È in corso da stamattina alle 6 un presidio delle portinerie dello stabilimento ex Ilva di Taranto (Acciaierie d’Italia) da parte di delegati sindacali e lavoratori. Oggi é la giornata dello sciopero in tutto il gruppo indetto dalle sigle sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm per chiedere al Governo un diverso approccio alla vertenza, in piedi da circa 13 anni, e il rilancio dell’azienda attraverso l’intervento pubblico. A Taranto lo sciopero é di 24 ore e coinvolge anche il personale delle imprese appaltatrici della fabbrica e i dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria, che sono tutti in cassa integrazione da anni. Proteste e presidi sono programmati anche negli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e Racconigi. Dopo il presidio delle portinerie, a Taranto lavoratori e sindacalisti si concentreranno davanti alla direzione dello stabilimento per poi muovere in corteo verso le 8 in direzione della città raggiungendo il Municipio. Prevista la presenza del sindaco di Taranto, Piero Bitetti. Anche se ieri sera il governo ha convocato tutte le sigle sindacali per il 28 ottobre alle 18 a Palazzo Chigi per un punto sulla situazione, e l’incontro con l'esecutivo rientrava nelle motivazioni dello sciopero, le sigle Fim, Fiom e Uilm hanno comunque confermato la protesta di oggi. Per i sindacati, “la convocazione inviata a Fim Fiom Uilm per un incontro a Palazzo Chigi sulla vertenza ex Ilva è un primo importante risultato ottenuto con la mobilitazione e le assemblee che si sono tenute in tutti i siti del gruppo con la partecipazione dei lavoratori di AdI, Ilva AS e dell’indotto”.
Con lo sciopero, i sindacati chiedono “un progetto industriale che garantisca la realizzazione della decarbonizzazione della produzione, l’ambientalizzazione e il ripristino di luoghi di lavoro sicuri e dignitosi”. E ancora: “L’intervento pubblico che garantisca tutta l’occupazione” e manifestano i sindacati “contrarietà ad una cassa integrazione senza una chiara prospettiva”. Le sigle Fim, Fiom e Uilm chiedono poi “il mantenimento dell’integrità del gruppo, no allo spezzatino societario” e “l’apertura di un confronto che affronri la complessità delle questioni sociali e che individui un quadro di strumenti che diano risposte ai lavoratori per il pregresso e per il futuro”.

