Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - ILva/3- E' scontro istituzionale: Il ministro Calenda "Trattativa congelata, se il Tar accoglie il ricorso si spegne la fabbrica", il sindaco Melucci "Taranto non si fa ricattare più"
Mercoledì, 29 Novembre 2017 12:25

ILva/3- E' scontro istituzionale: Il ministro Calenda "Trattativa congelata, se il Tar accoglie il ricorso si spegne la fabbrica", il sindaco Melucci "Taranto non si fa ricattare più" In evidenza

Scritto da 
Vota questo articolo
(0 Voti)

All’ombra dei camini dell’Ilva si consuma l’ennesimo scontro tra poteri dello Stato, con rappresentanti istituzionali che tornano ad  affrotarsi a colpi di provvedimenti, dichiarazioni al vetriolo, durssime prese di posizione. In primo piano la vendita dell’azienda e le ripercussioni sul piano occupazionale e ambientale, mentre la città paga, ogni giorno il suo prezzo, con le scuole chiuse per i wind days, le polveri che arrivano ovunque, il tasso di inquinamento uguale malattie che sale.

A  innescare la miccia sono stati Regione e Comune che hanno impugnato il Decreto  del presidente del Consiglio dei ministri  del 29 settembre con cui si modifica il piano ambientale scatenando la durissima reazione dei ministri Calenda e Galletti, e di parte dei sindacati. Calenda stamattina ha annunciato che la trattativa sull’Ilva viene sospesa in attesa che il Tar di Lecce si pronuncia sul ricorso di Comune e Regione.

“Sono inutili i tavoli finchè non è chiara la situazione- ha detto il ministro per lo Sviluppo Economico durante l’assemblea della Cgilsull’Acciaio- se il Tar accoglie l’impugnativa l’amministrazione straordinaria dovrà procedere allo spegnimento dell’Ilva”.

In mattinata è arrivata anche una dichiarazione del sindaco di Taranto Melucci dai toni forti.

 

“Taranto non si fa ricattare più” ha dichiarato il primo cittadino del capoluogo ionico

“ Impugnare un Dpcm immorale mette a rischio la vendita di Ilva? Pazienza. Benvenuti in Europa, terzo millennio. Vuol dire che l’acquirente non era così convinto della più impegnativa operazione di riqualificazione industriale della storia del nostro Paese. Vuol dire che il fragile piano industriale non conteneva una grande prospettiva temporale. Vuol dire che occorreva soltanto un pretesto a tutti per sfuggire da una pessima procedura. Cosa meglio di un capro espiatorio tarantino?

Venga a Taranto a parlare di miliardi di progetti, il ministro Calenda. Venga qui il viceministro Bellanova a dirlo alle associazioni di cittadini e genitori tarantini che devono attendere il 2023 prima che si valuti quanto e come si ammalano irrimediabilmente. Vengano i commissari a spiegare in piazza alle nostre imprese che in quei miliardi non si trova il becco di un quattrino per l’indotto, mentre imprese lombarde e liguri ancora lucrano in questo momento in uno stabilimento moribondo.

Che guardino negli occhi orfani, malati e lavoratori tarantini e dicano che l’acquisizione è a rischio, se per caso il sindaco o il governatore si azzardano a scandalizzarsi davanti ai fiumi rossi della città nei giorni di pioggia.

No, nessun ministro verrà qui a fare questo. Io i miei concittadini voglio incontrarli per le vie e voglio poterli abbracciare senza vergogna, per questo vado avanti, in tutte le sedi opportune. Lo scorso 29 giugno ho giurato sulla costituzione, per difendere diritti inalienabili, non devo fedeltà cieca a nessun partito. Rispondo ai cittadini, e ripeto: nessuno può ricattare me e Taranto. Nessuno.”