Pubblichiamo di seguito la Lettera aperta di un medico e cittadino deluso che, con parole dure e un grande senso di sconforto, racconta di una resa, di un fallimento delle politiche sanitarie che ancora una volta penalizzano gli utenti. Una situazione che si ripete, già accaduta in passato, particolare che porta a interrogarsi sulle falle di un sistema sanitario che invece di dare risposte le nega.
Taranto potrebbe dover fare a meno dell'Utin (Unità di terapia intensiva neonatale), realtà fondamentale per la cura dei neonati che nascono prematuri o con patologie. A scrivere è il dott.Giovanni Ciraci, dirigente medico neonatologo presso l'ospedale Ss.Annunziata.
Ecco la sua lettera
"Carissimi “politici“, vi racconto la mia storia di medico neonatologo pugliese.
Nel 2008 con il cuore ferito e con tanta rabbia ho dovuto lasciare la Puglia, che non offriva nulla ai suoi giovani medici. Sono passati 16 lunghi anni e, con grande Gioia, questo non più giovane medico ha deciso di tornare nella sua amata terra… di ricominciare e credere di poter fare tanto per un territorio già così abbandonato dalla politica…Rifaccio le valigie e approdo a Taranto, nel reparto di neonatologia e UTIN del Santissima Annunziata, un reparto che cercava di tornare in vita dopo un periodo di totale distruzione.
Ora, a distanza di due anni e sei mesi la situazione è peggiorata per grave carenza di medici. Nonostante lo sforzo dei sanitari, nonostante la rinuncia a ferie, riposi e congedi, dei pochi medici rimasti, non si riesce più ad andare avanti, a garantire il servizio e la qualità necessarie.
Tante promesse… tante finte promesse.
Un reparto enorme, il secondo punto nascita della Puglia per numero di nati ed una terapia intensiva neonatale con una grande storia…
Tutto distrutto…
Cinque medici che decidono di dire basta e licenziarsi con il dolore nel cuore…
Abbiamo fatto di tutto per mantenere in piedi un reparto così impegnativo, così delicato e indispensabile, abbiamo rinunciato alla nostra vita privata e siamo stati spettatori di una politica che è stata lì a guardare (così come è stata “lì a guardare” per la chiusura dell’UTIN DI Brindisi).
Ora basta..
Siamo troppo pochi, oltre che stanchi e demotivati. Non abbiamo più neanche i numeri per rendere utile il nostro sacrificio…
Ognuno andrà per la propria strada lasciando “la patata bollente” alla politica e agli amministratori…
Ora toccherà a voi non dormire la notte, piangere e star male per non poter dare ai cittadini tarantini la possibilità di un punto nascita a Taranto, per aver condannato a morte molti neonati che avrebbero potuto vivere e crescere bene.
Quanta amarezza…"
Lu.Lo.