Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - AMBIENTE SVENDUTO/ Domani al via il processo di appello per disastro ambientale
Giovedì, 18 Aprile 2024 20:58

AMBIENTE SVENDUTO/ Domani al via il processo di appello per disastro ambientale In evidenza

Scritto da 
Vota questo articolo
(0 Voti)

Imputate 39 persone e 3 società, comincia domani mattina a Taranto il processo in Corte d’Appello “Ambiente Svenduto”. È il processo relativo al disastro ambientale contestato al gruppo industriale Riva con la precedente gestione dell’Ilva di Taranto. Il processo originato dai primi arresti e dal sequestro degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto avvenuto a luglio del 2012. Oltre ai rappresentanti diretti di quella che anni fa era la proprietà dell’azienda, i fratelli Nicola e Fabio Riva, coinvolti anche diversi ex dirigenti e manager dell’azienda ed ex amministratori pubblici, come l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido.  Il processo di secondo grado arriva a quasi tre anni dalla conclusione del primo, che a maggio 2021 si chiuse con 26 condanne nei confronti dirigenti della fabbrica, manager e politici, per complessivi 270 anni di carcere. La Corte d\'Assise stabilì sia la confisca degli impianti dell\'area a caldo, che la confisca per equivalente dell\'illecito profitto nei confronti delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva forni elettrici, per una somma di 2,1 miliardi. In particolare, furono condannati a 22 anni e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell\'Ilva, che rispondevano di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all\'avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. A 21 anni e 6 mesi fu invece condannato l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, Girolamo Archinà, a 21 l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, a pene comprese tra i 18 anni e mezzo e i 17 anni e 6 mesi i cinque ex fiduciari aziendali, diretta espressione dei Riva. A tre anni e mezzo di reclusione fu infine condannato l\'ex presidente Vendola, con l’accusa di concussione aggravata in concorso. Le motivazioni della sentenza dell’Assise sono arrivate 18 mesi fa. Domani la Corte d\'Assise d\'appello sarà presieduta dal giudice Antonio Del Coco, affiancato dal giudice Ugo Bassi e dalla giuria popolare. 

Su richiesta della Procura generale, rappresenteranno l\'accusa gli stessi pubblici ministeri del primo grado: Remo Epifani, Raffaele Graziano, Mariano Buccoliero e Giovanna Cannarile, ora in servizio a Lecce. A distanza dalle prime vicende giudiziarie e dal primo processo in Assise, la vicenda dell’Ilva ha registrato più cambi societari. Nel 2013 l’azienda fu infatti tolta ai Riva dallo Stato e commissariata, nel 2015 la società andò in amministrazione straordinaria e nel 2016 - su azione della Procura di Milano e del Governo allora in carica - i Riva fecero rientrare in Italia dall’estero un miliardo di euro, che poi è stato finalizzato alla bonifica. E ancora, nel 2017, dopo una gara internazionale, l’azienda fu ceduta in fitto alla multinazionale dell’acciaio ArcelorMittal, nel 2019 Mittal minacciò la rescissione del contratto perché era stato tolto dal Parlamento lo scudo penale introdotto con una legge, nel 2021 al privato Mittal si unì la società pubblica Invitalia, nel ruolo di partner di minoranza, e la società cambió nome in Acciaierie d’Italia, infine nel 2024, a febbraio, l’azienda è stata di nuovo commissariata dallo Stato ed è finita per la seconda volta in amministrazione straordinaria. In questo arco di tempo, partendo da fine 2012, 13 sono stati anche i decreti legge varati dal Governo per la fabbrica, di cui due a gennaio scorso - uno per l’amministrazione straordinaria ed un altro per l’indotto - poi confluiti in un testo unico con la legge approvata a marzo. In vista del processo che riparte domani, Peacelink, associazione ambientalista tra le più attive sul fronte Ilva, dichiara che è “cruciale questa nuova fase del processo. È importante sottolineare che Peacelink è stata l\'associazione che ha inizialmente segnalato l\'inquinamento da diossina, avviando così le indagini che hanno portato a questo processo. Ha dimostrato - rileva l’associazione - che l\'impegno della società civile può dare forza alla giustizia e fare la differenza nel cambiamento della storia di una città martoriata. Saremo presenti e attivi come parte civile, sia come associazione nazionale sia come nodo locale, al processo di appello per ribadire la nostra richiesta di giustizia ambientale”.