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Giornale di Taranto - REALTÀ TARANTINE/ Spazioporto: un'impresa culturale che nasce da un'ambizione, un sogno realizzato, la risposta alla voglia di riscatto
Giovedì, 10 Aprile 2025 07:41

REALTÀ TARANTINE/ Spazioporto: un'impresa culturale che nasce da un'ambizione, un sogno realizzato, la risposta alla voglia di riscatto In evidenza

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di Lucia Pulpo 

 

Concludiamo il nostro giro a Porta Napoli entrando a Spazioporto , dove ci fermiamo con Mimmo Battista il responsabile pianificazione e marketing nonché rappresentante legale di Spazioporto, al quale chiediamo:

Spazioporto, cineporto vicino al porto mercantile ma il nome ha anche un sapore immaginifico che quasi spazia verso altri pianeti… cos’è Spazioporto?

Spazioporto è prima di tutto un’ambizione. A Taranto, non c’è mai stato qualcosa del genere. Un  contenitore trasversale per  la rigenerazione culturale del territorio. Utile fermento culturale non soltanto di Taranto ma dell'intera regione considerando che raccogliamo spettatori o, pubblico, da Lecce, Bari anche da Matera. Dunque l’ambizione e sogno del miglioramento culturale del territorio su cui interagiamo. Un sogno che stiamo cercando di realizzare.

Dietro questa realtà, ci sono AFO6 e Apulia Film Commision. Come è nata questa collaborazione?

L’idea del Cineporto è nata diversi anni fa.  Siamo stati fra i fautori dell’entrata di Apulia film commission nel Comune di Taranto. In altre città c’era già un Cineporto di cui abbiamo sentito mancanza perché è un punto di riferimento per la produzione cinematografica. Ovviamente, in questo  rapporto, il Cinema “la fa da padrone”; l’idea viene principalmente da Michele Riondino, grazie a lui si è creata questa connessione, ovvero un posto dove, tutte le produzioni che vengono in zona, trovano accoglienza e si sentono a casa. Spazioporto non è solo l’area eventi, che è al pianoterra, sopra ci sono le stanze: trucco e parrucco, quella delle riunioni, una sala di shooting fotografico; sale attrezzate utili e necessarie alle produzioni cinematografiche per svolgere il proprio lavoro.

Dal 2020, si sono avvicendate presentazioni di libri, proiezioni cinematografiche con e senza dibattito... Siete aperti a tutte le proposte culturali o seguite dei criteri di scelta?

La scelta è orientata dalla ricerca di qualità delle proposte. C’è la direzione artistica di Michele Riondino che super visiona un po’ tutti i progetti. Le nostre proposte sono e devono essere generalista per soddisfare tutti i gusti artistici e culturali. Siamo aperti a tutte le forme artistiche, possiamo occuparci di libri, film, dalla musica al teatro; la scelta è improntata sulla qualità della produzione artistica.

Oltre a spettacoli più canonici  come, per esempio, quelli di musica live, organizzate serate con “open mic”, “make friends and bla bla bla”, la vostra industria culturale quale immaginario vuole creare?

       La nostra è un'impresa culturale, per quanto mi riguarda, fare impresa significa avere degli standard qualitativi da rispettare. Questo è un grave limite che ha la nostra città: l’impresa culturale. Un conto è l’associazionismo, noi abbiamo molti costi, oltre quelli strettamemte legali ci sono stipendi e contributi di cui siamo molto fieri. Quando si dice che con la cultura si mangia… abbiamo assunto 15 unità, compreso chi ruota attorno Spazioporto, a dimostrazione del precedente enunciato e, in un quartiere (Porta Napoli) dove la povertà culturale va al passo con il degrado ambientale, abbiamo creato un'impresa di “economia pulita” e di questo siamo molto soddisfatti anche quando i ricavi coprono solo le spese. Per quanto riguarda i progetti collaterali, su cui puntiamo molto, vorrei evidenziare “Comedy Central”, in Italia, gli hub ufficiali sono due: Milano e Taranto. Comedy Central è la più importante catena di stand up comedy, un format prodotto dalla Panamaunt; una grandissima soddisfazione per noi e non escludo che, in futuro, altri format di altissimo livello nazionale possano approdare a Spazioporto.

Perché Porta Napoli? Siete contenti di questa scelta, cosa bisognerebbe migliorare in zona?

  La scelta di Porta Napoli è stata influenzata da ciò che abbiamo visto in altre realtà europee, ad esempio Berlino ma anche Roma, dove i quartieri, che sono stati rivitalizzati, sono simili a questo dove siamo ora. Nel nostro immaginario, Porta Napoli sarà il vero attrattore della città di Taranto. Vorrei ricordare che esiste già il progetto DOCS che collega le varie realtà culturali di Porta Napoli in un unico contenitore. Cosa andrebbe migliorato? Nell’ultimo anno la situazione è peggiorata tantissimo, sia in termini di decoro urbano che in sicurezza. Abbiamo già fatto le nostre segnalazioni a chi di dovere e attendiamo le risposte dovute. Io chiamo questo: il “Granducato di Porta Napoli”, perché è un quartiere a sé con  grandi potenzialità ma avrebbe bisogno di grandi investimenti dalla amministrazione pubblica per sicurezza, decoro urbano, viabilità. Ci vorrebbero anche nuovi investitori, girano le stesse facce, altri investitori giovani, ci sono le opportunità non soltanto finanziamenti pubblici. Qui c’è un quartiere moderno dove i giovani trovano una loro dimensione.

 Fra eventi e artisti che avete ospitato chi o cosa vi ha colpito e sorpreso cosa vi ha deluso e chi vorreste ospitare nuovamente?

La forza di Spazioporto è l’empatia; tutti gli artisti che sono venuti si sono trovati bene e noi con loro. Qui trovano un posto all'altezza degli standard europei. Sono tantissimi gli artisti che hanno calcato la nostra scena, ma vorrei ricordare un episodio che non riguarda direttamente Spaziporto ma “Uno maggio libero e pensante” di due anni fa, quello sella pioggia… una pietra miliare per la nostra organizzazione e per la città di Taranto. Un edizione che ha sollevato molte polemiche ma, chi c’era sa com’è andata. Ci ritrovammo grandi nomi della musica italiana, tutti insieme in un’unica serata a Spazioporto: Samuele Bersani, La Rappresentante di lista, Ron, Vinicio Capossela, Nicolò Fabi, Marlene Kunz, Venerus, Willie Peote,  e ne sto sicuramente dimenticando altri, tutti insieme è stata un’esperienza indimenticabile. Una persona a cui sono particolarmente legato è Nicolò Fabi, perché ha realizzato l’opera meritoria del “Parco di Lulù” sui Tamburi, che periodicamente si chiude si apre, ci sono problemi ma lui si prodiga molto perché è legato al quartiere Tamburi e a SpazioPorto.

Sono venuta in diverse occasioni con amici e ho letto numerose recensioni positive di persone passate di qui. Cosa vorreste leggere a proposito di SpazioPorto?

Bisogna dividere gli ambiti, il mio è commerciale. Le cose belle le conosco, vorrei leggere: “dovete migliorare in questo...”. Quello che mi da soddisfazione è che stiamo facendo un percorso culturale che attrae anche da fuori città. Ho una certa età e con la mia famiglia ho sempre creduto nella voglia di riscatto di questa città, leggere che vengono da Bari, Brindisi, Lecce, Matera… per me è una soddisfazione, però sono le critiche a farci crescere e noi vogliamo migliorare sempre.