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Giornale di Taranto - ENI - Fumarola (Filctem): "Due miliardi di investimenti per la raffineria di Gela. E Taranto?"
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Venerdì, 07 Novembre 2014 18:56

ENI - Fumarola (Filctem): "Due miliardi di investimenti per la raffineria di Gela. E Taranto?" In evidenza

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L'accordo raggiunto in Sicilia per il futuro della raffineria di Gela rappresenta per il territorio e i lavoratori un punto d'arrivo importantissimo. Dopo un lungo periodo di vertenza, in cui anche i rappresentanti politici si sono assunte le loro responsabilità, l'Eni ha deciso di investire due miliardi per trasformare la raffineria in una green refinery, una centrale capace di produrre biodiesel a partire da materiali vegetali e non più fossili.

Ma se in Sicilia si investe grazie alla pressione dei lavoratori e della politica, "a Taranto - fa presente Giordano Fumarola, segretario generale della Filctem CGIL - il futuro sarà ben diverso. Il deposito costiero comporterà la perdita, nel tempo, del novanta percento dei lavoratori, dai circa quattrocento che sono ora, si arriverà a meno di cinquanta. Investimenti come quelli di Gela permetterebbero di avere impianti più ecocompatibili e più performanti, e questo non solo garantirebbe una qualità di vita migliore nel territorio ma permetterebbe di salvaguardare i livelli occupazionali, garantendo almeno il numero di dipendenti che ora sono in carico alla raffineria. Con il progetto del deposito costiero i lavoratori dell'indotto potrebbero essere i primi a pagarne la scelta. "Come Filctem Cgil - dice Fumarola - ci piacerebbe che l'esempio di Gela fosse seguito anche a Taranto, una città e un territorio già duramente colpito che ha bisogno di importanti investimenti in termini di innovazione e ambientalizzazione, di un ragionamento capace di guardare al futuro senza timore. Ma tutti sono tenuti a fare la propria parte. Così come i lavoratori a Gela sono stati capaci di stare in una vertenza complessa, portando a casa un risultato storico, così lo saranno anche a Taranto, ma è necessario - conclude Fumarola - che l'impresa e le istituzioni si sentano chiamate in causa".