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Giornale di Taranto - EX ILVA-TARANTO/ Morselli: Mittal non ha comprato l\'azienda per chiudere. Urso: dobbiamo cambiare rotta ed equipaggio
Mercoledì, 14 Febbraio 2024 15:18

EX ILVA-TARANTO/ Morselli: Mittal non ha comprato l\'azienda per chiudere. Urso: dobbiamo cambiare rotta ed equipaggio In evidenza

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Seconda notte e terza giornata di presidio sotto la Prefettura di Taranto degli imprenditori dell’indotto di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Le imprese che fanno capo ad Aigi non stanno lavorando da settimane in quanto non vengono pagate da Acciaierie. Gli imprenditori hanno tolto i presidi davanti alle portinerie della fabbrica ma continuano a non lavorare, mentre sono già state avanzate richieste di cassa integrazione per circa 2.600 lavoratori, molte delle quali già formalizzate con accordi sindacali.

 

 Ieri in audizione al Senato c\'è stata l\'ad di Acciaierie d\'Italia Lucia Morselli. 

Mittal non ha acquisito l’ex Ilva per chiuderla, “ha fatto un’offerta strepitosa, molto grande”, e un gruppo non investe 2 miliardi per chiuderla. Anche perché quando Mittal ha vinto la gara nel 2017, l’Ilva era “un’azienda praticamente fallita”. ha detto rispondendo a una domanda del presidente Luca De Carlo. Mittal, ha aggiunto, è un grande operatore mondiale, “a chiudere un’azienda ci mette un pomeriggio” e anche se non fosse stata nella cordata che vincitrice, “avrebbe potuto renderci la vita molto difficile a gratis”. 

 “Non so perché non abbiano voluto visitarla”. 

“Questa - ha detto - é un’azienda aperta, non abbiamo segreti, siamo orgogliosi di farla vedere, ha caratteristiche che sono uniche in Europa e penso uniche al mondo. Non abbiamo nessun timore a far vedere niente a nessuno. Non lo so perché, non lo so - ha detto Morselli sul mancato sopralluogo in fabbrica dei commissari -. Il giorno prima o una settimana prima l’azienda era stata visitata da due grandissimi fornitori di materie prime, uno brasiliano e l’altro americano. Non lo so - ha insistito sui commissari -, so che chiunque chiede di vederla, la puó vedere”. 

L’amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia? “È l’ultimo strumento di crisi, proprio l’ultimo, che si debba adottare, perché porta molto, molto choc sul mercato: quello dei fornitori, che si vedono cancellato il loro debito”, ma anche “molti dei crediti dei dipendenti saranno difficili da recuperare perché alcuni sono protetti dai fondi, ma altri sono persi come le ferie. Quindi anche i dipendenti possono patire. E poi i clienti, che si chiedono naturalmente che ne sarà di quest’azienda. Faccio un discorso generale, a parte le misure che state prendendo voi oggi, perché l’indotto probabilmente uscirà protetto”.  Ha dichiarato Lucia Morselli, ad sulla possibile prospettiva di amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia alla luce dei due decreti legge varati dal Governo.

“La differenza di questa amministrazione straordinaria rispetto alla precedente è che la precedente era proprietaria, certo un’azienda in crisi, ma possedeva un mare di roba ed è quello che noi stiamo gestendo”, ha rilevato Morselli. Mentre Acciaierie “non ha attivi, quindi se l’obiettivo dell’amministrazione straordinaria è soddisfare i creditori tramite gli attivi, non saprei. Non è un’azienda che ha molti attivi per garantire il recupero di eventuali posizioni debitorie”. 

Per le materie prime serve liquidità. “Se uno ha i soldi, io vi porto un carico di pellets o di quello che è in una settimana\", ha detto l\'ad. \"Non è più il mondo di una volta. Pensate alle acciaierie bombardate in Ucraina e alla montagna di materie prime che si sono liberate”. La mancanza di liquidità di Acciaierie è stato un concetto più volte sottolineato da Morselli nell’audizione alla commissione Industria.

“I livelli di produzione di questo colosso dipendono unicamente dalla capacità di comprare i fattori produttivi. Noi non abbiamo problemi di mercato, non abbiamo limiti di mercato, eccetto quelli che servono al Paese e all’Europa certo, ma sono tanto grandi\", ha proseguito Morselli. \"Non abbiamo problemi a vendere. Abbiamo problemi ad avere la liquidità sufficiente per far funzionare la macchina, che è in buono stato perché abbiamo fatto 2 miliardi di investimenti”.

“Il debito, e sto parlando di AdI, che é una società partecipata, quindi non del gruppo, è di 3 miliardi e 100 milioni” ma “dovete togliere il prezzo di acquisto teorico di un miliardo per comprare gli impianti dai commissari. E poi dovete togliere l’indebitamento verso la capogruppo”. Così ancora l’ad di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, sulla composizione del debito della società intervenendo oggi in Senato. In sostanza, “il debito vero di questa società è un pò meno di 700 milioni, di cui scaduto solo la metà“. Il resto è un miliardo di debito intercompany verso la capogruppo a cui va aggiunto un altro miliardo per acquistare gli impianti da Ilva in amministrazione straordinaria. “Quando arrivano i soldi dei soci, non arrivano mai alle società partecipate, operative, noi ne abbiamo 5-6, ma alla capogruppo che prende i soldi e li presta - ha spiegato l’ad di AdI -. È un prestito senza speranza, non nel senso contabile o legale. È il modo con cui le capogruppo finanziano le attività operative. Le aziende non hanno mai ricevuto una lira dai soci se non tramite questo meccanismo tecnico, assolutamente normale. La capogruppo fa da tramite con i due grandi soci, Mittal e Invitalia”. E sull’indotto, Morselli ha detto di aver ricevuto “in due ore” risposte da 78 fornitori disponibili a rapportarsi con Sace. “Presumo che nelle prossime ore ne arrivino molto di più” ha aggiunto. “L’azienda è ancora viva, ancora produce, ha gli impianti in efficienza, continua a pagare gli stipendi regolarmente” ha rilevato Morselli. “Da settembre - ha aggiunto - abbiamo avuto molto chiaro che l’azienda avrebbe avuto bisogno di finanziamenti. Sino a questo momento l’azienda non ha avuto una disponibilità finanziaria adeguata perché è un’azienda che ha gli impianti in affitto, l’affitto scade tra tre mesi, ed è davvero complicato, se non impossibile accedere a finanziamenti bancari”. “Abbiamo ripetutamente chiesto aiuto ai soci - ha aggiunto Morselli - per questo fabbisogno, di provvedere, comprando l’attivo, gli impianti. Gli azionisti hanno lavorato intensamente ma non sono riusciti a trovare un accordo”. E a proposito della strada per la composizione negoziata della crisi intrapresa da AdI con le relative misure, Morselli ha detto che il decreto sull’amministrazione straordinaria “prevede di cancellarle tutte. Questo decreto cancella tutte le possibilità intermedie di gestione della crisi, dando possibilità di usarne uno solo”

A fare da contraltare arrivano nella serata di ieri le parole del ministro Adolfo Urso. 

\"Dato che il principale azionista di Acciaierie d\'Italia, che guida l\'azienda, cioè ArcelorMittal, ci ha comunicato di non avere alcuna intenzione di mettere risorse e di investire in azienda, mi sembra chiaro che dobbiamo cambiare rotta ed equipaggio\". Lo ha detto a Sky Tg24 il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

 Lo Stato non subentrerà in Acciaierie d\'Italia al posto di Mittal. ha anche detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, nel corso dell\'intervista. \"Ancora in queste ore Invitalia ha un confronto serrato con la società per capire se vi è una strada che possa evitare – tenendo conto della loro decisione di lasciare l\'azienda e di non mettere un euro – l\'amministrazione straordinaria. Ove non ci fosse a breve questa strada procederemo, come prevedono le norme di legge italiane, - peraltro convalidate in maniera eclatatante anche dalla recente sentenza del Tribunale di Milano a cui ArcelorMittal si era rivolta ,che ha confermato che le norme realizzate dal governo sono pienamente in regola con il nostro dettato costituzionale e con le regole europee - con l\'amministrazione straordinaria, salvando prima, se l\'azienda ce lo permette, le aziende dell\'indotto\". Urso ha fatto presente che il governo ha fatto una norma in modo che le aziende possano cedere i loro crediti, secondo regole di mercato, con l\'assicurazione consentita da parte Sace. \"Ma l\'azienda - ha puntualizzato Urso - non fornisce informazioni necessarie per realizzare questo processo di salvataggio e se non le fornisce è difficile salvare l\'indotto\".