Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - La relazione del Presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo al Consiglio Generale di Confindustria Nazionale
Sabato, 26 Settembre 2015 06:35

La relazione del Presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo al Consiglio Generale di Confindustria Nazionale In evidenza

Scritto da 
Vota questo articolo
(0 Voti)

 

Il Governo - ha detto fra l'altro il rappresentante degli industriali tarantini- non è riuscito a garantire le aziende dell'indotto ILVA che versano in gravi condizioni economico-finanziarie. 

 

Caro Presidente, cari amici,

lasciatemi innanzi tutto ringraziarvi di cuore per la vostra presenza qui, oggi.

Una presenza per me particolarmente importante perché mi dà più forte il senso di una vicinanza che non è retorica ma tangibile e di particolare evidenza.

Taranto è destinataria da tempo di un’attenzione, da parte del governo centrale, che non ha precedenti.

Un interesse che abbiamo accolto con grande favore e che non vogliamo disperdere nel clima di incertezza che la complessità della questione Ilva purtroppo ci consegna, con i suoi ma e i suoi se.

Oggi vorrei che uscissimo da questo Consiglio Centrale forti di nuove consapevolezze. 

Non impegnerò molto del vostro tempo per questo mio intervento, ma vorrei tuttavia riuscire a rendere al meglio il momento delicato e importante che vive in questo momento il sistema Taranto nella sua interezza.

Mi concentrerò, giocoforza, su parte di questo sistema, che è poi quello che ha consentito alla grande fabbrica di viaggiare speditamente nei suoi primi 50anni di vita e che in questi ultimi tre anni, particolarmente, ne ha praticamente retto le sorti.

Sto parlando delle aziende dell’indotto Ilva di Taranto, delle “nostre” aziende, di quelle piccole, medie e grandi imprese che hanno scommesso su una partita che pur non avendo ancora perso le ha sicuramente –e pesantemente – penalizzate.  

Oggi le aziende dell’indotto registrano, a livello nazionale, un passivo di 250 milioni di euro: 150 riguardano Taranto e la sua provincia. Una cifra che incombe gravemente sui bilanci di quelle realtà che, contrariamente ad altre, sono ancora in piedi e che hanno retto l’onda d’urto della crisi dell’Ilva, con tutti gli strascichi che la stessa ha prodotto.

Senza queste aziende il sistema Ilva perde una parte importante della sua identità: professionalità consolidate, esperienza e preparazione acquisite in decenni di rapporto con la grande fabbrica.

La città rischia di perdere un pezzo fondamentale del suo tessuto produttivo.

Non basta assicurare la produzione.

Non basta far andare avanti le pur indispensabili, fondamentali opere di risanamento e di bonifica.

E’ un intero sistema che va recuperato e di questo sistema le nostre aziende sono parte integrante e fondamentale.

Finora le istanze portate avanti da Confindustria, che nel difficile percorso degli ultimi 24 mesi ha sostenuto fortemente il nostro impegno, profuso per consentire a queste imprese di traguardare un momento difficile attraverso l’adozione di strumenti mirati (sospensione dei tributi erariali, accesso al Fondo di Garanzia), non hanno ottenuto alcun tipo di riscontro.

Il Governo, pur guardando a Taranto con un’attenzione indubbiamente eccezionale, guardando a questa città come realtà industriale da salvaguardare e rendere nuovamente competitiva, non è riuscito a garantire a queste aziende, e quindi a tutto il nostro sistema produttivo, il ristoro anche parziale di quelle risorse che pure hanno consentito all’azienda dell’acciaio di andare avanti quando la situazione era già fortemente compromessa.