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Giornale di Taranto - TARANTO - Confcommercio contro friggitorie ambulanti e mini-bar
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Venerdì, 26 Settembre 2014 21:04

TARANTO - Confcommercio contro friggitorie ambulanti e mini-bar In evidenza

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Friggitorie, paninoteche, rosticcerie, minibar: a Taranto le possibilità di scelta per una consumazione al volo sono  vaste.  Qualcuno ha pensato bene di definirla  la città del mordi e fuggi, basta infatti  una sosta veloce – se con l’auto, perché no in seconda fila?- ad un dei tanti punti di somministrazione di alimenti e bevande che stazionano  in forma stabile nei punti più belli e strategici della città (Lungomare, via d’Aquino, piazza Garibaldi), per consumare  al volo un panino con la salsiccia, un cartoccio di calamari fritti, una birra.

"La vendita  e consumazione del cibo da strada a Taranto è ormai una  alternativa al tradizionale pubblico esercizio (il bar, pub,  paninoteche, pizzerie etc), esercitata però nei modi non previsti dalle normative in materia",  come evidenziano in un nota congiunta, all’indirizzo della Amministrazione,  il   presidente provinciale di Confcommercio, Leonardo Giangrande, ed i  responsabili di categoria Fipe Ristoratori, Laterza,  e Bar, De Marco. 

E a sostegno della loro denuncia, Giangrande, Laterza e De Marco citano la legge sul commercio ambulante ( Legge 18 del 2001 e successivo Regolamento comunale Titolo IV art. 33 comma 2) che prevede che il commerciante non possa fare soste nel medesimo punto, superiori ad un’ ora e che non vi possa tornare nell’arco della stessa giornata, e il  Regolamento  comunale che vieta espressamente di svolgere attività commerciale ambulante in via d’Aquino, al Lungomare e nelle zone limitrofe del Borgo; e ancora  l’art. 199 comma 9 dello stesso Regolamento che prevede precise norme in fatto di igiene e sanità, "che - sottolineano - vengono regolarmente violate. La irregolarità del modus operandi di queste attività - fanno presente da Confcommercio - è tale che basterebbe davvero poco per contestare  la  presenza di tavoli e sedie nei pressi del punto vendita (non si tratta infatti di somministrazione assistita); l’assenza di servizi igienici; il mancato pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico (Tosap);  la non osservanza del  divieto di somministrazione di alcolici ai minori;  l’obbligo di conservazione, ripristino e pulizia dei luoghi pubblici;6) i limiti di emissioni acustiche, e tanto altro ancora. Per non parlare - proseguono Giangrande, Laterza e De Marco -  del decoro e del rispetto degli spazi urbani, declassati dalla presenza di attività inadatte ai luoghi. Una occupazione insomma  non autorizzata di   aree urbane  di pregio che dovrebbero essere ben diversamente valorizzate. Tutto questo - concludono nella lettera indirizzata all'amministrazione comunbale - accade mentre nei confronti delle  tante aziende regolari che operano nel settore si aumentano le  tasse e i contributi locali e non da ultimo  la Tosap, la nuova Tari, ed il regolamento dei dehors. Un dubbio infine: non è ben chiaro se queste siano attività autorizzate come sosterrebbe qualcuno, o si tratti di attività del tutto irregolari".