di Luca Lorusso
Sono giorni di attesa ma anche di protesta a Taranto per la spinosa questione relativa al progetto per la creazione del più grande dissalatore d'Italia sul fiume Tara a Taranto.
Attesa perché il caso venerdì 10 gennaio sarà oggetto di una Conferenza dei Servizi che ha congelato ogni giudizio in attesa di valutare l'impatto ambientale dell'opera.
Protesta perché ambientalisti e associazioni continuano a far sentire forte la loro voce. Ieri in tanti hanno partecipato alla manifestazione contro il progetto e in difesa del fiume Tara. "Se la conferenza dei servizi dovesse andare male- hanno ribadito- ricorreremo al Tar e a ogni altra azione legale per difendere il fiume Tara". Nel mirino degli ambientalisti ci sono gli effetti del prelievo di acqua sull'ecosistema del fiume ma anche il problema dello smaltimento della melma ipersalina, residuo del trattamento, senza tralasciare gli alti consumi energetici dell'impianto. “Meglio sarebbe - ribadiscono gli ambientalisti - destinare i finanziamenti (circa 70 milioni di euro) a chiudere le falle della rete di AQP che nella sola provincia ionica disperdono il 60% della preziosa risorsa”. Dubbi in parte condivisi anche dall'ARPA, l'agenzia regionale per la protezione ambientale e non del tutto fugati dall'Acquedotto Pugliese che pure assicura che il fiume Tara non subirà danni dalla presenza del dissalatore.