“Siete la vergogna di questa città”, “Noi con questo bandito non vogliamo più dialogare”: usano toni durissimi, urlando al megafono, i delegati sindacali di Uilm e Fiom Cgil rivolgendosi ai lavoratori di ArcelorMittal che da stamattina sono in presidio sotto la Prefettura di Taranto. “I lavoratori vi hanno dato il sangue e vi danno il sangue ogni giorno”, dicono ancora. “Ri-spet-to, ri-spet-to, ri-spet-to”, rispondono, ritmando le parole, i lavoratori schierati tutt’intorno. Bersaglio delle accuse è l’azienda, che ormai sembra ad un passo dal lasciare definitivamente l’ex Ilva. I cui impianti ArcelorMittal si è aggiudicata con una gara a giugno 2017, entrando poi a novembre 2018 nella gestione in fitto del gruppo, sino ad allora affidato ai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria espressione del Mise.
La protesta di oggi a Taranto di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm (in corso ne è pure un’altra davanti allo stabilimento, indetta da Usb, con 3-400 persone) segue quella di lunedì e di ieri a Genova. Sia nel capoluogo ligure come a Taranto e a Novi Ligure, da una settimana ArcelorMittal ha messo altri mille lavoratori in cassa integrazione. Questo ha acuito le tensioni negli stabilimenti. I lavoratori, lungo il tratto antistante la Prefettura di Taranto, stanno in piccoli gruppi e capannelli. Sono più o meno distanziati tra di loro e portano le mascherine. Di tanto in tanto dai megafoni parte la raccomandazione: “Mi raccomando, stiamo distanziati”, “Dimostriamo che rispettiamo le regole”. Per Biagio Prisciano, segretario Fim Cisl, “Governo, ArcelorMittal e commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, il 4 marzo si sono resi partecipi di un accordo e io mi chiedo in che Paese viviamo e che Paese è il nostro. Aspettiamo risposte perché il tempo è scaduto. ArcelorMittal tirasse fuori le carte, scoprisse le carte e dicesse al mondo quale è la sua intenzione. Il Governo - aggiunge Prisciano della Fim Cisl - deve fare la sua parte perché è il garante dell’accordo del 2018”. Quest’ultimo è quello relativo al subentro di ArcelorMittal mentre quello di marzo scorso è un preaccordo legale che riguarda il conflitto giudiziario che lo scorso novembre si era aperto davanti al Tribunale di Milano. E riferendosi all’intesa del 2018,Prisciano dichiara che “per noi si parte da quell’accordo. Siamo stanchi. A Taranto il Governo deve dare risposte ai cittadini, ai lavoratori, alla salute e all’ambiente. Noi lo faremo, tant’è che in concomitanza con la convocazione di lunedì - aggiunge Prisciano riferendosi all’incontro con i ministri - ci saranno 4 ore di sciopero a livello nazionale che a Taranto diverranno però 8. Continueremo quindi - conclude - con la mobilitazione e i nostri presidi”.