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Giornale di Taranto - IL CASO - Cgil, Cisl e Uil non parteciperanno al Tavolo interistituzionale per Taranto
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Martedì, 19 Maggio 2015 12:47

IL CASO - Cgil, Cisl e Uil non parteciperanno al Tavolo interistituzionale per Taranto In evidenza

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CGIL, CISL e UIL non siedono al tavolo Interistituzionale per Taranto che si avvierà domani, ma la voce dei lavoratori, attraverso un documento accorato ma anche rigoroso e puntuale, arriva ugualmente ai soggetti istituzionali coinvolti (Regione, provincia, Comune, Autorità Portuale e CCIAA).

Si tratta di una sorta di Carta per Taranto che nella terra di mezzo tra quello che non è più e quello che non è ancora, prova a indicare una traiettoria in nome del lavoro.

ILVA, Porto, Arsenale, Riqualificazione Urbana, Bonifiche e Università e Ricerca, sono i punti cardinali segnati sulla mappa delle emergenze redatta dal sindacato tarantino e firmata dai segretari generali Massafra (CGIL), Fumarola (CISL) e Turi (UIL).

Per i sindacati sull’ILVA resta imprescindibile la predisposizione di un Piano industriale.

Al netto delle innumerevoli affermazioni propagandistiche di queste ultime settimane, viziate da un clima di competizione elettorale, che impegna i candidati al consiglio regionale più a rincorrere pulsioni demagogiche che ad occuparsi di indicare una strategia di intervento concreta – scrivono CGIL, CISL e UIL – riteniamo che vada accelerato il percorso di costruzione della nuova società per consentire alla stessa la predisposizione del piano industriale, fermo all’ipotesi presentata dall’ex Commissario straordinario Bondi, in uno scenario ormai cambiato.

Una preoccupazione, quella dei sindacati, che travalica le incertezze che riguardano i lavoratori diretti, e guarda al composito mondo produttivo che gravita attorno al siderurgico, in un clima, più generale fatto di incertezze e gravi ritardi accumulati ad esempio sul tema delle manutenzioni di alcuni impianti a partire dal laminatoio a freddo.

Invitiamo il Governo – scrivono Massafra, Fumarola e Turi – a chiarire definitivamente quale sia la prospettiva industriale dello stabilimento, la sua collocazione sul mercato mondiale, la sua capacità produttiva dentro il processo di ambientalizzazione.

Impegni che il sindacato tarantino chiede di assumere anche in vista di quel “non ancora” che costituisce la pietra miliare su cui costruire la diversificazione produttiva. Un programma “oltre l’ILVA” che i sindacati considerano antidoto alla crisi “dalla manifattura all’economia del mare, passando per la rivalutazione attenta delle opportunità che possono rivenire da turismo, agricoltura, artigianato e commercio”.

CGIL, CISL e UIL dunque disegnano uno scenario ampio, ma continuano a considerare il presente il luogo della discussione, e nell’oggi della diversificazione produttiva dell’economia tarantina il Porto ha ruolo fondamentale.

Le recenti preoccupazioni scaturite dal disimpegno da parte della TCT rispetto al traffico di container è frutto anche dei ritardi nell’esecuzione dei lavori di adeguamento del porto – scrivono – il Governo, dunque, nel prendere in carico la questione, deve consentirci di mettere in sicurezza i lavoratori attualmente in cassa integrazione, promuovere azioni tese a rimuovere tutti gli ostacoli che potrebbero ulteriormente rallentare il processo di infrastrutturazione ed agire sul piano delle relazioni con la società terminalista affinché ripristini i traffici.

Difendere il presente per guadagnare futuro. E’ questo l’imperativo dei sindacati tarantini.

E nelle priorità l’Arsenale non può essere considerato un pezzo di archeologia industriale.

Oggi il piano di risanamento infrastrutturale “Brin” appare paralizzato e senza prospettive – scrivono – ma sono disponibili finanziamenti nel settore della navalmeccanica per la costruzione di nuove navi e lo stabilimento di Taranto può intercettare lavoro indotto in riferimento alla cantieristica navale militare.

Un invito al Governo e alle parti istituzionali che Massafra, Fumarola e Turi sostanziano anche con un appello a guardare oltre le fabbriche, nelle opportunità di lavoro e sviluppo connesse ad esempio alla grande urgenza della conservazione e riqualificazione urbanistica dei nostri territori.

Le bonifiche, di cui ad oggi è difficile conoscere lo stato di avanzamento, il tipo di intervento e i tempi di realizzazione, sono dunque solo le fondamenta di un progetto di rinascita del territorio che può dare occupazione anche attraverso la riprogettazione urbanistica dei nostri centri storici e non solo, a cominciare dall’opera di salvataggio non solo delle pietre ma anche dell’humus sociale della città vecchia di Taranto.

Punti cardinali che il sindacato mette assieme legandoli a doppio nodo con il valore espresso dall’Università e dalla ricerca.

Pensare un nuovo modello di sviluppo per Taranto – dicono – è una necessità che, a nostro giudizio, può essere concretizzata partendo dalla difesa del sistema produttivo esistente, ma anche e soprattutto dalla capacità di innovarlo, adattandolo alle esigenze di salute e ambiente delle nostre comunità.

Ad accompagnare la fase di transizione le segreterie territoriali di CGIL, CISL e UIL, vedono l’università e i centri di ricerca nazionale e internazionali.

Risolvere i problemi ambientali di questo territorio non vuol dire restare immobili – concludono Massafra, Fumarola e Turi - ma al contrario, significa intercettare le opportunità e gestirle diversamente dal passato. Significa sostituire le immorali ragioni del profitto con la promozione degli interessi collettivi. Significa promuovere gli investimenti per il bene comune, favorendo la vita alta dello sviluppo, quella in cui la qualità, l’innovazione, la conoscenza, il valore del lavoro diventano gli strumenti con cui competere nel mondo.