un rapporto collaborativo con la città di Taranto”
Mercoledì, 16 Dicembre 2020 14:49

AUDIZIONE ALLA CAMERA/ L’ad di ArcelorMittal Morselli “serve un rapporto collaborativo con la città di Taranto” In evidenza

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 “Non esistono aziende di successo senza un rapporto collaborativo col territorio”. Lo ha detto oggi in audizione alla Camera (commissione Attività produttive) l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, a proposito del rapporto, attualmente molto conflittuale, tra fabbrica siderurgica e la città di Taranto. “È stato un anno terribile - ha sostenuto Morselli -, tutti ci siamo concentrati su come proteggere le persone e il più possibile   i livelli produttivi”.  Nonostante la chiusura di molte attività produttive e industriali nei primi mesi del Covid, “noi siamo stati aperti  perché abbiamo un ciclo integrale” ha detto ancora. Circa il peso economico che lo stabilimento esprime a Taranto, Morselli ha sostenuto che “abbiamo cercato di garantire la maggiore quantità di lavoro possibile e continueremo a farlo. C’è stato forse meno spazio per le attività di integrazione ma non sono state fatte per l’obbligo del distanziamento sociale” ha spiegato Morselli, aggiungendo che “avevamo previsto un progetto di scuola-lavoro ma l’abbiamo cancellato”.

 

 “Abbiamo lavorato da agosto e sino agli inizi di novembre per ricostruire  il rapporto con l’indotto e le aziende del territorio. Un momento di tensione é stato  così completamente risolto, i rapporti con l’indotto ora sono normali, positivi e di tensioni non si parla più” ha affermato Morselli, che ha particolarmente ringraziato i sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Mario Turco, e al Mise, Alessandra Todde, che hanno coordinato la cabina di regia insediata per sciogliere il nodo dei mancati pagamenti delle fatture scadute alle imprese appaltatrici. Infine, sulla possibilità che ArcelorMittal importi le bramme di acciaio, il semilavorato, dall’estero, Morselli ha confermato che l’obiettivo è produrre 8 milioni di tonnellate a Taranto, aggiungendo: “Non credo che abbiamo bisogno di comprare dall’estero, comprare dall’estero non é cosa, credo che sia molto meglio produrle in Italia, il 25 per cento col forno elettrico e quindi in modalità green” ha puntualizzato Morselli sempre in riferimento alle bramme di acciaio trasformate in seguito in coils. “Dobbiamo produrre in casa senza importare dall’estero” ha concluso l’ad. 

 

 

Dal 2021 produzione a 5 milioni di tonnellate 

 

 

“Quest’anno è stato colpito dalla pandemia, le produzioni si sono drasticamente ridotte e chiuderemo il 2020 con una produzione di 3,3 milioni di tonnellate che è particolarmente bassa rispetto alla capacità produttive dell’azienda, ma non si poteva fare altrimenti. L’anno prossimo contiamo di risalire a 5 milioni”.

   “La situazione del mercato", ha aggiunto, "in questo momento ci conforta, anche perché risalire da 3,3 a 5 milioni di tonnellate in così poco tempo non sarebbe possibile senza il mercato. L’andamento", ha proseguito Morselli, "è positivo. Siamo molto confidenti sulla posizione degli ordini, stiamo andando in quella direzione e questo conforta anche su un andamento del prezzo perché quando il mercato si riprende ci sono riflessi positivi anche sul prezzo”.

 

 Per Morselli, “il piano che è stato approvato la settimana scorsa con l’accordo è in linea con quello di marzo e del 2017”, cioè l’anno in cui ArcelorMittal acquisì gli impianti Ilva con la gara lanciata dai commissari. “Prevede 2,1 miliardi  di investimenti da fare in 5 anni e ci sono le spese dei grandi forni, gli interventi ambientali, gli investimenti nei forni elettrici e le manutenzioni”. “Il target previsto per il prossimo anno è 300 milioni di euro. Partiamo quindi  veloci e nel brevissimo termine”.

   Circa l’occupazione, Morselli ha sostenuto che “è previsto che questo piano possa confermare nel 2025 con 8 milioni di tonnellate il pieno impiego di tutto i dipendenti di ArcelorMittal Italia che sono 10.700. È previsto il ritorno alla piena occupazione. Non sono previsti esuberi strutturali ma che tutti i dipendenti entrino nella operatività ordinaria”, ha concluso. 

 

Si attende l’approvazione della UE

“L’accordo prevede l’ingresso iniziale di Invitalia per il 50 per cento per poi salire al 60 per cento. La partecipazione di Invitalia è soggetta ad approvazione della Ue, che stimiamo possa avvenire ad inizio 2021, ci siamo dati come riferimento il 31 gennaio e per il momento questo accordo rimane soggetto al vaglio della Ue”. Il piano industriale, “essendo collegato all’accordo di partecipazione, rimane anch’esso in attesa dell’approvazione della Ue. È un piano in fortissima coerenza con l’accordo di marzo 2020. Il piano industriale allegato all’accordo con Invitalia è la sua evoluzione naturale. Si prendono gli accordi di marzo e lo si aggiornano sulla base degli effetti della pandemia Covid”.

    Il piano ha “una sua linea ispiratrice, spostarsi verso una produzione green” con i forni elettrici. “Avremo questa novità rispetto all’ingresso di ArcelorMittal in Italia. Il 25 per cento di produzione di acciaio primario verrà dai forni elettrici, il restante 75 dai forni a ciclo integrale. A questo contribuirà il forno 5, uno dei forni integrali più grandi al mondo che produrrà 4 milioni di tonnellate. Questo rifacimento è stato previsto all’inizio del 2023 e rispetta il piano ambientale”. 

 

Per Morselli, “il piano che è stato approvato la settimana scorsa con l’accordo è in linea con quello di marzo e del 2017”, cioè l’anno in cui ArcelorMittal acquisì gli impianti Ilva con la gara lanciata dai commissari. “Prevede 2,1 miliardi  di investimenti da fare in 5 anni e ci sono le spese dei grandi forni, gli interventi ambientali, gli investimenti nei forni elettrici e le manutenzioni”. “Il target previsto per il prossimo anno è 300 milioni di euro. Partiamo quindi  veloci e nel brevissimo termine”.

   Circa l’occupazione, Morselli ha sostenuto che “è previsto che questo piano possa confermare nel 2025 con 8 milioni di tonnellate il pieno impiego di tutto i dipendenti di ArcelorMittal Italia che sono 10.700. È previsto il ritorno alla piena occupazione. Non sono previsti esuberi strutturali ma che tutti i dipendenti entrino nella operatività ordinaria”, ha concluso. 

 

“Non vediamo problemi a questa autorizzazione. Nel caso non dovesse venire, c’è l’impegno a trovare un altro socio istituzionale in brevissimo tempo. E’ una cosa remota il fatto che non possa venire l’autorizzazione  ma l’abbiamo comunque prevista”.  Ed ha poi aggiunto: “non è prevista l’uscita di ArcelorMittal dall’Italia anche nel caso remoto di mancata approvazione dell’accordo”. Per Morselli, “ArcelorMittal è contenta di essere venuta in Italia, è soddisfatta del suo investimento, intende rimanere, non ci sono previsioni di uscita”. 

Gli impianti non sono acquistabili se sequestrati 

“L’acquisto degli impianti non si può fare se gli impianti sono sequestrati. La condizione di revoca sequestro è una condizione legale. E' così nei fatti, non si può fare altrimenti” . Ha detto Lucia Morselli, circa la presenza nell’accordo dei giorni scorsi tra Invitalia e ArcelorMittal di condizioni che prevedono che la società dell’acciaio non acquisti gli impianti siderurgici da Ilva in amministrazione straordinaria, che ora ha in fitto, se non c’è il loro dissequestro, scattato a luglio 2012 (ora c’è la facoltà di uso). 

 

 Riferendosi alle altre condizioni sospensive dell’accordo con Invitalia, Morselli ha detto che “ArcelorMittal non è coinvolta in nessuno dei procedimenti penali che riguardano questi impianti. Potrebbe però accadere che il dissequestro porti a qualche limite, a qualche condizionamento. Potremmo allora  non procedere all’acquisto”. Circa la sostenibilità economica del preridotto che, realizzato da una società esterna al siderurgico di Taranto, sarà acquistato da ArcelorMittal per approvvigionare il forno elettrico, Morselli ha rilevato che la sostenibilità “dipende da molte cose”.

   Per il costo del gas, ha chiarito, “nel nostro piano l’acquisto del  prodotto  da parte dell’acciaieria avviene a condizioni di mercato. Quello che é il prezzo di mercato, pagherà l’acciaieria” ha detto l’ad di ArcelorMittal. Circa poi la chiusura area a caldo, rivendicata da parte del territorio perché impattante ambientalmente, Morselli ha specificato che è cosa che “non si può discutere con ArcelorMittal, che ha affittato impianti con queste caratteristiche e si attiene a queste. Non si può cambiare l’assetto industriale che è stato affittato. Si può proteggere, tutelare, ma non chiedete a un affittuario di cambiare quello che ha affittato. Dobbiamo rispettare la struttura, non possiamo spegnerla”, ha rilevato Morselli che ha poi detto di non voler entrare nella polemica sulla chiusura dell'area a caldo di Taranto perché, ha concluso, “non fa parte delle nostre capacità decisionali”. 

 

Idrogeno futuro ma non prima di cinque anni 

 

“Tutti sappiamo che l’idrogeno è il futuro, il propellente finale di questo percorso e ci stiamo andando, stiamo lavorando. Abbiamo accordi con grandi aziende italiane pubbliche. Aziende molto importanti che si sono orientate in modo preciso su questo. L’idrogeno sarà quindi la destinazione finale, ma non può essere del prossimo anno o dei prossimi quattro-cinque”. Confermando che le scelte del piano e dell’accordo tra ArcelorMittal e Invitalia riguardano il gas e non l’idrogeno, Morselli sull’idrogeno ha dichiarato che “è uno strumento complesso. Ne confermo la validità ma ci vorrà ancora lavoro da fare. L’obiettivo é condiviso da ArcelorMittal, ci riusciremo” ha sostenuto Morselli, anche perché, ha aggiunto, l’acciaieria di Taranto “è quello che inquina meno delle altre e siamo già in posizione di vantaggio”. 

 

 - Con l’ingresso dello Stato in ArcelorMittal, l’obiettivo, ha puntualizzato Morselli, “è fare dell’acciaieria di Taranto, che è già la più grande di Europa, una delle più belle del mondo. E fare questo di un’acciaieria che parte con  presupposti importanti, è un obiettivo condiviso da ArcelorMittal” ha sottolineato l’ad. Con i nuovi investimenti a regime, si va a una “riduzione di almeno del 50 per cento” ha affermato Morselli sulle emissioni. “Questo - ha precisato l’ad - farà dell’acciaieria di Taranto la meno inquinante in Europa. Lo è già, ma quando questo piano sarà completato, avremo questa certificazione. Anche questo obiettivo è stato confermato ed inserito nel piano e nell’accordo della  settimana scorsa”. “Stiamo migliorando e riducendo tutti i parametri di potenziale inquinamento rispettando le leggi dello Stato” ha rilevato Morselli. Circa poi la rescissione del contratto con l’impresa friulana Cimolai, che da febbraio 2018 stava costruendo le due grandi coperture dei parchi minerali, la principale opera di bonifica, Morselli nell’audizione ha sostenuto: “Non ho mai incontrato personalmente Cimolai. Il management operativo che segue la copertura dei parchi ritiene però che lavorare con Cimolai, in  questo momento, non è nell’interesse della società, il resto è una conseguenza” ha dichiarato Morselli. “Il management - ha sostenuto - ritiene che sia meglio adottare soluzioni alternative per le coperture dei parchi. Non entro nei dettagli - ha concluso Morselli sul contenzioso con Cimolai - visto che ormai ci ha fatto causa in autonomia e mentre lavorava nei nostri impianti”. Cimolai ha intanto precisato che le due coperture, parco minerali e fossili, sono pressoché completate.