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Giornale di Taranto - CORONAVIRUS/ I sindacati all’unisono attaccano il decreto del prefetto su ArcelorMittal “non garantisce le tutele previste dal DCPM”
Venerdì, 27 Marzo 2020 08:12

CORONAVIRUS/ I sindacati all’unisono attaccano il decreto del prefetto su ArcelorMittal “non garantisce le tutele previste dal DCPM” In evidenza

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Perplessità e delusione: i sindacati metalmeccanici di Taranto criticano compatti il decreto con cui il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, ha autorizzato ArcelorMittal a proseguire nell’attuale assetto di marcia, cioè con gli altiforni 1 e 4 sui tre operativi e con un’acciaiaieria, la 2, in funzione sulle due dello stabilimento (è stata fermata la 1).

    Da adesso al 3 aprile, in fabbrica dovranno esserci, ha deciso il prefetto, 5500 addetti totali, di cui 3500 di ArcelorMittal (a fronte di un organico di 8200) e 2000 delle imprese dell’indotto-appalto (rispetto ad una forza di circa 5000 unita). I numeri configurati dal prefetto sono quelli che ArcelorMittal e indotto-appalto hanno già da alcuni giorni perché nel siderurgico la fermata e la progressiva riduzione delle attività in marcia era già cominciata proprio in applicazione delle misure anti Coronavirus. Il prefetto ha delineato un assetto di sicurezza della fabbrica. A questo è infatti condizionata la marcia da ora al 3 aprile perché ArcelorMittal non potrà produrre per scopi commerciali.

    Ma i sindacati, tutti, non ci stanno. In una nota, la Fim Cisl dichiara: “Rimaniamo titubanti sulla salvaguardia della salute dei nostri colleghi ArcelorMittal, ai quali si aggiungono i 2.000 dell’indotto. Oltre cinquemila persone in campo, ogni giorno, a rischiare la vita. Come Fim da diversi giorni chiediamo misure più restrittive sulle attività indispensabili da lasciare aperte”. Per la Fim Cisl, “serve limitarsi, senza eccezione alcuna, alle sole attività essenziali per ridurre la mobilità dei lavoratori. Ribadiamo con forza - conclude - che la salute dei lavoratori viene prima di ogni cosa e della produzione”. 

Affondo congiunto di Fiom Cgil e Uilm che sostengono: “Riteniamo inaccettabile la scelta del prefetto che ha peggiorato quanto il sindacato ha provato a fare in queste settimane”. Per Fiom e Uilm “la soluzione per contrastare il rischio di contagio da Covid 19 è quella di ridurre al minimo le presenze di lavoratori all’interno dello stabilimento. Oggi abbiamo appreso con gran stupore - proseguono le due sigle sindacali - che azienda e istituzioni viaggiano in direzione opposta alle rivendicazioni sindacali di questi ultimi giorni. Constatiamo che le istituzioni, ad oggi, non garantiscono le tutele previste all’interno del Dpcm”. Infine per il sindacato Usb “il decreto prefettizio è frutto di confronti con soggetti che non conoscono la fabbrica. Disposta la presenza nello stabilimento di 5.500 lavoratori tra diretti e appalto, in misura quindi superiore rispetto ai giorni scorsi”. Per Usb, “il decreto colpisce ben due volte, influendo anche sul diritto di sciopero, in quanto sostiene la scelta dell’azienda di utilizzare le comandate allargate e, addirittura, porta a dedurre che la fabbrica, per avere una garanzia minima di sicurezza, deve mantenere 5.500 lavoratori in attività”.