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Giornale di Taranto - PASQUA - Moni Ovadia a Taranto per il Mysterium Festival
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Venerdì, 25 Marzo 2016 12:26

PASQUA - Moni Ovadia a Taranto per il Mysterium Festival In evidenza

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Moni Ovadia (foto di Pino Settanni) Moni Ovadia (foto di Pino Settanni)

Lo spettacolo “Il registro dei peccati”, di e con Moni Ovadia, è sicuramente uno degli eventi più attesi del cartellone del Mysterium Festival 2016, la manifestazione organizzata dal Comune di Taranto, dalla Curia Arcivescovile di Taranto e dall’Istituzione Concertistica Orchestrale “Magna Grecia”, in partenariato con la Regione Puglia.

L’evento si terrà alle ore 18.30 di DOMANI, sabato 26 marzo, presso la sede universitaria Ex Caserma Rossarol, in via Duomo nel Centro storico di Taranto (biglietto 8 € - info 099.7304422 - 345.8004520 - 099 4526853 www.mysteriumfestival.it).

Sarà il popolarissimo attore Moni Ovadia ad interpretare “Il registro dei peccati”, un recital-reading sul mondo khassidico da lui stesso ideato, una ulteriore tappa del suo particolare percorso artistico, un "vagabondaggio culturale e reale", proprio del popolo ebraico di cui egli si sente figlio e rappresentante, quell'immersione continua in lingue e suoni diversi ereditati da una cultura antica eppure attualissima.

Moni Ovadia descrive “Il registro dei peccati” come “una rapsodia lieve per racconti, melopee, narrazioni e storielle”, una performance creata partendo dalla osservazione che la spiritualità di quella gente della diaspora ebraica che vestiva in bianco e nero era davvero coloratissima, lo era con i colori del fervore estatico eppure quotidiano, quegli ebrei che si espressero principalmente con il khassidismo.

In questo suo recital-reading Moni Ovadia condurrà per mano lo spettatore verso un mondo straordinario, quello del khassidismo, che è stato estirpato dal nostro paesaggio umano e spirituale dalla brutalità dell’odio, ma che ci parla e ci ammaestra anche dalla sua assenza attraverso un’energia che pulsa in chi la sa ascoltare ed accogliere perché sente di potere costruire in sé, per sé e per l’altro, un essere umano migliore, più degno e più consapevole del proprio statuto spirituale.

 

Il khassidismo è così la celebrazione della fragilità umana e della sua bellezza, in quella celebrazione si riconosce la maestà ineffabile del divino che non si vede, il cui nome è impronunciabile, e ciò nonostante con quel divino si intrattengono relazioni di familiarità e persino di prossimità irriverente, senza che questa contraddizione trascorra mai nella blasfemia.

Il divino nella visione khassidica accoglie come figlio prediletto colui che osa polemizzare con il Santo Benedetto e perfino chi pretende di sottoporLo a processo per i mali del Mondo. Quel divino viene celebrato sì con la preghiera e con lo studio, ma anche con il canto, la danza, la narrazione e predilige l’umorismo il cui esprìt era sommamente stimato dai grandi maestri del khassidismo che ne apprezzavano il potere anti idolatrico.