La Corte di Cassazione ha confermato la condanna del direttore dell’Ilva di Taranto Luigi Capogrosso al risarcimento dei danni nei confronti degli abitanti del rione Tamburi, attiguo all’acciaieria, i cui immobili sono sono stati segnati e danneggiati dall’arrivo delle polveri di minerale e carbone emesse dalla produzione dell’acciaieria. Il danno è valutato nel 5 per cento del valore degli immobili.
Per la Cassazione, il direttore dello stabilimento avrebbe potuto e dovuto bloccare la diffusione delle polveri, mentre dal 2009 al 2012 si sono registrate continue emissioni. Questo ha provocato danni agli immobili e determinato un peggioramento della qualità della vita delle persone interessate.
Il direttore dell’impianto ha contestato la responsabilità personale e parlato invece di responsabilità dell’azienda, ma la Suprema Corte nella sentenza dice che le parti lese hanno evidenziato, nel chiedere i risarcimenti, “un illecito penale commesso da persone fisiche la cui condotta sarebbe andata oltre l’oggetto sociale, non rientrando la produzione dolosa o colposa di danni ai terzi nell’attività sociale”.