Come il Governo può pensare di imporre sul territorio di Taranto una scelta come quella di Tempa Rossa, una scelta che pregiudicherebbe quel tentativo di cambiamento che la città sta cercando di esprimere e realizzare? E' quanto si chiede il consigliere regionale del Pd Anna Rita Lemma che invita l'Esecutivo a fermarsi in quest'azione sempre più verticistica e sempre meno partecipata. La consgliera regionale rilancia anche la proposta di costituire a Taranto un Tavolo permanente interistituzionale per gestire l'emergenza e raccogliere le istanze che partono dal capoluogo
“La vicenda Tempa Rossa - scrive la Lemma-apre ad una serie di riflessioni che ritengo abbiano ormai a che fare con il principio di rappresentanza ed il legittimo diritto di determinazione del proprio futuro degli stessi territori attraverso e al di la' delle stesse rappresentanze istituzionali elette.
L'inizio delle procedure è del 16 aprile 2010, il via libera del Governo (ministeri Ambiente e Sviluppo Economico) giunge lo scorso 17 luglio.
I pareri di Comune, Provincia e Regione sono obbligatori ma non vincolanti.
Secondo il Cipe, il giacimento consentirà di coprire il 10 per cento del fabbisogno nazionale per 20 anni garantendo «un notevole contributo alla riduzione della dipendenza del Paese dall’estero per l’approvvigionamento energetico».
In Mar Grande giungerà il greggio dalla Basilicata attraverso un oleodotto che sarà collegato a due maxi-serbatoi di stoccaggio da realizzare. Prevista anche la realizzazione di una nuova piattaforma offshore. Potranno così attraccare, secondo le stime previsionali navi con capacità minima di 30.000 tonnellate e massima di 45.000 tonnellate (greggio Val D’Agri) e navi sino a 80.000 tonnellate (greggio Tempa Rossa).
Quando si avviarono le procedure il dibattito fu aperto ma non coinvolse, come sta avvenendo in questi giorni una parte, la più attenta, della città.
E a Taranto sembra che da allora sia trascorsa una infinità di anni.
Il nostro è un territorio in cui il tema ‘lavoro che non c’è’ si coniuga, senza possibilità di smentita, con quello di un ‘ambiente sano’.
La prima osservazione- conclude la Lemma- è la seguente: come è possibile che il Governo creda di poter imporre ai territori e ai cittadini, che patiscono sulla propria pelle i danni di politiche industriali superate, scelte che come Tempa Rossa ormai rappresentano ulteriore peso ambientale e soprattutto impedimento definitivo al tentativo di sottrarsi alla monocultura dell’acciaio e della grande industria?
Non ascoltare il nuovo corso di un territorio che non ha mai brillato per grande capacità di trasparente protagonismo, e che oggi vuole provare a farlo, è un errore,
Taranto è emblematica e certamente non è sola nel voler rappresentare la volontà di condividere le scelte di politica industriale, energetica ed ambientale che la riguardano.
Voglio sperare che anche la posizione di Confindustria, in fondo, questo voglia rappresentare: c’è una classe imprenditoriale alla ricerca di una legittimazione e che inevitabilmente dovrà essere pronta a sostenere la sfida del rischio di impresa, dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione.
Un anno fa- scrive ancora la consigliera regionale del Pd- senza trovare purtroppo alcuna solidale ed operosa condivisione almeno nel mondo politico, chiesi l’apertura di un tavolo interistituzionale permanente a Taranto.
Esperienza già vissuta quando la città attraversò la fase del dissesto del Comune.
Rilancio la richiesta, non solo per gestire l’emergenza ma quale metodo per ascoltare le istanze dei territori, forte questa volta della posizione assunta anche dal gruppo consiliare del PD al Comune di Taranto, dei nostri assessori in Giunta e, ad onor del vero, anche dall’allora assessore al Bilancio oggi on. Pelillo che non partecipò alla Giunta regionale per la valutazione d’impatto ambientale.
Tempa Rossa sancirebbe la fine di un progetto di riscatto del nostro territorio, della reale possibilità di investire sulla enorme potenzialità del porto e di inserirsi in un trend ormai significativo per una Puglia scelta per mare, enogastronomia, arte e natura.
E non può essere una conferenza di servizi tenutasi a Roma, e peraltro di composizione unicamente tecnica, a decidere per un territorio.
Il Governo si fermi in questa spericolata azione sempre più verticistica e sempre meno partecipata riguardante scelte per il Paese.
Sì al cambio di verso... ma del verso giusto.
Magari ripartiamo dal definire quali politiche industriali, energetiche e ambientali questo Governo vuole delineare per tracciare il profilo del nostro Paese nei prossimi 20 anni.
Nella cornice complessiva - conclude la Lemma -il contenuto si potrà arricchire del responsabile contributo dei territori.
Viceversa, il nostro diventerà un Paese sempre più ingovernabile e sempre meno competitivo”.