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Giornale di Taranto - Ilva: Confindustria Taranto esorta il Governo a far presto per garantire la ripresa della produzione. Convocati gli Istituti di Credito.
Giovedì, 19 Settembre 2013 16:31

Ilva: Confindustria Taranto esorta il Governo a far presto per garantire la ripresa della produzione. Convocati gli Istituti di Credito. In evidenza

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Dalle aziende dell’indotto Ilva segnali di forte preoccupazione per un eventuale blocco dei pagamenti, malgrado la situazione complessiva sia ancora sotto controllo. Confindustria Taranto esorta il Governo a far presto per garantire la ripresa della produzione, auspicando un provvedimento che metta davvero fine ad un braccio di ferro senza precedenti. Intanto i cattivi segnali che giungono dal sistema creditizio aprono un altro fronte di discussione: salvo cambiamenti di rotta da parte delle banche, Confindustria convocherà a breve i direttori degli istituti di credito per un confronto a tutto campo sulle criticità denunciate dalle imprese. Forte preoccupazione per un eventuale blocco dei pagamenti, altrettanta apprensione per la tenuta ed il futuro delle proprie aziende. Una vasta platea di imprenditori dell’indotto Ilva ha mostrato ieri, nel corso di un apposito incontro convocato ad hoc dal Presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo e dal Presidente della sezione metalmeccanica Pietro Lacaita, i chiari sintomi del clima di grande tensione che la vicenda Ilva, con i suoi ultimi sviluppi, sta determinando. Due, in sostanza, gli aspetti emersi: il primo, la situazione dei pagamenti ai fornitori del centro siderurgico risulta ancora essere, sia pure nei limiti massimi consentiti, sotto controllo, nel senso che non si evidenziano ritardi tali da ricondurre all’emergenza; il secondo, già in atto da diversi mesi, riguarda invece le restrizioni del credito, sempre più evidenti alla luce di una palese mancanza di fiducia delle banche nei confronti del sistema dell’indotto Ilva. A fronte di tutto questo, è inevitabile che la preoccupazione da parte degli imprenditori raggiunga livelli di guardia, confutando totalmente le tesi secondo le quali il sistema Taranto legato ad Ilva risulti slegato da eventuali ripercussioni legate alle ultime vicende giudiziarie. Vero è, invece, che gli ultimi sequestri vanno ad investire un’intera, macroscopica filiera, fra dipendenti diretti, indotto e sub indotto, che non consente di stabilire linee di demarcazione fra nord e sud, e tantomeno di considerare l’area di Taranto, peraltro epicentro della nota catena di eventi, come un’isola felice. Confindustria Taranto, alla luce di tutto quello che sta investendo il territorio, ritiene urgentissimo che da parte del Governo si producano provvedimenti realmente risolutivi della complessa vicenda, che garantiscano la ripresa immediata della produzione (e quindi della piena attività di tutto l’indotto, che contempla non solo le imprese fornitrici ma anche altri sistemi, dai trasporti all’energia) e che soprattutto mettano la parola fine al lungo braccio di ferro fra Governo e magistratura. Non è più concepibile che ad ogni provvedimento dei giudici consegua una legge straordinaria; non è più ammissibile che il futuro del sistema siderurgico, fondamentale per l’economia italiana, sia legato al filo sottilissimo delle carte bollate. E’ ancora una volta il caso di sottolineare come non si possa penalizzare un’intera filiera, di piccole, medie e grandi aziende sane in nome di un generalizzato repulisti conseguente alla rigida applicazione di norme di legge e ad un ancor più pervicace teorema antindustriale peraltro palesemente controcorrente con tutto il resto d’Europa. Il rischio è di perdere di vista la realtà. E’ altrettanto evidente, infatti, come la vicenda, avviata inizialmente per inquisire una proprietà privata, sia diventata a tutti gli effetti un’emergenza pubblica e quindi sociale, con effetti potenzialmente devastanti. E’ questo il presupposto che – a parere di Confindustria Taranto - dovrebbe animare l’azione, metodica e strutturata, del Governo, da sostituire ad atteggiamenti di attesa o peggio ancora provvedimenti–tampone troppo fragili per non rischiare di auto- vanificarsi, come è già avvenuto, con la frequenza di due-tre mesi. In gioco c’è la posta altissima di una desertificazione industriale che è dietro l’angolo, di un punto di non ritorno che non consente più né rinvii né errori. Uno dei chiari segnali di allarme di una situazione che rischia di precipitare sta proprio nelle restrizioni del sistema creditizio cui si accennava prima; Confindustria convocherà infatti a breve i direttori degli istituti di credito per un confronto a tutto campo sulle possibili soluzioni da praticare in un contesto di forti criticità. Le stesse denunciate, più volte e oramai da troppo tempo, dalle imprese di ogni settore.
Ultima modifica il Giovedì, 19 Settembre 2013 16:44