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Giornale di Taranto - EX ILVA-TARANTO/ Inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro: indagata l\'ad Morselli
Giovedì, 07 Marzo 2024 14:37

EX ILVA-TARANTO/ Inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro: indagata l\'ad Morselli In evidenza

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Inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro: sono i due reati per le quali risulta indagata Lucia Morselli, ex amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, società che da alcune settimane é stata ammessa all’amministrazione straordinaria e commissariata dal Governo. L’indagine sulla Morselli è riportata oggi da “ La Gazzetta Del Mezzogiorno”. La manager ha ricevuto un avviso di proroga delle indagini da parte del gip di Taranto, Francesco Maccagnano. L’indagine sulle emissioni di Acciaierie d’Italia è stata aperta mesi addietro dalla Procura di Taranto e diversi sono i sopralluoghi effettuati in fabbrica dai Carabinieri del Noe su mandato dall’autorità giudiziaria. Al direttore dello stabilimento, Vincenzo Di Mastromatteo, sono stati anche notificati, da parte dei militari del Nucleo operativo ecologico, ordini di acquisizione relativi a documenti sulla gestione e manutenzioni degli impianti. 

L’indagine della Procura si è mossa sulla base di diversi esposti arrivati, ma il problema è stato anche segnalato dalle autorità sanitarie relativamente al benzene, inquinante cancerogeno. Pur restando sotto il valore limite, come media annuale, di 5 microgrammi per metro cubo di aria, Arpa Puglia ha infatti segnalato un trend al rialzo per le emissioni di benzene, passate, sempre come media annua, da 3,2-3,3 del 2022 a 3,7 dell’anno scorso. Il che, per Arpa e Asl, costituisce un segnale da non sottovalutare in una città come Taranto, già sottoposta a molte pressioni ambientali.  Dai rilievi fatti da Arpa Puglia emerge che all’inizio del 2023 le emissioni di benzene (riferite sempre a valori medi mensili) hanno avuto un’accelerazione. Nel rione Tamburi (quartiere molto vicino all’acciaieria), la centralina di via Orsini ha segnalato a gennaio 2023 - dati Arpa - 5,9 microgrammi per proseguire con 4,6 a febbraio, 5 a marzo, 3,9 ad aprile, 2,8 a maggio e 3,1 a giugno scorso. I valori più bassi si riscontrano invece alla portineria C della fabbrica (intorno all’1 e spesso anche meno), quelli più alti, invece, in cokeria (a febbraio e aprile si è toccato, rispettivamente, 46,5 e 45,7 microgrammi, salvo poi scendere al 26,9 di giugno; ma qui non valgono i valori limite di 5 microgrammi e il personale è munito di dispositivi di protezione). Un altro dato monitorato è quello della centralina parchi, molto vicina alla città, dove il benzene a gennaio e ad aprile ha toccato, rispettivamente, 7,6 e 7,7 per scendere poi a 4,4 e 4,8 a maggio e giugno. Va detto che già a gennaio 2023 Arpa segnalava ad Acciaierie, ma anche a Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti, al ministero dell’Ambiente e ad Ispra, che nei primi 11 mesi del 2022 si sono registrati dati in aumento. Proprio perchè il tema ambientale ha un impatto delicato che nel decreto sull’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia, approvato dal Senato e ora al vaglio della Camera per la conversione in legge, è stata prevista la possibilità di non assoggettare alla cassa integrazione anche gli addetti ai presidii ambientali della fabbrica, oltre a quelli addetti alla sicurezza. La richiesta di mantenere integra l’attività dei presidi ambientali del siderurgico di Taranto era stata chiesta nelle audizioni al Senato a gennaio dal dg di Arpa Puglia, Vito Bruno. In quanto ad Acciaierie d’Italia, giorni fa il Tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza, passaggio finale per l’ammissione all’amministrazione straordinaria, e la Procura di Milano ha aperto un fascicolo (al momento senza indagati e senza ipotesi di reato) per vedere se sono state commesse irregolarità nella gestione dell’azienda tali da presupporre il reato di bancarotta. 

Le emissioni inquinanti dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, sono anche al centro di un’ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che lo scorso 22 maggio dispose che Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria (proprietaria degli impianti mentre Acciaierie è gestore in fitto), individuassero e rimuovessero le cause alla base delle stesse emissioni nel giro di 30 giorni. Inoltre, il sindaco di Taranto stabilì che le due società fermassero gli impianti dell’area a caldo nei successivi 30 giorni in caso di inadempienza all’ordinanza. Quest’ultima é stata impugnata da Acciaierie d’Italia prima davanti al Tar del Lazio, che peró ha dichiarato la sua incompetenza territoriale, e in seguito al Tar di Lecce che, accogliendo la richiesta dell’azienda, l’ha sospesa a giugno. L’udienza al Tar si è svolta lo scorso 26 ottobre e il legale del Comune di Taranto ha chiesto un rinvio in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea su un’altra vicenda che riguarda sempre l’ex Ilva e gli aspetti dell’impatto ambientale del siderurgico. Sul punto la Corte UE del Lussemburgo ha tenuto l’udienza il 14 dicembre scorso e la sentenza dovrebbe uscire in questa primavera. Per il sindaco Melucci, un pronunciamento favorevole dei giudici del Lussemburgo, avrebbe effetti positivi anche per la causa aperta davanti al Tar Lecce. Nell’ultima udienza, l’avvocato generale della Corte UE, Juliane Kokott, nel suo parere al collegio, disse che “qualora i fenomeni di inquinamento ambientale derivanti dall’impianto o prevedibili, nonostante l’uso delle migliori tecniche disponibili, causino danni eccessivi alla salute umana devono essere adottate misure protettive ulteriori. Se misure in tal senso non risultino attuabili, l’impianto non può essere autorizzato. La tutela della salute umana può in tal caso giustificare anche rilevanti pregiudizi economici”. Alla Corte UE il caso è giunto dal Tribunale di Milano (Milano è la sede legale della società) a cui si sono rivolti associazioni e cittadini di Taranto chiedendo per i danni ambientali e sanitari la chiusura o il fermo degli impianti siderurgici. Il Tribunale, a sua volta, ha effettuato un rinvio pregiudiziale alla Corte del Lussemburgo chiedendo di chiarire se i provvedimenti adottati verso l’ex Ilva abbiano o meno violato il diritto comunitario. In particolare, il Tribunale di Milano ha posto la sua attenzione sulle proroghe all’interno dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), la mancata Valutazione del danno sanitario ai fini del rilascio dell’Aia e l’aver considerato solo un set di inquinanti. Per l’avvocato generale della Corte UE, “nell’autorizzare un impianto e nel riesaminare un’autorizzazione, devono essere considerate tutte le sostanze inquinanti emesse in quantità significativa che possono essere previste e il loro impatto sulla salute umana”. Inoltre, per l’avvocato generale, “la tutela della salute umana può in tal caso giustificare anche rilevanti pregiudizi economici. In particolare - osserva Kolott - non possono essere tollerati fenomeni di inquinamento ambientale che, danneggiando la salute umana, violano i diritti fondamentali degli interessati, come accertato dalla CEDU con riferimento all’acciaieria Ilva”. La Corte Europea dei diritti dell’uomo (CEDU) si è infatti espressa tempo addietro sul caso dell’ex Ilva evidenziando mancate tutele della salute dei cittadini di Taranto e dei lavoratori e sul tema l’avvocato generale della Corte del Lussemburgo sottolinea che “i fenomeni di inquinamento che, compromettendo la salute umana, violano i diritti fondamentali delle persone interessate sono sempre significativi”.  Infine, a febbraio 2023 Acciaierie d’Italia ha  presentato al ministero dell’Ambiente domanda di rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) scaduta il 23 agosto 2023, e l’istruttoria è attualmente in corso.