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Giornale di Taranto - TENSIONE ALTISSIMA/ ArcelorMittal presenta il piano 3200/4000 esuberi, rinvio dell’ammodernamento di Afo 5 produzione a 6 milioni di tonnellate
Venerdì, 05 Giugno 2020 21:09

TENSIONE ALTISSIMA/ ArcelorMittal presenta il piano 3200/4000 esuberi, rinvio dell’ammodernamento di Afo 5 produzione a 6 milioni di tonnellate In evidenza

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Entro il 2025, data di fine piano, 7500 occupati diretti. Questa la cifra che indica ArcelorMittal nel nuovo piano industriale 2020-2025 presentato questa sera al Governo. Lo apprende AGI. C’è anche, nel piano, il rinvio dell’ammodernamento dell’altoforno 5,il più grande d’Europa, che a Taranto è spento dal 2015. Il ripristino dell’altoforno 5 era uno degli elementi che, in base all’accordo di marzo tra Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal, avrebbe dovuto sostanziare il nuovo piano industriale. Ora, invece, ArcelorMittal lo rinvia perché è venuto meno lo scenario produttivo inizialmente prefigurato a marzo. Ovvero, una produzione a regime a Taranto di 8 milioni di tonnellate di acciaio. Adesso, infatti, il nuovo piano, secondo dati che però non sono ufficialmente confermati, si assesterebbe a 6 milioni. 

 

- Alcune fonti vicine al dossier fanno notare che il mercato dell’acciaio, che era già in forte crisi nel secondo semestre 2019, ha registrato un aggravamento della crisi causa Covid. Lo stesso amministratore delegato di ArcelorMittal, Lucia Morselli, nella call conference del 25 maggio con Governo e sindacati metalmeccanici, ha detto che ogni giorno l’azienda riceve mail di clienti che sospendono o rinviano gli ordini di lavoro. Di qui, il ridimensionamento della produzione che però le stesse fonti fanno notare che potrebbe anche risalire qualora, nell’ambito delle politiche di rilancio economico post Covid del Paese, partissero interventi - come, per esempio, la rottamazione o le infrastrutture - in grado di dare respiro anche all’industria siderurgica in quanto fornitrice di materia prima. Circa i numeri del piano, la conferma c’è solo sull’esistenza dei tagli alla forza lavoro e questo inevitabilmente provocherà le negative reazioni sindacali già da lunedì prossimo. Discorso chiuso, inoltre, nel senso che non ci sarebbero prospettive, per i circa 1600 di Ilva in amministrazione straordinaria (ora in cassa integrazione straordinaria) che, stando all’accordo Mise di settembre 2018, ai quali ArcelorMittal avrebbe dovuto fare una proposta di impiego alla fine del vigente piano industriale, traguardato sul 2023, ma ora superato. Questi 1600 sono lavoratori che a novembre 2018, all’atto del subentro, ArcelorMittal non ha selezionato per l’assunzione. Sono così rimasti in carico a Ilva in amministrazione straordinaria. Circa gli esuberi dei diretti, anche qui secondo dati non ufficialmente confermati, dovrebbero essere tra i 3200 e i 4000. Attualmente i dipendenti sono 10700 nel gruppo, a Taranto sono 8200 ma più di 3mila sono attualmente in cassa Covid per altre 5 settimane dall’1 giugno. Dal 6 luglio, l’azienda ha chiesto - con una lettera inviata ieri ai sindacati - altre nove settimane di cassa integrazione ordinaria per poco più di 8mila addetti nel gruppo come numero massimo.

Fim CISL numero esuberi inaccettabile 

 

- "Come sempre siamo gli ultimi a conoscere i contenuti dei piani industriali ma i primi a pagarne il conto. ArcelorMittal Italia ha presentato questa sera ai ministeri dell'Economia, dello Sviluppo economico e del Lavoro il nuovo piano industriale. Da alcune indiscrezioni, si apprende che il piano presentato non sarebbe lontano dall'accordo raggiunto a marzo scorso al Tribunale di Milano, quando si chiuse il contenzioso tra Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal". Lo afferma in una nota il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli.

    "Accordo - aggiunge - mai concordato con il Sindacato a marzo e che prevede di risalire nel 2025, alla produzione di 8 milioni di tonnellate da farsi anche attraverso forno elettrico, e non solo altoforno. Non sono accettabili gli esuberi dichiarati intorno alle 3.300 unità e una produzione che si assesterebbe intorno ai 6 milioni di tonnellate annue. ArcelorMittal avrebbe fatto presente che lo scenario, rispetto all'accordo di marzo, è profondamente cambiato a causa del lockdown".

    "Ottimo alibi - dice ancora Bentivogli - per ritardare ancora la ripartenza dell’Afo5 e continuare a smantellare lo stabilimento e a non proseguire le opere ambientali. Nel frattempo, nell'indotto non si pagano stipendi da mesi e in molti casi non arrivano le risorse degli ammortizzatori sociali. L'accordo del 6 settembre 2018 prevedeva zero esuberi e 8 mln di tonnellate nel 2023. Ora, esuberi, Cassa Integrazione e ritardi negli investimenti e i 10.700 al lavoro nel 2025 sono solo teorici e senza nessuna consistenza. Complimenti a chi ha tolto lo scudo penale dalla scorsa estate e ha dato un ottimo alibi all'azienda per disimpegnarsi", conclude. 

Uilm “chiediamo al Governo di farci conoscere immediatamente il contenuto del piano”

 

 “In queste ore si stanno vivendo momenti di alta tensione in tutti gli stabilimenti. ArcelorMittal ha dichiarato di aver presentato un piano industriale che, secondo fonti giornalistiche, sarebbe di 500 pagine e prevederebbe 4 mila esuberi, ritardi negli investimenti ambientali, nell'ammodernamento e manutenzione degli impianti. Se venisse confermato sarebbe numeri inaccettabili e drammatici. Da parte del Governo non vi sono ancora dichiarazioni ma solo silenzio”. Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm.

    “Chiediamo al Governo di farci conoscere immediatamente il contenuto di questo piano perchè sarebbe inaccettabile che migliaia di lavoratori e intere comunità rimanessero appesi a notizie di stampa non confermate ufficialmente o nuovamente a piani industriali secretati. Patuanelli convochi subito incontro al Mise” conclude.