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Giornale di Taranto - Per il consigliere regionale, Giuseppe Cristella (PdL) continua “Il dramma dei lavoratori dell'ex-Miroglio”
Sabato, 07 Settembre 2013 15:27

Per il consigliere regionale, Giuseppe Cristella (PdL) continua “Il dramma dei lavoratori dell'ex-Miroglio”

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“Il piano di investimenti avanzato a suo tempo dalla società friulana QBELL leader nella produzione di televisori e schermi TV, con cui si prefiggeva d rilevare l’ex Miroglio di Ginosa, è fallito miseramente. Le trattative concertate con l’Assessorato regionale al Lavoro sono state sospese per sopraggiunte difficoltà di liquidità finanziaria lamentate dalla QBELL, la quale molto probabilmente se ne tornerà nella sua Friuli. All’attualità, resta il dramma di almeno 195 lavoratori appartenenti agli ex stabilimenti tessili di Ginosa e Castellaneta per i quali si prospetta un futuro molto incerto causa la mancata ricollocazione lavorativa attesa ormai da quattro anni. A mio avviso, si può e si deve risolvere la vertenza lavorativa in questione; sarà necessaria tuttavia, una migliore e più razionale concertazione di idee e di proposte a tutti i livelli istituzionali se si vorrà dare spazio ad altre potenziali trattative. Penso che sarebbe opportuno svolgere al più presto un’approfondita indagine di mercato per meglio individuare le imprese interessate a rilevare gli ex stabilimenti della Miroglio che, non va dimenticato, si estendono per 14 ettari con una copertura di ben 54.000 mq. La ‘ratio’ per attrarre imprese potenzialmente interessate ad acquisire le strutture della ex-Miroglio di Ginosa e Castellaneta e a procedere quindi alle relative assunzioni è rappresentata dalla qualità del capitale umano per il quale vi sarebbero fondi pubblici per una sua riqualificazione professionale; da bonus che si identificano con la cessione volontaria di ciascun dipendente del proprio TFR a favore dell’impresa subentrante che andrebbe ad investirli nel ciclo della produzione; dalla concessione infine di consistenti sgravi fiscali e di finanziamenti pubblici che andrebbero a supportare gli investimenti operati dall’impresa interessata all’operazione. Insomma gli ingredienti per un processo di riconversione industriale dell’ex-Miroglio sono reali e possono costituire un polo d’attrazione per quelle imprese che intendano espandersi ed incrementare i loro fatturati attraverso la cultura del lavoro e dell’onestà imprenditoriale. Ritengo altresì, che qualora la vertenza in questione non dovesse trovare uno ‘sbocco’ accettabile, occorrerebbe allora, per i circa duecento ex lavoratori, una riqualificazione professionale al fine di reimpiegarli a piccoli gruppi, ovvero ‘spacchettati’ anche nelle diverse realtà cooperativistiche operanti sul territorio jonico come ad esempio nel campo dell’agricoltura o del turismo così come in quello di altri settori produttivi. A tal proposito invito i sindaci i cui territori sono drammaticamente interessati dalla crisi dell’ex gruppo Miroglio ad esperire un’indagine conoscitiva dell’attuale mercato imprenditoriale locale al fine di meglio individuare le aziende disposte ad assumere, ciascuna per il proprio, un ristretto numero di ex lavoratori della Miroglio; tanto, per una più razionale distribuzione dei medesimi che attualmente sono in CIG. Diffidiamo da grandi complessi industriali come la QBELL o altre che con il pretesto di voler risolvere il dramma occupazionale dei nostri lavoratori con pseudo piani d’investimenti, nella realtà vogliono invece speculare sui vari bonus fiscali e finanziari messi a disposizione dal competente Ministero del Lavoro, dalla Regione e anche dagli stessi lavoratori attraverso il loro TFR. Piuttosto, tali benefici molto più opportunamente andrebbero indirizzati verso le nostre piccole e medie aziende locali che non avendo dimensioni da grande industria, meglio potrebbero gestire una crisi economica e comunque non ci ritroveremmo a gestire vertenze occupazionali lunghe, complicate e di difficile se non impossibile risoluzione. Occorre allora un cambio di mentalità, oserei dire un cambio di cultura nella visione complessiva del ‘fare imprenditoria’. Finiamola con il consentire soprattutto alle aziende settentrionali di depredare le risorse del nostro territorio in termini di capitale umano, aziendali e finanziari con l’illusione che ci risolvano il problema attraverso il classico colpo di bacchetta magica, quando in realtà il loro inverecondo scopo invece è esclusivamente quello di attuare la politica del ‘mordi e fuggi’. Ridare dignità ai tanti ex lavoratori attualmente in CIG deve costituire una priorità politica, un’emergenza morale ed istituzionale. Per farlo però è necessario riqualificarli professionalmente per destinarli ad un lavoro differente da quello svolto precedentemente così da coinvolgerli in un nuovo processo produttivo. Penso ad esempio alla manutenzione dei numerosi servizi comunali: dalla raccolta differenziata, al ripristino del zone a verde come alla semplice pitturazione di aule scolastiche; attività che potrebbero essere affidate soprattutto ad imprese che dimostrino di aver assunto ex lavoratori in CIG. Chiedo infine ai sindaci coinvolti nella dolorosa questione della ex Miroglio, attualmente alle prese con il dramma di tanti ‘ex lavoratori’ e con quello della disoccupazione giovanile, di divenire essi stessi, i veri artefici di una nuova stagione politica locale che non li veda però spettatori passivi di decisioni politiche calate dall’alto; piuttosto managers istituzionali con idee e proposte tali da generare le cosiddette attrattive imprenditoriali in grado di offrire dunque soluzioni concrete e ‘su misura’ ai differenti problemi occupazionali dei loro concittadini. Da ultimo credo che nelle tante vertenze lavorative che hanno ‘toccato’ lavoratori pugliesi, Vendola abbia avuto un ruolo tanto nefasto quanto insignificante nella risoluzione delle stesse, al punto che si è originata una sfiducia popolare, intimamente legata alla politica sciatta e cialtrona espressa dalla massima carica politico-istituzionale regionale, sempre più distante dalla realtà socio-economica del suo territorio, e sempre più vicina al mondo edulcorato delle vetrine televisive. L’accanimento ad esempio con cui il nostro Presidente chiede la decadenza dalla carica da parlamentare di Berlusconi ‘docet’”