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Giornale di Taranto - ILVA - Mons. Santoro: "Prego perché Taranto si affranchi da dover affrontare l’improponibile scelta tra salute e lavoro"
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Mercoledì, 23 Marzo 2016 13:08

ILVA - Mons. Santoro: "Prego perché Taranto si affranchi da dover affrontare l’improponibile scelta tra salute e lavoro" In evidenza

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Tutelare l'ambiente e, al contempo, la dignità dell'uomo perché “l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale”. Così mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, citando un passo dell'enciclica "Laudato si" di papa Francesco ha dato inizio alla celebrazione del precetto pasquale in Ilva. Ad ascoltarlo, oltre ai numerosissimi operai, c'erano il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti, i commissari Ilva Gnudi, Carruba e Laghi, il prefetto di Taranto, Umberto Guidato, oltre alle autorità civili e militari.

"Quando si parla di Ilva - ha aggiunto mons. Santoro - per me prima ancora che leggere i dati sui tavoli istituzionali, è importante guardarvi negli occhi e vedere le vostre famiglie,  i vostri figli e la complessa sofferenza del popolo tarantino, comprese le vittime per l’inquinamento.

Prego ogni giorno perché si faccia in modo che Taranto si affranchi da dover affrontare l’improponibile scelta tra salute e lavoro: abbiamo diritto ad entrambi! Le scelte future sono morali se salvano e custodiscono la vita nella salute e nel lavoro. Questa è la condizione indispensabile da tener presente".
Ma nella sua omelia il presule ha sottolineato anche come la situazione di precarietà che si vive all'interno dello stabilimento, le incertezze sul suo prossimo futuro contribuiscono a rendere ancora di più grigio il cielo "già ingrigito dai fumi dell'Ilva".
Non sono mancati, poi i riferimenti alla sanguinosa strage di Bruxelles e all'altrettanta tragedia consumatasi in Spagna e che ha visto malcapitati protagonisti gli studenti del programma Erasmus rimasti, tredici di loro tra i quali sette ragazze italiane, vittime di un pauroso incidente stradale. 
Di seguito il testo completo dell'omelia di mons. Filippo Santoro.
Carissimi operai e dipendenti dello stabilimento,
Signor Ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti; Signore Prefetto Umberto Guidato,
Autorità civili e militari, Signori commissari,
Reverendi cappellani e sacerdoti,
 
ci siamo raccolti in questo capannone per celebrare questa messa in preparazione alla Pasqua, in un clima di dolore e di solidarietà per la passione dell’Europa che stiamo vivendo in questi giorni. I morti di Bruxelles ci lasciano tutti feriti e disorientati dinanzi a questa disumana strage prodotta da una mente terrorista perversa perché la peggiore perversione è uccidere in nome di Dio, come più volte ha denunciato Papa Francesco.
 
Allo stesso tempo ricordiamo le tredici ragazze, di cui sette italiane, impegnate nel progetto Erasmus, morte in Spagna. Fiori falciati da una gravissima e colpevole leggerezza non solo dell’autista del bus che le conduceva.
 
Questa celebrazione, che apre i Riti della Settimana Santa, è anche per me oltre ad un momento gradito di incontro e di scambio di auguri è l’appuntamento importante di una  pastorale del lavoro che viene condotta continuamente dai nostri cappellani ed una opportunità per una comune riflessione, alla luce della Parola di Dio sulla delicata e problematica fase di riconversione e che si sta avviando, a fatica,  lungo la strada delle bonifiche.
 
Cari fratelli e sorelle, quando si parla di Ilva, per me prima ancora che leggere i dati sui tavoli istituzionali, è importante guardarvi negli occhi e vedere le vostre famiglie,  i vostri figli e la complessa sofferenza del popolo tarantino, comprese le vittime per l’inquinamento.
Prego ogni giorno perché si faccia in modo che Taranto si affranchi da dover affrontare l’improponibile scelta tra salute e lavoro: abbiamo diritto ad entrambi! Le scelte future sono morali se salvano e custodiscono la vita nella salute e nel lavoro. Questa è la condizione indispensabile da tener presente.
 
Sicuramente questo tempo sospeso che lo stabilimento vive non è fonte di serenità per nessuno. Vorremmo sapere. Le incertezze sul nostro futuro impoveriscono le speranze e ingrigiscono la nostra città tanto quanto i fumi. Non se ne abbiano coloro che hanno responsabilità su questo stabilimento, se vi manifesto tutto il malessere di Taranto. Non lo faccio con spirito polemico:non sono semplice osservatore, sono  portavoce di tanti fratelli che sono in profonda sofferenza. Senza disconoscere il lavoro e l’impegno di alcuno e l’interesse diretto del Governo su Taranto e in particolare sull’Ilva; vi incoraggio con le parole dell’ enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco  che dovranno essere punto di  riferimento per la stesura di qualsiasi provvedimento riguardante l’Ilva e che sembrano essere state scritte per la nostra città.
 
“L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale”.(LS 48)
 
E in merito a possibili soluzioni anche io sento di affermare come pastore che:
 
«Su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva e capisce che deve ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra gli scienziati, rispettando le diversità di opinione. Basta però guardare la realtà con sincerità per vedere che c’è un grande deterioramento della nostra casa comune. La speranza ci invita a riconoscere che c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi». (LS35)
 
La luce viene a noi dalla Parola di Dio e che non narcotizza i drammi dell’uomo, ma li conosce, li penetra e dal di dentro li redime. Avete potuto cogliere anche quest’anno le tinte fosche del cenacolo che hanno permeato la liturgia appena annunciata con l’ombra del tradimento, la compravendita trattata da Giuda per il suo Maestro, anzi, la svendita per trenta denari di colui che lo aveva onorato a far parte del numero degli apostoli. 
 
Giuda, che nei brani della Passione rappresenta l’amore egoistico, traviato, che cerca il proprio tornaconto ed è accecato dall’ abbaglio del profitto e del potere, andrà incontro alla morte; sicuramente non andrà incontro alla sua felicità.  L’agire di Giuda non è in sintonia con l’agire di Dio; malgrado questo Gesù porta avanti al sua opera di salvezza. Molte volte anche noi ignoriamo la presenza di Dio; la riteniamo inutile, come qualcosa di inesistente o periferico alla vita. 
 
Questo è l’anno della conversione; questo è l’anno della misericordia. Spalanchiamoci a Lui in questo Giubileo in cui ci accoglie a braccia aperte. Lui è il senso, la luce, la ragione della vita, degli affetti, del lavoro. Lui che ha lavorato con mani d’uomo; anche qui, in Ilva, lui è la luce del nostro lavoro. Ci ispira serietà, dignità, rigore. Ci fa lottare per la sicurezza sul lavoro, nostra e dei nostri colleghi. L’amore di Cristo ci spinge e ci sostiene . Dice Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici se farete quello che io vi comando. Non vi chiamo più servi, vi ho chiamato amici” (Gv 15, 13-15). E prima aveva detto: “Come il Padre ha amato me così ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15, 9). E conclude: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 15,17).
Gesù che dona il suo corpo e il suo sangue conferisce a noi il potere di essere vittoriosi sul peccato e sulla morte ed essere costruttori di speranza.
 
Il cenacolo si rivela luogo di scelta. Ogni messa è un luogo di scelta: sta a noi realizzare la sua Parola o tirarci indietro, ogni giorno, particolarmente in questa Pasqua di resurrezione il Signore ci invita a rinnovare il nostro sì sincero a lui e ai fratelli.
 
La Pasqua ha la meglio sulle passioni buie perché segue la via dell’amore gratuito, proprio come ogni eucarestia. Nel salmo 68 che abbiamo recitato l’uomo bistrattato, tradito, eleva un canto di fiducia :
 
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento,
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
 
Vorrei in ultimo, per ritornare a ciò che con speranza andiamo celebrando, alla motivazione principale dell’offerta di questo sacrificio eucaristico. Pregare per le vostre famiglie, impetrare da Dio il dono della salute, del lavoro. Affidare alla misericordia di Dio coloro che hanno perso la vita in questo stabilimento e abbracciare spiritualmente i loro cari. Preghiamo tutti insieme per la nostra città, per gli ammalati che porto nel cuore per le vittime del terrore in Europa e nel mondo . Che alla passione di questi giorni possa seguire  la luce della Pasqua  per tutti noi. Vi abbraccio e vi benedico con grande affetto. Buona Pasqua a tutti.