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Giornale di Taranto - L'ARIA CHE TIRA - Assennato: "Perchè il commissario per le bonifiche non rende noto il nostro documento sul Mar Piccolo?"
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Giovedì, 23 Ottobre 2014 21:22

L'ARIA CHE TIRA - Assennato: "Perchè il commissario per le bonifiche non rende noto il nostro documento sul Mar Piccolo?" In evidenza

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L'ARIA CHE TIRA - Da sinistra, Michele Tursi, Giorgio Assennato e Barbara Valenzano L'ARIA CHE TIRA - Da sinistra, Michele Tursi, Giorgio Assennato e Barbara Valenzano

di PIERPAOLO D'AURIA

La verve è sempre la stessa come il coraggio di dire le cose per quelle che sono. Giorgio Assennato, direttore di Arpa Puglia, non si tira indietro e al dibattito  “L’aria che tira”, organizzato dal quotidiamo online “Giornale di Taranto” diretto da Angelo Lorusso (incontro moderato dal collega Michele Tursi e al quale è intervenuta anche l’ing. Barbara Valenzano, custode giudiziario dell’Ilva),  non le manda a dire al commissario per le bonifiche, Corbelli.

“L’Arpa – racconta – ha inviato al commissario un dettagliato documento tecnico-scientifico riguardante la bonifica di Mar Piccolo. Non capisco perché ancora quel documento non sia stato reso pubblico nonostante avessimo chiesto di poterlo fare.

” E dà i quindici giorni al commissario Corbelli altrimenti “quel documento lo divulgherò io stesso” perché  “non si può continuare a giocare con la vita dei tarantini. Sono pronto a sfidare il contratto di consulenza tra noi e il commissario per le bonifiche e a renderlo ripeto,  comunque noto se non lo dovesse fare lui. Le istituzioni non possono continuare ad alimentare la sindrome di Gaza nei tarantini. E le recenti normative su Taranto e sull’Ilva “rafforzano questa sensazione di accerchiamento“.

Poi l’impegno, che  è uno e uno solo: garantire ai tarantini e, soprattutto, ai cittadini del quartiere Tamburi la possibilità e il diritto di respirare aria di qualità al di là della contingenza specifica che ha portato ad un miglioramento dei livelli di inquinamento solo perché la produzione Ilva è diminuita.

Più che parlare dell’aria che tira a Taranto, ha sottolineato il prof. Assennato, ritornato dopo tanto tempo nella città dei due mari (“Ho litigato con mia moglie perché avevo giurato che non avrei mai più messo piede a Taranto”, confiderà poco prima del suo intervento) occorre parlare “dell’aria che ha tirato per decenni a Taranto”.

Presenta un bicchiere mezzo pieno per parlare della parte mezza vuota perché, dice, “va visto soprattutto quello che si poteva fare e non è stato fatto”. Allora via, si parte, con dati e circostanze, e la prende un po’ da lontano, dal 2006 quando le centraline di rilevamento “non rilevavano nulla” e inquinanti come il pm10 “non venivano presi in considerazione”.

Sulle diossine, poi, ricorda come il problema fosse stato sollevato da un’associazione ambientalista e subito “notai che in nessun laboratorio dell’Arpa in Puglia era possibile analizzare i campionamenti” tanto è vero che rilevamenti sul camino E312 “li fece un’azienda di Bologna” mentre le analisi “un laboratorio di Marghera”.

Preistoria o archeologia ambientale, questione di punti di vista perché oggi “Taranto ha un laboratorio accreditato in grado di effettuare tutti i tipi di controllo sugli agenti inquinanrti. Un laboratorio che dovrebbe diventare un polo di riferimento per l’Italia meridionale con Taranto sede principale, Metaponto come sede secondaria, al servizio di Calabria e Molise”. Questo è il bicchiere mezzo pieno che ha permesso di offrire un quadro della situazione, drammatico, che prima non era possibile delineare per via di leggi dello Stato che prevedevano limiti che riportavano nella norma, come accettabili,  dati che, invece, erano da considerare fuori dalla norma. “Dimostrazione del fatto che le lobbies siderurgiche sono intoccabili”.

Ma l’Arpa, e con lei la Regione Puglia, è andata avanti per la sua strada, sfornando dati su dati nonostante le accoglienze gelide del ministero dell’Ambiente e del suo staff  “troppo spesso assimilabili a una succursale del ministero dello Sviluppo economico”, aggiungerà il direttore di Arpa Puglia.

Poi c’è il bicchiere mezzo vuoto con l’impossibilità di creare, in tempi non sospetti,  il centro Ambiente e salute istituzione che soltanto adesso sta cominciando a muovere i primi passi ma dal 2009, quando doveva nascere, tempo prezioso se ne è perso grazie anche al decreto 155 (ministro Prestigiacomo) “che poneva la parola fine su interventi tecnico-scientifici sulla difficile situazione tarantina”. E nel bicchiere mezzo vuoto Assennato ci mette anche la querelle in atto con il commissario per le bonifiche.

“Le mie – aggiunge per fugare ogni dubbio - non sono esternazioni né valutazioni politiche, come qualcuno potrebbe pensare, perché non mi candiderò mai” a dispetto di quanto “mi attribuiva, nelle intercettazioni telefoniche, l’avvocato Perli (legale dell’Ilva, ndr)”.

Poi il merito di aver fatto introdurre nell’Aia la faccenda dei winds day perché “abbiamo dimostrato come, riducendo la produzione nei giorni particolarmente ventosi, la qualità dell’aria migliora”.

Comunque da luglio 2012 a oggi il bicchiere com’è? Assennato si chiude  in difesa e poi rilancia perché le misure dei custodi giudiziari, le chiusure della maggioranza delle batterie delle cokerie e altri interventi “hanno portato inevitabilmente ad un miglioramento delle emissioni di benzo(a)pirene”.

Allora via con le slide, per capire numeri e situazione e parlare di valutazione del danno sanitario e dimostrare che gli studi di epidemiologia, come da più parte richiesti, vanno effettuati con cognizione di causa “altrimenti, paradossalmente, potrebbero fornire dati non conformi alla realtà”.

Intanto la questione dell’Aia resta tutt’ora aperta perché, ha spiegato l’ing. Barbara Valenzano, custode giudiziario Ilva,  i tempi di attuazione sono prorogati per vie dei vari decreti intervenuti che procrastinano al 2016 e, in alcuni casi al 2018, gli interventi per la compatibilizzazione ambientale dell’Ilva”. Quindi, la favola del 75% degli interventi realizzati nello stabilimento siderurgico raccontata dal commissario Gnudi “non sono riscontrati dall’Arpa”, per cui si tratterebbe di interventi realizzati “sicuramente importanti ma non quelli che hanno un impatto maggiore sull’abbattimento delle emissioni inquinanti. L’abbattimento del livello produttivo comporta, gioco forza. – ha aggiunto la Valenzano -  l’abbattimento del benzo(a)pirene ma non vuol dire che tutto è migliorato per cui non è possibile fare raffronti e dire se impianto è efficiente o meno”.

Via al dibattito e si comincia con Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, che subito legge quanto previsto dalla prescrizione  21 dell’Aia secondo la quale “ora dovremmo avere una mappa delle emissioni diffuse, che non abbiamo, e capire l’ammontare complessivo degli idrocarburi policiclici. Vorremmo sapere se nel 2014 queste nubi sono state quantificate visto che i dati sono fermi al 2010” mentre Fabio Millarte (Wwf) chiede perché “le centraline di monitoraggio all’interno dell’Ilva non sono state riposizionate visto che erano sistemate in modo sbagliato”. E, ancora, c’è chi ha chiesto come funzionano, effettivamente, i winds day e quale sarà il fabbisogno sanitario per Taranto? E l’Aia non prevedeva la fine degli slopping? Poi, dice Pluchino, imprenditore tarantino, ci sono dati “difficilmente interpretabili dai cittadini. Quanti tumori ci aspettiamo nella zona Tamburi? E perché, ha poi chiesto un operaio dell’area a caldo, le centralne delle cocherie ”sono state chiuse e bagnata la strada circostante?”

Per quanto riguarda il discorso delle centraline, l’ing. Valenzano ha fatto presente che “è stata fatta un’informativa all’autorità giudiziaria e al ministero mentre per gli slopping c’era una prescrizione che prevedeva l’utilizzo di un sistema automatico che, di fatto, fallisce perché le operazioni sono manuali. Anche in questo caso sono state fatte le dovute segnalazioni e comunicazioni”. Insomma, siamo di fronte a “una prescrizione disattesa”.

Comunque la titolarità dei controlli “è di Ispra perché noi facciamo da supporto ma quando troviamo qualcosa che non va informiamo subito le autorità competenti”, ha subito puntualizzato il prof. Assennato per far capire che non tutto può e deve essere imputato all’Arpa. “Non mi è piaciuto – ha aggiunto - che nei giorni scorsi sia venuto a Taranto il ministro Giannini a inaugurare macchinari incelofanati (il polo scientifico-tecnologico, ndr) che resteranno tali per molto tempo quando avevamo proposto di metterli a dispisizione di Arpa” che, rispetto alla Asl di Taranto, “non ha avuto una risorsa umana in più mentre per l’azienda sanitaria piovevano euro e deroghe al patto di stabilità”. Poi una stoccata al progetto Tempa Rossa. “Total ha spiegato che non ci sarà alcuna nuova emissione inquinante e che, comunque sono previste compensazioni ma non abbiamo ricevuto, a riguardo, informazioni progettuali. Nell’area tarantina qualunque incremento di emissioni sarà insopportabile. La partita Tempa Rossa è aperta soltanto perché il Comune di Taranto non vuole rilasciare le concessioni edilizia mentre per quanto riguarda tutti gli altri aspetti è già tutto definito”.

Insomma, il bicchiere Taranto è mezzo pieno o mezzo vuoto? Mah, la sensazione è che qualcuno abbia rubato il bicchiere!

Ultima modifica il Venerdì, 24 Ottobre 2014 09:24