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Giornale di Taranto - No” unanime alla chiusura della Corte d’Appello a Taranto
Mercoledì, 17 Febbraio 2016 04:54

No” unanime alla chiusura della Corte d’Appello a Taranto In evidenza

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Per la prima volta tutti insieme, avvocati, magistrati, addetti ai lavori, rappresentanti del mondo accademico, delle istituzioni e del clero si sono confrontati sull’ipotesi di chiusura della sede tarantina della Corte d’Appello di Lecce, istituita nel 1991.

Una battaglia – dice il presidente dell’ordine degli avvocati di Taranto Vincenzo Di Maggioper difendere le istanze di giustizia di cittadini comuni, un compito morale ed istituzionale. La chiusura della sede tarantina, che per numeri supera la corte distrettuale di Lecce, al netto del contenzioso brindisino, non porterebbe alcun utile se non disagi all’utenza ed ai professionisti”.

Di seguito una sintesi dei numerosi interventi nel corso dell’incontro nell’aula magna del dipartimento ionico dell’Università Aldo Moro.

Francesco Logrieco, vice presidente del consiglio nazionale forense: “Abbiamo dato incarico all’università di Venezia di studiare l’impatto su efficienza e riduzione dei costi secondo i criteri che finora sono trapelati. L’argomento è di forte impatto sociale e riguarda non solo corti d’Appello ma anche tribunali”.

Monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto: “Do il mio sostegno totale all’iniziativa. A Taranto ci sono tante emergenze e non vorrei che se ne aggiungesse una legale. Quando all’interno della Chiesa si discusse della chiusura di piccole diocesi, fu il mondo laico a protestare, ci dissero non vogliamo diventare degli scarti. Ed è questo che non deve accadere a Taranto, dobbiamo tutti cooperare per il bene della nostra terra e trasformare le emergenze in opportunità”.

Antonio Uricchio, rettore dell’università Aldo Moro di Bari: “La corte d’Appello è indispensabile a Taranto. La nuova geografia giudiziaria deve salvaguardare i presidi territoriali e Taranto ha tutti i requisiti”.

Mirella Casiello, presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura: “Temo un effetto domino sul territorio e mi rivolgo ai nostri parlamentari, portate i nostri dubbi nella discussione dei decreti delegati”.

Mario Barruffa, avvocato generale presso la corte d’Appello: “Sento che tutto ciò accade nell’indifferenza e nella rassegnazione generale. Chiudere la corte d’appello a Taranto è come chiudere un ospedale, ha una ricaduta su un pubblico esteso. E’ una scelta illogica e contraddittoria, perché il ministero sa bene che negli ultimi due anni sono migliorate le prestazioni della sede tarantina, nonostante qui siano in servizio solo 12 magistrati, mentre a Lecce sono 31”.

Bina Santella, presidente del tribunale per i minori: “Abbiamo siglato un documento in cui abbiamo espresso al governo le nostre preoccupazioni. Con la corte d’Appello chiuderebbero anche il tribunale di sorveglianza e quello per i minori”.

Gianfranco Chiarelli, parlamentare di Conservatori e Riformisti ed avvocato: “Parlando col ministro non mi è sembrato che ci sia una volontà politica nel chiudere Taranto ma se sarà così, siamo pronti a dare battaglia. Aspettiamo la relazione della commissione ministeriale per capire i criteri utilizzati per i tagli”.

Michele Pelillo, parlamentare Pd ed avvocato: “A Taranto non si era mai realizzato un incontro in questo modo e ringrazio gli avvocati anche perché si tratta di una questione delicata ed importantissima. Continuiamo a dialogare col ministro. Se si farà un disegno di legge avremo il tempo per portarlo in aula e discuterlo. Faremo di tutto per difendere un’istituzione faticosamente messa in piedi da un’altra generazione dirigente”.

Maurizio Carbone, segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati: “Siamo preoccupati ed abbiamo espresso alla commissione ministeriale forti perplessità. Alla Giustizia servono riforme vere, investimenti non tagli. Stiamo ancora aspettando la revisione delle piante organiche, l’assunzione di 9mila cancellieri. La chiusura di alcune sedi di corte d’Appello crea più inconvenienti che vantaggi”.

Riccardo Alessandrino, presidente della sezione di Taranto della corte d’Appello di Lecce: “A Taranto siamo pochi e si lavora tanto. C’è solo un consigliere che si occupa del contenzioso del lavoro. In una città industriale significa che da solo quel magistrato scrive 750-800 sentenze all’anno”.

Carlo Panzuti, presidente Unione ordini regionali pugliesi:“La mobilitazione va fatta per difendere la Corte d’Appello di Lecce perché se Taranto chiude Lecce non può che scoppiare e spostare tutto il lavoro su Bari significa paralizzare il processo di secondo grado in tutta la Puglia”.

Carmelo Lenti, direttore della cancelleria della sezione di Taranto della Corte d’Appello di Lecce: “Spostare a Lecce tutti gli affari di Taranto è praticamente impossibile, bloccherebbe tutto. Non c’è personale a sufficienza ma soprattutto non ci sono gli spazi fisici, i locali dove spostare beni e fascicoli. Lecce dovrebbe affittare dei locali, con un aggravio dei costi anziché un risparmio”.

 

All’incontro hanno partecipato anche il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, il presidente della Provincia Martino Tamburrano, alcuni consiglieri regionali, il presidente del tribunale di Taranto Franco Lucafò, il procuratore aggiunto della Repubblica Pietro Argentino, il presidente della sezione tarantina della AnmMartino Rosati, il presidente dell’Autorità portuale Sergio Prete, il presidente della Camera di commercio Luigi Sportelli ela direttrice del carcere Stefania Baldassarre