“Siamo costretti a esprimere nuovamente tutte le nostre preoccupazioni in ordine alla possibilità che all'interno dello stabilimento si possano integralmente rispettare tutte le misure imposte a tutela della salute individuale e pubblica”. Lo scrive in una lettera al premier Giuseppe Conte e all’amministratore delegato di ArcelorMittal, il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, a proposito del Coronavirus. A causa “dell'aggravarsi della situazione sanitaria”, Confindustria Taranto chiede al premier e all’ad dell’azienda, “con la massima urgenza, di porre in essere tutte le misure atte a fronteggiare l'emergenza e a valutare, laddove dovessero insorgere problematiche non superabili, l'adozione di provvedimenti ulteriori di sospensione di attività e lavorazioni non interferenti con la continuità produttiva”.
Per Marinaro, “il propagarsi dell'epidemia anche sul nostro territorio impone l'adozione di ogni iniziativa utile a garantire che le attività possano svolgersi in assoluta sicurezza e nel pieno rispetto delle prescrizioni da ultimo impartite”. “La situazione - dice Confindustria Taranto - si prospetta preoccupante anche sulla base delle segnalazioni che ci pervengono dall'interno dello stabilimento che in queste ore raccogliamo e che ci fotografano una situazione di assoluto allarme e criticità”. “ A tutto questo - rileva il presidente Marinaro -si aggiungono le difficoltà rivenienti dalle drastiche riduzioni delle forniture necessarie all'esecuzione delle lavorazioni affidate alle nostre imprese, prime fra tutte quelle riguardanti i dispositivi di protezione individuali resi obbligatori per il rispetto delle misure di protezione sanitaria dei lavoratori”.“Riteniamo non ulteriormente procrastinabili tutte quelle misure, anche quelle più drastiche - rilancia Confindustria Taranto -, atte a garantire il rispetto delle importanti prescrizioni sanitarie soprattutto in riferimento alla distanza minima di sicurezza, alla limitazione dello spostamento all'interno dei siti e alla necessità inderogabile di precludere gli accessi agli spazi comuni”.