Tutto per la scritta dell'acronimo di un'esclamazione tarantina stampata sulla maglietta del maestro Fabio Barnaba, tarantino, che ha diretto Serena Brancale e Alessandra Amoroso nella serata sanremese dedicata alle cover.
Così, la scritta BDS che in tarantino corrisponde all'esclamazione butt' d' sang, un modo di dire colorito che vuol dire più o meno accidenti, è stata scambiata per Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (BDS), sigla di un movimento a guida palestinese che chiede appunto sanzioni contro Israele. Tale errata interpretazione della scritta ha scatenato un mare di polemiche sui social tra sostenitori e oppositori della supposta incursione politica nel Festival.
A chiarire l'equivoco ci ha pensato, in conferenza stampa, il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Mimmo Mazza e lo stesso Barnaba che sul suo profilo social scrive: "Mi hanno chiesto cosa significa BDS.
Questa la mia spiegazione: È un motto per dire “sangue sudore e lacrime” in tarantino, è un acronimo che rappresenta i sacrifici che i musicisti fanno per esprimere la loro arte. Ho voluto portare anche un pò di Taranto sul palco visto che c’erano Bari e Lecce! Tutte e tre unite in un unico abbraccio!".
Chiarito il senso della scritta i social si sono scatenati in questa direzione.
Angelo Mellone direttore del Daytime Rai incalza "Questa la capiscono solo i tarantini: dopo la maglietta BDS del maestro Barnaba, domani mi faccio una maglietta con su scritto UPDM." E insomma, per chiuderla in tarantino, anche a Sanremo "a Madonn sap a ci port l r'cchin!..."
Lu.Lo.