di Lucia Pulpo
Lo scorso 27 marzo, ho partecipato alla presentazione del libro “Il saluto alla Luna” di Patrizia Saccà Toshini, organizzata dall’associazione “Naturalmente al Sud” in collaborazione coll’associazione “Dis-Education”. Un “corpo spezzato” (come lei stessa si definisce) che porta lo yoga a tutti “bipedi” e non. Oltre a partecipare a qualche esercizio ho chiesto alla “dea dormiente” (la posizione preferita dai bambini):
Prima del “Saluto alla Luna”, ha pubblicato il “Saluto al Sole”. Quali sono le differenze fra i due testi?
Sì, saluto tutti! Sono esercizi diversi. Il primo è stato pubblicato nel 2017, è la mia tesi di laurea per divenire insegnante di Yoga. Non è stato facile perché ero disabile e, in 5000 anni di filosofia Yoga, non è mai successo che l’insegnante fosse una persona disabile che spieghi ai “bipedi” cosa sentire e come muoversi. Studiando e praticando lo yoga col mio corpo, ho elaborato un mio metodo ”Yoga a raggi liberi” per praticare yoga da seduti. L’importante è praticarlo col corpo che si abita; è lo yoga a doversi adeguare, non il praticante. “Il saluto alla Luna” sono esercizi più avanzati, 16 asana. Credo siamo in due: io e un ragazzo americano, ad insegnare yoga da praticare da seduti. Insegno agli insegnanti, soltanto a loro perché hanno già la competenza ZEN. Ne avrò formati circa 50. Questo libro non è esclusivamente per loro, è facilitato dalle figure, gli schemi, ci sono molti contributi di cui sono molto contenta.
Prima di essere insegnante, lei è stata atleta paralimpica per la specialità del tennis da tavolo. Sport e Yoga sono due cuori nella sua capanna?
Sono rimasta sulla sedia, paraplegica, a 13 anni e lo sport è stato il primo percorso dove incanalare la mia rabbia. Poi nel ‘92 mi sono avvicinata allo yoga ma il mio obbiettivo era sempre quello di vincere una medaglia. Si trattava di competitività, invece è importante cercare il benessere del corpo fisico, mentale e spirituale. Noi siamo l’uno composto da corpo e mente e spirito. Non sono induista o buddhista ma credo nella divinità che è in ognuno di noi.
Il suo è uno “yoga senza barriere. Per lei, cos’è il limite?
“Yoga per tutti i corpi”. Se consideriamo un gradone alto… quello è oggettivamente un limite fisico; spesso però i limiti sono quelli che noi stessi ci poniamo. Invece dovremmo cercare d’oltrepassare quei limiti mirando sempre all’equilibrio corpo-spirito-mente.
Lei ha collaborato con le unità spinali degli ospedali di Torino, Milano, Ancona… come reagiscono gli ospedali allo yoga in corsia?
Sì, in ospedali a lunga degenza per patologie gravi, oppure, per accompagnare alla morte. Mi hanno aperto le porte, lo yoga aiuta non soltanto i degenti ma, anche, i famigliari. Il cambiamento, traumatico o meno che sia, lascia sempre dei segni; li vediamo negli occhi anche a distanza di tempo, però si deve andare avanti e riprendere a sorridere. Negli ultimi tempi, a Torino dove risiedo, i bambini praticano yoga a scuola.
Si inizia sempre dal respiro fino al silenzio della pace interiore.
Qui, al Sud, la situazione è diversa. Oltre ai libri, tiene corsi online?
Sì, ma accetto esclusivamente allievi già diplomati presso il centro nazionale, ZEN. Comunque è meglio iniziare seguendo un insegnante in un percorso individuale e, successivamente, lezioni di gruppo quando il giudizio ha allentato l’attenzione e non ci distrae più. Non è importante il rumore di fuori, lo sguardo non deve distogliere la nostra attenzione dalla nostra interiorità.
A Taranto non è venuta soltanto per presentare il libro…
Qui, in Puglia, sono venuta diverse volte perché mi piace molto viaggiare, a me e a mio marito. Sono venuta su invito dell’associazione “Naturalmente al Sud” per fare un cammino sulla via Jonica. Il tempo non ci ha accompagnato, a parte la presentazione del libro, il cammino è stato rinviato a Maggio. Sarà l’occasione per tornare e magari tenere una lezione di gruppo.