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Giornale di Taranto - LA VERTENZA - Niente lavoro per l'Arsenale di Taranto
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Giovedì, 04 Settembre 2014 00:24

LA VERTENZA - Niente lavoro per l'Arsenale di Taranto In evidenza

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Alla vigilia della visita del capo di Stato maggiore della Marina militare, amm. De Giorgi  che, oggi 4 settembre in assemblea pubblica, incontrerà il personale civile e militare dell’Arsenale, la rsu di Marinarsen e le organizzazioni sindacali territoriali, "quando è ormai chiaro lo scenario delle scelte economiche, normative e organizzative del ministero della Difesa", sottolineano la drammaticità degli eventi che si stanno susseguendo e la loro ricaduta sullo  stabilimento e sull’intero territorio. 

"La realtà che oggi  appare - sottolineano i segretari di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Confsal Unsa, Ugl Intesa, Flp Difesa e le rsu di Marinarsen - conferma le valutazioni negative che le organizzazioni sindacali nazionali hanno, in ogni sede,  rappresentato sulla legge di revisione dello strumento militare che, nel tentativo di  ridurre i costi ha solo tagliato posti di lavoro civili e militari, senza realizzare alcun tipo di risparmio e lasciando inalterate ampie aree di privilegio".

Del resto, fanno presente i sindacati di categoria, la recente comunicazione del Comando logistico sulla impossibilità di finanziare la manutenzione delle navi per il 2015  per  mancanza delle risorse necessarie, senza peraltro conoscere la programmazione lavorativa triennale, ha  indotto la stessa Marina militare a richiamare l’attenzione sul peggioramento dei risvolti occupazionali per la città.

"Accanto alle argomentazioni, da noi sempre rappresentate, sulla necessità di assicurare  il ricambio generazionale che garantisca la trasmissione delle conoscenze, sulla necessità di avere   infrastrutture, a tutt’oggi indisponibili, che consentano ai dipendenti di lavorare, si aggiungono oggi - proseguono i sindacati - risvolti inediti che necessitano di un approccio organico di tutti gli attori   istituzionali, politici  e militari. Se l’internalizzazione delle attività e la valorizzazione della manodopera interna  è un valore comune, perseguito e condiviso  dalle organizzazioni sindacali, ipotizzare che alcune lavorazioni o attività logistiche e impiegatizie, siano affidate a personale militare (svolte in verità lodevolmente e con diligenza) ma addestrato e formato per fare altro, non appare certo  la soluzione ideale quando si mandano a casa lavoratori senza più futuro. Riteniamo invece necessario innalzare  il livello di intervento mettendo in campo  iniziative di più ampio respiro".

A tal fine, secondo i sindacati, è necessario verificare "come i finanziamenti previsti dalla legge di revisione dello strumento militare per l’industria navalmeccanica possano coinvolgere il territorio e come si possano eventualmente coniugare con la proposta di smaltimento ecocompatibile del naviglio militare  in collaborazione anche con   l’Ilva,  così come , invece di piangere sulla mancanza di risorse per la formazione e assistere allo Stato Maggiore Marina che, unilateralmente, sceglie come impiegare i pochi soldi disponibili, deludendo e pregiudicando attività consolidate, si persegua un piano generale che coinvolga le singole regioni che hanno, invece, ampia disponibilità di risorse europee da destinare allo scopo. Non vi sono strade diverse da quelle indicate e non vi sono - concludono - alternative ad un coinvolgimento di una intera comunità che ha da sempre condizionato e subordinato alla Marina Militare, sacrificando immense  porzioni di territorio, le proprie scelte economiche e sociali". 

Tutti motivi, questi, che hanno indotto la rsu Marinarsen e le organizzazioni sindacali di categoria a proclamare lo stato di agitazione.