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Giornale di Taranto - Avvio della rassegna “Incontro con l’Autore” conEnzo Gianmaria Napolillo che ha presentato il suo romanzo “Le tartarughe tornano sempre”
Martedì, 22 Settembre 2015 05:45

Avvio della rassegna “Incontro con l’Autore” conEnzo Gianmaria Napolillo che ha presentato il suo romanzo “Le tartarughe tornano sempre” In evidenza

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Lo scrittore introdotto dalla Prof.ssaAnna Maria Settanni  Dirigente Scolastica I.C. “V. Alfieri”.  Napolillo: “Ragazzi, inseguite sempre i vostri sogni

 

e, se non ne avete, cercateli, sono da qualche parte”. Con il libro affrontato anche il tema dell’immigrazione

 

“Se avete un sogno, dovete insistere per realizzarlo; e, se il sogno non lo avete, cercatelo. Da qualche parte c’è”. E’ il messaggio che il giovane autore italiano, Enzo Gianmaria Napolillo, ha consegnato ieri sera, nel Salone di Rappresentanza della Provincia - all’altrettanto giovane pubblico (accompagnato da tantissimi genitori e docenti) dell’I.C. “Vittorio Alfieri”. Con il suo secondo romanzo “Le tartarughe tornano sempre” (ed. Feltrinelli), Napolillo ha aperto in quest’anno scolastico la rassegna “Incontro con l’Autore” della scuola Alfieri, chiudendo la giornata dedicata ai lettori, lo scorso 24 settembre appunto, come ha evidenziato la dirigente scolastica, Anna Maria Settanni. Nel portare il suo saluto, il presidente della Provincia, Martino Tamburrano, ha a sua volta evidenziato l’importanza di un arricchimento dell’offerta formativa, nella cui direzione va appunto l’iniziativa della scuola “Alfieri”, soprattutto in un momento difficile come quello attuale, in cui il tema per le amministrazioni è quello delle ristrettezze economiche anche nei confronti delle stesse scuole.

Delicata e intensa la storia raccontata dall’autore Napolillo, graditissima dai ragazzi che hanno circondato d’affetto lo scrittore con cui non sono mancati selfie e foto ad accompagnare le numerosissime richieste di autografi. Due giovani ragazzi, molto diversi tra di loro, lui figlio di pescatori che vive su un’isola, lei figlia di un architetto che vive a Milano, si incontrano in una “improbabile” isola, mai nominata, ma riconoscibilissima in Lampedusa. Qui, durante le vacanze estive di lei, nasce prima una intensa amicizia che, col passare degli anni, diventa qualcosa di più. “Una storia – racconta Napolillo – scandita dai tempi dell’attesa: quella dell’arrivo dell’estate successiva, quella delle lettere a cui rigorosamente lei affida il compito di tener vivo il legame”. Fin quando, un giorno, camminando sul bagnasciuga, trovano il corpo esanime di un uomo di colore spiaggiato lì da ogni sogno e da ogni futuro. E’ l’inizio dell’intreccio con il tema dell’immigrazione, altrettanto forte e significativo in questo romanzo. Così come forte e significativo è – nell’incontro con l’autore - l’intreccio con le musiche e i testi musicali scelti ed interpretati dagli alunni per puntellare anche le emozioni suscitate dalla lettura del libro. Da “L’isola che non c’è” di Bennato, a “Meraviglioso amore mio” e “A modo tuo” di Elisa, questa la traccia musicale scelta dai giovanissimi.

“Nell’isola ritrovo le mie radici. Un’isola è libertà e prigione”, incalza, quindi, l’autore nato nel 1977 e sempre vissuto a Saronno. “Questa è una storia di un amore ideale legato alla terra. Mi hanno più volte chiesto se esistono veramente amori simili. Io lo spero”. Poi, riferendosi a quel macabro rinvenimento di una mattina, spiega: “E’ il momento di svolta che rende i protagonisti sensibili verso la tragedia di tantissime persone che devono affrontare un viaggio incredibile per raggiungere un luogo di pace e trovare la loro libertà. Il loro cambiamento è una ricerca di senso nella loro vita. Loro fanno concretamente qualcosa per cambiare”. Ed, infatti, lui, il protagonista maschile, una volta diventato insegnante di italiano, sceglie di restare lì nella sua isola, ad insegnare la sua lingua ai migranti che continuano ad arrivare. In merito a questo secondo tema dell’immigrazione, Napolillo quindi dice: “Ho sempre vissuto questa tragedia da lontano. Ma come si fa ad immaginare centinaia a centinaia di morti lì in fondo al mare? Voltare le spalle a questi popoli è come voltare le spalle a noi stessi. Il mio romanzo non è una storia di migranti. Mancano le loro storie, mancano i loro volti. Ma i miei personaggi raccontano questa realtà. Abbiamo tutti la responsabilità di capire ed approfondire. Solo così, potremo scalzare via ignoranza a razzismo”.


 


 

 


 

Ultima modifica il Sabato, 26 Settembre 2015 06:33