Il 26 luglio 2012 esplodeva l'inchiesta Ilva. Un disastro ambientale di immani proporzioni per Taranto, provocato dalla grande industria, dinanzi al quale si resta ancora inermi e sul quale la magistratura e' stata costretta a intervenire dopo le decine di denunce degli ambientalisti. Quel giorno, la deflagrazione dell'inchiesta Ambiente Svenduto sembrava portare a una vera e propria rivoluzione cittadina, una di quelle rivoluzioni che avrebbe consentito un reale cambiamento. Così ad oggi non è. Le istituzioni continuano a restare in silenzio, quelle stesse istituzioni coinvolte a pieno titolo nell'inchiesta, i tarantini - gli stessi delle contestazioni e della manifestazioni - non hanno saputo utilizzare il prezioso strumento del referendum, gli ambientalisti sono divisi, il processo è alle fasi iniziali e la difesa ha chiesto la remissione del processo. In due anni sono cambiati i vertici Ilva, c'è stato il braccio di ferro tra magistratura e Governo, c'è stato il decreto Salva Ilva e poi ancora le polemiche, le manifestazioni, la guerra tra lavoratori che pretendono il loro diritto a lavoro e salute e quella parte di cittadini che chiede la chiusura della fabbrica e le bonifiche e poi c'è l'incertezza dei lavoratori, del loro futuro, delle loro famiglie, c'è il problema degli stipendi e del prestito.Ci sono i giornalisti coinvolti e intercettati in quell'inchiesta-scandalo, quelli che avevano rapporti con Ilva, ma anche oggi come due anni le strumentalizzazioni di giornalisti che cambiano come cambia il vento e pure tante. Un giornalista o è coerente oppure non lo è. Punto. E come loro tanti politici vecchi e nuovi. C'è Taranto, terra di conquista di tanti, Taranto sedotta e abbandonata da chi ha lucrato e poi è andato via, Taranto nelle mani - e non da adesso - di amministratori incapaci, incompetenti e menefreghisti, Taranto che ha delle enormi potenzialità inespresse.. Ci sono Taranto e i morti che reclamano giustizia, bambini che non vivranno più la loro vita, che non avranno una vita. C'e' una città che avrebbe bisogno di riscatto, ma non combatte per conquistarlo.Taranto è Ilva, morte, diossina, inquinamento. Inquinamento del mare, delle cozze, degli allevamenti, dell'aria, delle vite umane. Inquinamento dell'anima e del cuore di ciascuno di noi. Ed è su quello che tutti noi dovremmo cominciare a lavorare perché solo lavorando su anima e cuore i tarantini potrebbero svegliarsi e risvegliarsi, riappropriarsi della loro identità e della loro città. Taranto non può e non deve essere solo questo, perché Taranto è molto di più. La lotta non può e non deve essere di pochi, la lotta deve essere di tutti. Facile a dirsi..ma il cambiamento deve avvenire prima dentro di noi altrimenti Taranto resterà nella melma che la sta affossando e nella quale sta cercando di districarsi con enormi difficoltà....
Il mio "racconto" termina quì, certo non ha lo stile delle favole e soprattutto non c'e' il tradizionale finale "E vissero felici e contenti". E mi chiedo cosa ne sara' delle generazioni future. Io spero che, prima o poi, per Taranto ci sia un nuovo inizio.