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Giornale di Taranto - ALTA TENSIONE/ L’allarme dei sindacati “i lavoratori in cassa sono esasperati”
Giovedì, 17 Settembre 2020 21:03

ALTA TENSIONE/ L’allarme dei sindacati “i lavoratori in cassa sono esasperati” In evidenza

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 “I lavoratori di ArcelorMittal che sono da tempo in cassa integrazione chiedono solo una cosa: tornare a lavorare”. Così Vincenzo La Neve, coordinatore di fabbrica Fim Cisl, riassume ad AGI l’incontro che stamattina, all’esterno dello stabilimento siderurgico di Taranto, i rappresentanti sindacali hanno avuto con oltre 30 lavoratori - sospesi dal lavoro - andati lì a manifestare il loro disagio. “C’erano addetti dell’Erw, del Treno Nastri 1,del tubifici, tutta gente che è da molto tempo in cassa integrazione, perché i loro impianti sono fermi, ed è facilmente comprensibile lo stato di grande difficoltà che attraversano. Sono lavoratori che si sono autorganizzati ma che noi abbiamo egualmente ascoltato”. “L’orientamento delle sigle metalmeccaniche è quello di promuovere a breve una iniziativa, quale sarà e come sarà lo decideremo, ma non possiamo più stare fermi. La situazione è pesantissima” spiega La Neve. La settimana scorsa sembrava che l’orientamento sindacale fosse quello di far decidere alle assemblee cosa fare.

 

 “Non è molto fattibile questo percorso - aggiunge La Neve - primo perché richiede tempo, e noi tempo non ne abbiamo più, poi perché con le regole anti Covid tutto è più difficile”. “Abbiamo aspettato tanto, troppo, ora passate le elezioni regionali il tempo è veramente scaduto - aggiunge ad AGI Gennaro Oliva, coordinatore di fabbrica Uilm -. Il premier Conte è venuto qui, in fabbrica, il 24 dicembre promettendoci che ci sarebbe stata una soluzione. L’abbiamo vista, sono passati otto mesi e non è successo assolutamente nulla, all’infuori di migliaia di lavoratori che continuano a stare in cassa integrazione, con una media retributiva di 8-900 euro al mese e con altre 9 settimane di cassa che abbiamo inaugurato appena lunedì scorso, di una produzione ormai inesistente e di una fabbrica che si va spegnendo”. “Non si può non provare molta delusione per quello che nei fatti è stato il comportamento del Governo” aggiunge Oliva.Domani alle 13, intanto, secondo appuntamento della cabina di regia istituita dal Governo (presidenza del Consiglio e Mise) per monitorare lo stato dei pagamenti che ArcelorMittal deve all’indotto, cioè a tutte le imprese che verso la fabbrica hanno eseguito lavori e forniture. Nell’incontro dell’11 settembre, l’amministratore delegato di ArcelorMittal, Lucia Morselli, si è impegnata a pagare in questa settimana altri 5 milioni di scaduto dopo averne corrisposti - stando a quanto detto dallo stesso ad - 4 la settimana scorsa. La cabina di regia di domani dovrà verificare se i pagamenti sono effettivamente avvenuti. Resta sempre in sospeso il nodo di 10 milioni di euro che l’azienda dice di non poter pagare perché ci sono problemi a monte di tipo giudiziario, documentale e amministrativo che coinvolgono le stesse imprese. Rispetto ai pagamenti annunciati da ArcelorMittal, Confindustria Taranto dichiara uno scaduto di una quarantina di milioni. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mario Turco, ha chiesto che ArcelorMittal garantisca il corrente e si impegni a saldare lo scaduto con un piano di rientro entro novembre prossimo.