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Giornale di Taranto - La riflessione/ Taranto, città senza politica
Venerdì, 29 Gennaio 2016 17:31

La riflessione/ Taranto, città senza politica In evidenza

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Di Vito Massimano

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Era il mese di novembre del 2014 e Franceschini, tra il giubilo dei tarantini, ebbe ad esclamare  «Il museo di Taranto è uno dei venti grandi musei nazionali, tra i 400 dello Stato, che hanno ottenuto un riconoscimento dalla Riforma del Ministero. Godranno infatti di una propria autonomia contabile e amministrativa. Si tratta di un importante investimento per il futuro che consentirà al Marta di riutilizzare i propri incassi.  Il museo Archeologico di Taranto è uno dei siti più importanti a livello nazionale ed è in una città,Taranto, che per me rappresenta una grande sfida per il Paese intero».

Non contento, aggiunse «come successo a Torino, che da città industriale condannata ad un declino ha invece saputo investire su se stessa diventando una delle mete turistiche più importanti del Paese, penso che lo stesso percorso si possa fare a Taranto. Bisogna investire sul proprio patrimonio»

Come se non fosse già abbastanza, rincarò la dose sostenendo che quello spartano «è un progetto molto bello. Taranto davvero può investire sulla propria storia, non solo sul Museo ma anche sul suo centro storico e sugli altri monumenti che possiede».

A distanza di qualche mese, Taranto si ritrova senza la soprintendenza e l’autore dell’annessione a Lecce è proprio quel Franceschini cui i tarantini avevano creduto come dei boccaloni.

A caldo lo segnalammo su queste stesse pagine in tempi non sospetti passando per disfattisti, anti tarantini ed invidiosi delle splendide idee altrui.

Adesso lo scippo è compiuto sancendo definitivamente la marginalità politica di una città in grado di essere sconfitta su tutto, dall’archeologia all’industria passando per università, ambiente, porto, aeroporto, arsenale, corte d’appello, marina militare.

Ammettiamolo, la priorità di questa città non è il lavoro o le varie forme di assistenzialismo e statalismo che da più parti vengono invocate.

La priorità è quella di ammettere che abbiamo una classe politica di pippe clamorose, capaci  di fare scena muta in aula o di produrre la solita interrogazioncina parlamentare a risposta scritta che, chi conosce i fatti della politica, sa bene quanto assurga ad una dignità  che si avvicina alla carta igienica. Al massimo ci scappa la letterina di Ippazio che i Ministri usano per scriverci dietro la lista della spesa.

In città si respira una mediocrità politica a tutti i livelli ed una puerile banalità nei ragionamenti che hanno dell’ incredibile. Ecco perché tutti si fanno gioco di Taranto.

Poi ovviamente è facile prendersela con Lecce o con Bari denunciandone i giochi oscuri attraverso la creazione di quelle stesse consorterie a cui noi non siamo mai stati invitati  perché antropologicamente incapaci di fare lobby.

E non si tratta del destino cinico e baro che gioca contro di noi perché, quando Brindisi o Lecce (perfino Foggia) bussano a denari, state certi che qualcosa la spuntano (porto, università, trasporti, aeroporto).

Arrendiamoci all’evidenza, quindi,perché la verità è che Taranto non conta a tal punto da essere costantemente sacrificata su tutto se non addirittura coglionata con 10 decreti vertenti sullo stesso tema.