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Giornale di Taranto - SANITA' - Liberalizzazione del farmaco etico, Federfarma Taranto contesta il Governo
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Mercoledì, 18 Febbraio 2015 18:24

SANITA' - Liberalizzazione del farmaco etico, Federfarma Taranto contesta il Governo In evidenza

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“Non è passato inosservato nemmeno in Europa il tentativo del Governo italiano di liberalizzare il farmaco etico a vantaggio della Grande distribuzione organizzata e delle parafarmacie".

Rossano Brescia, presidente di Federfarma Taranto, attacca a testa bassa contestando l'azione del governo Renzi. E lo fa ricordando come il Pgeu, il Raggruppamento farmaceutico dell’Unione europea, "ha infatti scritto una lettera il 16 febbraio scorso ai ministri Guidi e Lorenzin e al sottosegretario Gozi esortando il Governo italiano a ripensare ad una misura che non avrebbe alcun precedente nell’Unione europea e che porterebbe l’Italia al di fuori della tradizione europea basata su un’assistenza sanitaria e farmaceutica responsabile.  Il presidente del Pgeu, Darragh O’Lauglin, - aggiunge Brescia - ha affermato come senza alcuna eccezione, nessun Paese europeo permette la dispensazione di farmaci etici al di fuori delle farmacie regolarmente autorizzate”.

Secondo il presidente di Federfarma, infatti, non è pensabile che prodotti come i farmaci, potenzialmente letali, "siano distribuiti senza garantire il loro uso razionale ed appropriato al fine di assicurare ai pazienti la maggiore sicurezza possibile. Ciò è possibile solo se i farmaci sono dispensati nelle farmacie legalmente autorizzate in un contesto dove l’obiettivo primario è l’assistenza sanitaria e dove gli standard professionali prevalgono su obiettivi eminentemente commerciali. Accomunare i farmaci a beni di consumo ordinari, in contesti dove il farmaco viene integrato a strategie commerciali che niente hanno a che vedere con l’obiettivo di un uso responsabile del farmaco, non può essere certo nell’interesse né dei pazienti né del Servizio sanitario nazionale".

Insomma, l'opinione è che una misura come quella italiana non sarebbe coerente con la tendenza europea "che è quella di concentrarsi sull’insieme dei bisogni sanitari del paziente, sempre più anziano e con patologie croniche che abbisognano spesso di più terapie farmacologiche, attorno al quale si concentrano le attenzioni e i servizi di professionisti e strutture sanitarie che si coordinano e collaborano all’interno del servizio sanitario nazionale, garantendo qualità, sicurezza, coerenza ed equità. Oltretutto, - aggiunge Brescia - nei farmaci soggetti a ricetta il paziente richiede un controllo continuo da parte del medico, in collaborazione con il farmacista per facilitare il follow-up del paziente e la sua aderenza alla terapia garantendo, in tal modo, l’ottenimento dei risultati farmacoterapeutici attesi.  La collaborazione attiva tra professionisti sanitari, su cui stanno investendo organizzazioni internazionali quali l’Oms per migliorare l’uso responsabile del farmaco, esige che il farmaco sia trattato come un prodotto con valenza sanitaria e non come una merce comune".

Sulla questione, invece, dell’abolizione o dell’allentamento della pianta organica il Pgeu ha sostenuto come in Europa non ci sia alcuna prova che modifiche verso il basso del rapporto abitanti/farmacie portino a benefici economici. Anzi, dice Brescia, "l’evidenza ci dice piuttosto il contrario: quando in Spagna la regione autonoma della Navarra cancellò la pianta organica, la conseguenza fu un declino della qualità del servizio farmaceutico, in quanto l’effetto immediato fu l’indebolimento dell’intero settore, ad esempio limitando la possibilità per le farmacie di detenere uno stock di farmaci sufficiente per le esigenze della popolazione.  In seguito la Navarra reintrodusse disposizioni normative sulla pianta organica.  Nello stesso Regno Unito, dove vige un sistema di pianificazione, con alcune deroghe, delle aperture di nuove farmacie conosciuto come “control of entry”, - conclude Rossano Brescia - alcune di queste deroghe sono state recentemente cancellate in quanto vi fu chiara prova come eccessive aperture di farmacie equivalevano ad esercizi mal gestiti e senza la presenza di uno staff adeguato”.