La Capitaneria di porto di Taranto, a seguito di un'indagine, condotta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Taranto, ha eseguito un'ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di due individui, indagati per aver commesso attività finalizzate allo smaltimento illecito e combustione di rifiuti nell'hinterland tarantino.
L'attività investigativa attraverso l'uso di intercettazioni telefoniche, foto-trappole, appostamenti e pedinamenti elettronici dei mezzi coinvolti ha potuto documentare più di cento episodi di abbandono e incendio di rifiuti, localizzati soprattutto nei quartieri Paolo VI e Tamburi di Taranto. La ricostruzione della filiera ecocriminale dei rifiuti ha inoltre fatto emergere l'attivo coinvolgimento di alcune imprese edili beneficiarie dei vantaggi dell' Ecobonus 110%, le quali, attraverso una disinvolta gestione dei rifiuti dei propri cantieri, si avvalevano degli indagati al fine di smaltire l'immondizia a condizioni economiche particolarmente vantaggiose. I rifiuti, inoltre, venivano accuratamente rinchiusi all'interno di sacchi di plastica, per poi essere gettati nei pubblici cassonetti sparsi per la città. Oltre agli indagati sottoposti agli arresti domiciliari, l'autorità giudiziaria ha notificato l'avviso di garanzia ad altre 9 persone, nonché disposto il sequestro dei 5 automezzi utilizzati per la commissione dei reati ambientali.

