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Giornale di Taranto - ILVA E DINTORNI/ Taranto, la citta' che non si ama
Lunedì, 10 Settembre 2018 14:40

ILVA E DINTORNI/ Taranto, la citta' che non si ama In evidenza

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Dobbiamo prendere atto di una cosa, una volta per tutte, Taranto è una città arrabbiata e che non si ama. O comunque non abbastanza. Non come dovrebbe. I sentimenti di contrasto hanno sempre prevalso su quelli di armonia e di equilibrio inficiando azioni che in un clima diverso avrebbero prodotto risultati importanti. La lacerazione adesso è ancora più evidente. La vicenda Ilva ne è simbolo. Ma non solo. C’è come un istinto distruttivo che punta a distruggere nel vero senso della parola anche ciò che arriva di buono. Prendiamo ad esempio la passeggiata del Lungomare, luogo di straordinaria bellezza che giaceva abbandonato alla mercé di chi lo aveva trasformato in dormitorio a cielo aperto e ricettacolo di rifiuti. È stato rimesso a nuovo e ripulito. Insomma, una cosa oggettivamente bella e positiva per la città ... E cosa succede? Succede che a percorrerlo si scopre che l’animo vandalico ha colpito a tempo di record, lasciando segni tangibili (recinzione di legno spaccata, piante strappate). Si potrebbe dire che dietro questi danneggiamenti si nasconde una minoranza di persone, che questa è una banalità, un episodio estemporaneo, che non è da queste cose che si misurano l’amore e l’attenzione dei cittadini nei confronti di Taranto. A no? E da cosa allora? Da cosa si misurano?
Dalle grandi cose forse? Dalla coesione che ha permesso alla città di perseguire obiettivi comuni azzerando divisioni di bandiera, personalismi e polemiche inutili? Dalla forza rappresentativa di sindaci e amministratori capaci di dialogare e di combattere (sì sì proprio di combattere) per il bene della propria terra? Be’ passato e presente ci dicono che non è andata proprio così...
Tant’è che oggi un ministro della Repubblica eletto in un Movimento che aveva fatto dello slogan “Stop alle fonti inquinanti!” il proprio portabandiera può permettersi di firmare un accordo con il colosso Arcelor Mittal per la vendita dell’Ilva che fa gongolare gli industrialisti, resuscita un Pd dato per morto e tradisce completamente le aspettative degli elettori tarantini.
E può, lo stesso ministro, parliamo ovviamente del pentastellato Luigi Di Maio, permettersi di intervenire alla Fiera del Levante con un discorso stile “campagna elettorale de noantri” e come se nulla fosse accaduto dire con tono enfatico cose tipo “Taranto è un deserto, è stata espropriata di tutto e non deve dipendere più da una sola azienda (l’Ilva che lui, il ministro, sta contribuendo a rendere centrale e più forte di prima visto che ai nuovi proprietari è anche garantita l’impunita’ penale n.d.r.)”. Questo si può dire di Taranto, la città che non si ama ...