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Giornale di Taranto - INQUINAMENTO/ A marzo il Consiglio d’Europa valuterà l’esecuzione della sentenza contro lo Stato italiano
Venerdì, 31 Gennaio 2020 17:14

INQUINAMENTO/ A marzo il Consiglio d’Europa valuterà l’esecuzione della sentenza contro lo Stato italiano In evidenza

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Il Consiglio d’Europa ha fissato per marzo prossimo il primo esame sullo stato di esecuzione della sentenza della Cedu (Corte europea diritti umani) del 24 gennaio 2019, diventata definitiva il 24 giugno dello stesso anno. È la sentenza che ha condannato lo Stato italiano perché non ha protetto i cittadini di Taranto dall’inquinamento del siderurgico Ilva, da novembre 2018 ArcelorMittal. L’esame sullo stato di esecuzione sarà effettuato dal Comitato dei Ministri, organo decisionale del Consiglio d’Europa, e farà riferimento alla sentenza “Cordella e altri contro l’Italia”. Lo dichiara Spera, rappresentante dei ricorrenti e promotrice del primo ricorso collettivo alla Cedu. “Francesco Cordella - spiega Daniela Spera - è il primo firmatario del ricorso presentato da un gruppo di cittadini di Taranto alla Corte di Strasburgo nel 2013 (ricorso n. 54414/13). Nel 2015 - prosegue - un analogo ricorso è stato presentato da altri cittadini (ricorso n. 54264/15). Per i due ricorsi la Corte ha deciso di emettere un’unica sentenza”.

 

“Il caso - aggiunge Spera - riguarda l'inquinamento atmosferico prodotto dall’acciaieria Ilva di Taranto. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato gli effetti nocivi delle emissioni provenienti dall’Ilva sull'ambiente e sulla salute pubblica. I tentativi delle autorità italiane di attuare la decontaminazione del territorio in questione, non hanno prodotto - osserva Spera - i risultati sperati. Nel frattempo,il governo italiano è intervenuto ripetutamente (attraverso decreti) per garantire la continuità produttiva, nonostante i risultati delle autorità giudiziarie competenti, riguardanti indagini chimiche ed epidemiologiche, abbiano dimostrato l’esistenza di gravi rischi per la salute e per l'ambiente”. “In aggiunta - osserva ancora Spera - il governo italiano ha concesso l'immunità amministrativa e penale ai commissari straordinari e al futuro acquirente dell’azienda. Per queste ragioni - evidenzia la portavoce - i giudici di Strasburgo, hanno riconosciuto la violazione del diritto alla vita privata e familiare (l'articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani) e del diritto a un rimedio efficace (l'articolo 13 della stessa Convenzione)”. Per Spera, infine, “ la Corte Europea ha sottolineato che il Comitato dei Ministri deve indicare al governo italiano le misure da adottare per l'esecuzione della sentenza. Attualmente il Comitato - conclude - attende un dettagliato piano di intervento da parte del governo italiano”.