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Giornale di Taranto - ECONOMIA - La provincia di Taranto la peggiore in Italia. Presentato dalla CdC il Rapporto Taranto 2015
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Martedì, 21 Luglio 2015 15:51

ECONOMIA - La provincia di Taranto la peggiore in Italia. Presentato dalla CdC il Rapporto Taranto 2015 In evidenza

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Il Rapporto Taranto 2015, predisposto dal Centro Studi camerale insieme all'Istituto Tagliacarne in occasione della XIII Giornata dell’Economia, rappresenta, ormai dal 2003, un momento fondamentale di lettura delle dinamiche statistico – economiche del territorio dal punto di vista particolare dell’economia reale. Un’analisi, dunque, che trova il proprio punto di forza nella concretezza e nel legame fra i dati e la percezione quotidiana delle tendenze, con grande attenzione a quegli indicatori che non solo possono assicurare una interpretazione verosimile, ma anche orientare valutazioni e scelte di natura decisoria. In una parola, di policy. 

 La provincia di Taranto è risultata nel 2014 la peggiore area in Italia per andamento del valore aggiunto a prezzi correnti con una flessione, rispetto al 2013, del 3,2%. Una perdita notevole in termini ricchezza, che già avevamo avvertito nel 2013 e che si rispecchia in un sistema imprenditoriale che non cresce ed in un sistema occupazionale caratterizzato da evidenze gravissime: solo a titolo di esempio, circa la metà dei residenti della provincia di Taranto in età lavorativa risulta non attiva, mentre il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è cresciuto di quasi 14 punti in un anno, arrivando al 54,2%. Indici preoccupanti che impongono di abbandonare la lamentazione per passare alla proposta ed all’azione.

La  battuta d’arresto  del sistema economico locale

La dinamica recessiva ha assunto nel tarantino una dimensione più marcata rispetto sia alle altre province pugliesi sia al resto del Paese: nel 2014, infatti, la provincia è risultata la peggiore area in Italia per andamento del valore aggiunto prodotto a prezzi correnti con una flessione, rispetto al 2013, del -3,2%, a fronte di una media nazionale che ha fatto registrare un primo timido segnale di ripresa (+0,2%). Il confronto con le altre realtà pugliesi sembrerebbe indicare una regione a due velocità. Da un lato Bari (-0,2%), Brindisi (+0,2%), Lecce (-0,3%) e Barletta-Andria-Trani (-0,3%) dall’altro Foggia (-1,7%) e, soprattutto, Taranto mostrano una sorta di incapacità nel recepire i benefici connessi al miglioramento del ciclo economico internazionale e nazionale.

I settori produttivi

Commercio e i servizi hanno contribuito nel 2013 al 72,8% della produzione del valore aggiunto provinciale, un dato inferiore di 1,4 punti alla media nazionale (74,4%) e di ben 4,4 punti a quella pugliese (77,2%). All’opposto Taranto presenta, insieme a Brindisi, un profilo più industriale che la distingue dalle altre aree pugliesi. Nel 2013, il settore secondario ha contribuito per il 20,8% alla formazione del valore aggiunto (industria in senso stretto 16,5%; costruzioni 4,3%), un livello superiore al dato medio regionale (17,9%), ma al contempo ancora inferiore da quello nazionale (23,2%). Nel 2013, l’incidenza del comparto agricoltura, silvicoltura e pesca sul valore aggiunto provinciale è pari al 6,4%; a livello regionale, dove si osserva un dato medio inferiore (4,8%), soltanto la provincia di Foggia (8,5%) presenta un peso maggiore. Tra l’altro, il settore agricolo appare tuttora quello con le maggiori possibilità di traino per il rilancio dell’economia locale.L’incidenza dell’artigianato sul valore aggiunto totale presenta a Taranto il valore meno marcato tra le province pugliesi. Nel 2012, soltanto l’8,9% della ricchezza prodotta era imputabile ad imprese artigiane, a fronte dell’11,4% della media pugliese e dell’11,5% di quella nazionale.

Una rilevante importanza è rivestita dalle Pubbliche Amministrazioni della provincia, dal momento che nel 2012 il 24,1% del valore aggiunto è generato proprio da Enti pubblici, in misura superiore al dato medio regionale e nazionale (rispettivamente 19,1% e 12,5%). Si tratta, se si escludono le province siciliane, del più elevato contributo a livello nazionale.

Il mercato del lavoro

Rispetto al 2013 il numero di occupati in provincia di Taranto si è ridotto di circa 10.400 unità (-6,2%). Si tratta della peggior performance a livello regionale.Circa la metà dei residenti della provincia di Taranto in età lavorativa risulta non attiva. Il tasso di disoccupazione, dato dal rapporto tra persone in cerca di lavoro e forza lavoro totale, nel 2014 aumenta passando dal 15,5% al 18,5%, crescita decisamente più rilevante del dato pugliese (passa dal 19,7% al 21,5%) e di quello nazionale (da 12,1% a 12,7%). Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è cresciuto in provincia di Taranto di quasi 14 punti in un anno, passando dal 40,5% al 54,2%. Le difficoltà occupazionali in provincia di Taranto si traducono in un significativo ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG). Nel 2014, il volume complessivo è rimasto pressoché identico al 2013 (+0,1%), confermandosi il più alto dell’intera Puglia. Nello specifico, il 42,5% del totale delle ore CIG erogate in Puglia è stato destinato a lavoratori di imprese tarantine.

Infrastrutture e potenzialità

L’indice relativo alle infrastrutture economiche si attesta a 83,5 (Italia = 100). In questo caso si osserva un gap negativo piuttosto rilevante con le aree di Brindisi (n.i. 134,6) e Bari (n.i. 97,4), sebbene si evidenzi una condizione migliore rispetto a Foggia (64,5) e Lecce (70,3). È evidente che il tema delle infrastrutture può rappresentare un fattore chiave per l’attivazione di politiche finalizzate alla crescita. Il gap infrastrutturale, infatti, risulta molto penalizzante per le aree industriali del tarantino, oltre ad aver inciso negativamente nella marginalizzazione del Porto di Taranto. La provincia di Taranto evidenzia una bassa sensibilità al ciclo economico, posizionandosi all’83-esimo nella graduatoria delle province italiane.La rigidità al ciclo dell’economia tarantina dipende, in via prevalente, dal suo isolamento internazionale: la

propensione all’export (n.i. Taranto 30,4; Italia = 100) e l’apertura internazionale al turismo (n.i. 8,2) sono i fattori che presentano una maggiore criticità, tali da isolare la provincia dalle fluttuazioni dei mercati e dal ciclo internazionale. Questa condizione di chiusura limita la possibilità di beneficiare dei segnali di ripresa dell’economia internazionale. Taranto viene inquadrata nell’ambito delle aree a medio-alto potenziale inespresso, analogamente a Bari e Brindisi.

Il potenziale turistico della provincia, infatti, appare ancora in larghissima parte sottoutilizzato. Una crescita significativa è ipotizzabile anche nel breve periodo, alla luce delle rilevanti risorse naturali presenti sul territorio e purché si sviluppino linee di policy orientate parallelamente a: i) aumento della visibilità delle principali mete turistiche del tarantino sui mercati internazionali; ii) miglioramento dei collegamenti con i principali hub di arrivo dei visitatori stranieri; iii) valorizzazione delle infrastrutture turistiche e delle risorse naturali.

Imprese, ricchezza, export

Le unità locali attive nel 2014 nella provincia di Taranto sono 48.031, registrando una contrazione del -0,9% rispetto al 2013. Si tratta di un trend che non si discosta sostanzialmente da quello nazionale (-0,4%) e, più in generale, da quello osservabile per le altre realtà pugliesi (-0,6%).

Nel 2014, le imprese giovanili della provincia di Taranto sono 4.739 e risultano attive, in particolare, nel terziario (commercio 38,8%, altri servizi 32,6%), in una dimensione piuttosto in linea con quanto riscontrabile a livello regionale e nazionale. Le imprese a titolarità femminile ammontano a 10.734 e sono distribuite in modo prevalente nei settori del commercio (32,8%), dell’agricoltura (30,9%) e dei servizi (27,3%).

La fase recessiva che continua ad interessare la provincia di Taranto ha determinato, anche per il 2014, un decremento della ricchezza media per abitante, che allontana ulteriormente l’area dagli standard nazionali. Più nel dettaglio, il valore aggiunto pro capite si riduce di poco più di 550 euro, passando da 15.163,08 euro del 2013 a 14.609,86 del 2014 e mostrando la variazione più ampia tra le province pugliesi (Taranto: -3,6; Puglia: -1,2%; Italia:    -0,7%).

Nel 2014, il valore delle merci esportate si attesta a circa 1,6 miliardi di euro, facendo registrare rispetto al 2013 un incremento del +24,7%. La composizione delle esportazioni tarantine risulta poco diversificata: le prime dieci merci esportate incidono per il 91,7% sul volume totale di export. Più nel dettaglio, si osserva che quasi la metà dell’export (47,5%) riguarda metalli o prodotti in metallo, per un valore complessivo di 758,9 milioni; tra le altre voci assumono un certo peso coke e prodotti petroliferi raffinati (11,9%), mezzi di trasporto (10,2%), apparecchi elettrici (9,4%) e estrazione di minerali (7,9%). Piuttosto contenuto risulta invece il peso del settore agricoltura, silvicoltura e pesca (2,8%). Il commercio estero tarantino rimane ancora ampiamente ancorato alle materie prime e ai prodotti tradizionali, mentre l’incidenza dei prodotti ad alto contenuto tecnologico permane limitata.

Il credito

In provincia di Taranto, rispetto al 2013, la quota di depositi bancari e risparmi postali è cresciuta del 2,8%. Si tratta di un incremento più debole di quanto registrato in Puglia (+3,3%) e nel resto del Paese (+3,6%). L’analisi della distribuzione dei risparmi per clientela mostra che la grande maggioranza dei depositi bancari e postali della provincia di Taranto si ascrive alle famiglie consumatrici (85,2%). Le sofferenze bancarie, indicatore in grado di evidenziare le situazioni di difficoltà economica, aumentano del 6% nel 2014, dato inferiore all’incremento regionale (+10,1%) e nazionale (+13,5%) che conferma quanto sottolineato nell’ambito delle situazioni di criticità imprenditoriale riguardo la minore vulnerabilità finanziaria del tessuto produttivo tarantino. Le difficoltà verso il sistema bancario sembrano investire soprattutto il ramo delle costruzioni (+26,3%) e dei servizi +21,2%.  L’accesso al credito nella provincia di Taranto sconta, tuttavia, rischi maggiori rispetto alla media pugliese e nazionale. Il tasso di interesse sui finanziamenti per cassa per rischi a revoca è, infatti, pari a 9,61%, al di sopra sia del dato pugliese (8,75%) e, in modo ancor più evidente, di quello nazionale (6,27%).

L’agroalimentare

Nel 2013, il settore primario tarantino ha contribuito alla formazione del valore aggiunto provinciale con 565,2 milioni di euro, segnando una variazione positiva del +18,9% rispetto al 2012, crescita superiore sia alla media regionale (+17,8%) che a quella nazionale (+5,6%).

Il contributo del comparto agroalimentare all’occupazione provinciale risulta maggiore rispetto a quanto osservato in Puglia ed in Italia: nel tarantino, infatti, il comparto agroalimentare assorbe il 16% del totale degli addetti, 1,5 punti percentuali in più di quanto riscontrato a livello regionale e 8,2 punti percentuali in più di quanto rilevato in Italia. Per quanto concerne le esportazioni, si è invece assistito ad un importante incremento nel 2012 (+19,8%), compensato da successivi cali del 19,7% e del 3,5% rispettivamente nel 2013 e nel 2014. E’importante evidenziare come la contenuta rilevanza dell’export di prodotti alimentari rispetto al commercio estero complessivo della provincia, rappresenta un evidente punto di debolezza, in un paese come l’Italia dove il comparto rappresenta un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. L’anomalia del tarantino emerge chiaramente se si rapporta il dato locale con quello relativo alla Puglia nel suo complesso, dove le esportazioni agroalimentari pesano per il 17,3%, ben 12,3 punti in percentuali in più di Taranto.

Il turismo

Il settore del turismo può rappresentare per la provincia di Taranto un importante fattore di rilancio dell’economia locale, tuttavia, la lettura dei principali indicatori turistici suggerisce che tale risorsa risulta ancora lontana dall’essere pienamente valorizzata. Ad esempio, se si considera l’indice di concentrazione turistica, che misura il rapporto tra gli arrivi totali annui e la popolazione,Taranto si colloca addirittura al 98-esimo posto a livello nazionale. Focalizzando l’attenzione sui dati relativi al 2013, si osserva come Taranto si collochi al penultimo posto, dopo Barletta Andria Trani, tra le Province pugliesi per presenze (1.100.710) ed arrivi (258.745). Se si rapporta il dato complessivo provinciale con quello totale della Puglia, si rileva come la provincia tarantina abbia contribuito per appena l’8,1% agli arrivi e per l’8,2% alle presenze totali in regione.L’area del tarantino fatica ad attrarre turisti internazionali, come evidenziato dalla 90-esima posizione dell’indice di internazionalizzazione turistica. La spesa dei turisti internazionali in provincia di Taranto ha raggiunto nel 2014 il livello più basso dell’ultimo quinquennio, attestandosi a 30 milioni di euro. Particolarmente rilevante la flessione del periodo 2011-2014, quando il volume di spesa si è ridotto del 38,8%, passando da 49 a 30 milioni di euro.

L’economia del mare

Nel 2014 l’incidenza del valore aggiunto dell’economia del mare sul totale – stimato in 693,1 milioni di euro – è stato del 7,3%, 2,4 punti percentuali in più della media pugliese e 4,3 punti percentuali in più del dato nazionale. In termini di valore assoluto, soltanto a Bari si rileva una maggiore quota di valore aggiunto connessa alla risorsa mare (854 milioni).

 

La ricchezza prodotta dalla blue economy nel tarantino è per oltre la metà (56,5%) ascrivibile al settore “ricerca, regolamentazione e tutela ambientale”, che fa riferimento ad attività di ricerca e sviluppo nel campo delle biotecnologie marine e delle scienze naturali legate al mare, a quelle di regolamentazione per la tutela ambientale, nonché alle attività legate all’istruzione. Non risulta pienamente valorizzata la presenza di un importante porto – il quinto a livello nazionale per movimentazione merci – alla luce della contenuta incidenza dei settori “movimentazione merci e passeggeri”. Le imprese della filiera ittica rappresentano per la provincia di Taranto poco più di un quinto (21,3%) del totale blue, mentre a livello regionale incidono per poco meno di un quarto (24,5%). Gli addetti alle attività dell’economia del mare in provincia di Taranto sono circa 10.200 (il 6,7% del totale degli addetti).