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Giornale di Taranto - CORONAVIRUS/ In ArcelorMittal emergenza nell’emergenza. I medici dell’ISDE “la decisione di non fermare gli impianti è scellerata, insensata e  inaccettabile“
Lunedì, 30 Marzo 2020 07:59

CORONAVIRUS/ In ArcelorMittal emergenza nell’emergenza. I medici dell’ISDE “la decisione di non fermare gli impianti è scellerata, insensata e  inaccettabile“ In evidenza

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Sul caso Covid e sul rischio che il contagio possa estendersi ulteriormente a causa della presenza in fabbrica di troppi operai intervengono i medici dell’ISDE di Taranto con la nota che di seguito pubblichiamo. 

“La scelta di continuare la produzione nello stabilimento siderurgico di Taranto è scellerata, insensata e  inaccettabile. Alla luce di quanto sta accadendo in Lombardia e nelle regioni limitrofe del Nord sarebbe stato doveroso, anziché pensare alla produzione, proteggere la salute dei cittadini, dei lavoratori, mettendo in opera i massimi sistemi di precauzione. Ma i cittadini e i lavoratori del sud ancora una volta sono considerati di serie B. E Taranto continua purtroppo ad esserne un esempio clamoroso. La situazione è ormai drammatica. Oltre alle troppe parole di circostanza, sembra che non tutti se ne rendano conto.

In Puglia non abbiamo le efficienti strutture sanitarie del Nord – questa non è un’opinione, è un fatto - e dobbiamo aggiungerci che dal 22 febbraio non è stato possibile rifornirci di materiale di protezione per medici e personale sanitario. Abbiamo davvero bisogno che muoiano medici e infermieri come in Lombardia prima che si avvii una distribuzione di mascherine e guanti in quantità adeguata all’emergenza? Purtroppo nella nostra cultura sembrano radicati comportamenti che ignorano i sistemi di precauzione persino quando la realtà dei numeri sui contagi e sui morti ci dimostra che questi sistemi sono per ora l’unica possibilità di salvezza. All’interno della Puglia, Taranto, città reietta e per molti versi ineguagliabile, finora resiste sorprendentemente al coronavirus. Pochi i contagi, per fortuna. Non è il caso di essere ottimisti né di dimenticare la realtà drammatica di questa epidemia, eppure, dopo una sequela di decreti che nel corso degli anni hanno fatto della città un caso unico dove è possibile ciò che altrove è vietato, anche questo Governo continua a   sottoscrivere provvedimenti contro la salute e a favore del profitto. In un momento in cui il Governo Conte proibisce con sanzioni penali gli assembramenti, chiude chiese, negozi, aziende, impedisce l’attività libero-professionale, blinda paesini, città, trasporti, ecco, in questo stesso momento lascia aperta una fabbrica – l’ArcelorMittal, ex Ilva – che è grande quanto una città. La logica e la prudenza avrebbero suggerito l’interruzione del ciclo produttivo, invece 3500 lavoratori, cui si sommano 2000 lavoratori dell’indotto, andranno ad affollare la fabbrica più inquinante d’Europa, dove le persone arrivano e si spostano in autobus. Sarà improbabile che possano essere mantenute quelle distanze di sicurezza che ci vengono continuamente suggerite da tv, radio, web. Non ci sono dispositivi di sicurezza per il personale ospedaliero, ci saranno miracolosamente per i lavoratori della fabbrica? Pensiamo per un istante a Vo’, il comune veneto di 3.300 abitanti circa dove il 70% degli abitanti è risultato positivo al Covid-19. La fabbrica tarantina è più grande di Vo’. Possiamo immaginare che resti immune al contagio? Ci resta la speranza, non la ragione. Che cosa porteranno con sé stavolta, nelle loro case, alle loro famiglie i lavoratori quando rientreranno dopo il turno in fabbrica oltre alle consuete polveri rosse? Quali effetti potrà avere questa politica sulla pelle delle persone? Non importa a nessuno, a quanto pare.

L’azienda ha intanto ottenuto la cassa integrazione ma seguiterà a produrre. Non è un bel segnale, non è una notizia rassicurante. Aggiungerei che ancora una volta quello che vale per l'Italia tutta non vale per Taranto: “la salute viene prima del lavoro”. Senza la salute non può esserci il lavoro. Ancora una volta in qualità di medici intendiamo lanciare un allarme per questa scelta che mina la salute dei lavoratori e di tutta la popolazione. I medici per l’ambiente ISDE della sezione di Taranto chiedono che siano applicate anche qui misure massime di prevenzione e precauzione come i decreti nazionali prevedono per il resto dell’Italia. Per quanto tempo saremo condannati a essere diversi dagli altri?” Taranto Respira chiede le dimissioni del Prefetto

Pubblichiamo di seguito la nota del Movimento Taranto Respira sul caso  positivo in ArcelorMittal

"Presidente Conte, avevamo messo in guardia qualche giorno fa circa la pericolosità che quella fabbrica aperta avrebbe potuto rappresentare, diventando un potenziale focolaio di Covid-19, non solo per chi ci lavora, ma anche per tutti gli abitanti di Taranto e della provincia.

Il Prefetto da lei incaricato, nonostante gli avvertimenti di cittadini, associazioni e sindacati, ha deciso di non chiudere, assumendosi la piena responsabilità dell'inevitabile minaccia all'incolumità di migliaia di cittadini. È per questo motivo, che chiediamo, immediatamente le dimissioni dell’attuale prefetto e l’azione tempestiva del Governo per porre subito rimedio a questa drammatica situazione. La città di Taranto sta pagando un prezzo già alto in termini sanitari e di vite umane, non può permettersi altro!"

 

La decisione di chiudere l’Ilva non deve essere condizionata da Covid 19

Anche il consigliere regionale Liviano interviene sul caso positivo riscontrato in ArcelorMittal.

La decisione di tenere aperto o di chiudere il centro siderurgico non può essere condizionato da Covid 19  e dal caso di positività oggi riscontrato.  Se si registra un caso di positività in una qualsiasi altra azienda che si fa? Si chiude quell'azienda? Evidentemente non può essere così e affermare oggi, come fa il sindaco ("non c'è davvero alcun motivo valido per andare avanti"), che Arcelor vada chiuso perché c'è stato il caso di positività è populismo puro... La politica o le leggi di mercato potranno poi  sancire la chiusura dello stabilimento ma la scelta non può  essere  certo  fatta in funzione del caso di positività. Dire cose diverse significa usare il caso di positività  al Coronavirus per perorare un'altra causa (quella della chiusura) che con la malattia non ha nulla a che vedere.   

Detto questo è del tutto evidente che le autorità competenti devono adoperarsi per contenere quanto più possibile il numero dei dipendenti al fine di ridurre al massimo i contagi.

“Premesso che è del tutto evidente che l'impianto Arcelor Mittal risulti (come tutti i posti affollati) un luogo a rischio di contagio - sottolinea Liviano- che in data odierna è stata accertata la positività al covid  19 di un dipendente, che il Prefetto di Taranto  ha stabilito, nel decreto prefettizio del 26/3 u.s., la sospensione delle attività produttive ai fini commerciali fino al 3/4 consentendo però l'impiego di 3.500 lavoratori diretti e 2.000 dell'appalto nelle 24 ore, che il custode giudiziario ing. Barbara Valenzano  si sarebbe  riservata di rivedere l'intero processo produttivo al fine di individuare un numero congruo di dipendenti, chiedo al presidente della Regione Puglia, dott. Michele Emiliano, a S.E. il prefetto dott. Demetrio Martino, al sindaco di Taranto, dott. Rinaldo Melucci,  ognuno per le proprie competenze, di adoperarsi al fine di contenere quanto più possibile il numero dei dipendenti al fine di ridurre al massimo il rischio dei contagi, di considerare l'opportunità di coordinare un tavolo tra azienda, sindacati e autorità sanitaria al fine di individuare gli interventi più opportuni per contenere il rischio di contagio, di comprendere quali siano le iniziative e le attività messe in programma per rendere minima ogni forma di trasmissione del virus.

Ultima modifica il Lunedì, 30 Marzo 2020 08:18