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Giornale di Taranto - USURA E ESTORSIONE A TARANTO/ Il procuratore: connivenze tra mafia e operatori economici
Domenica, 26 Novembre 2023 06:48

USURA E ESTORSIONE A TARANTO/ Il procuratore: connivenze tra mafia e operatori economici In evidenza

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“La nuova mafia si insinua nella società civile e trova molto spesso terreno fertile nelle connivenze che personaggi che operano nel mondo dell’economia legale, tendono a stringere con esponenti della criminalità organizzata”. Lo ha detto ieri il procuratore capo di Taranto, Eugenia Pontassuglia, nella conferenza stampa tenuta insieme al questore Massimo Gambino relativamente all’operazione che questa mattina ha portato la Polizia ad eseguire a Taranto sette arresti per usura, estorsione, incendio doloso e detenzione di armi. Questo avviene, ha aggiunto il procuratore, “nell’ambito di un rapporto di scambio reciproco di favori. Non ci sono zone d’ombra. E anche l’ostentazione di coperture in virtù di rapporti con esponenti delle forze di polizia, deve essere smentita. La nostra presenza qui è proprio l’attestazione della negazione di questo principio”. Per il questore Gambino, “la sinergia tra Procura e Polizia giudiziaria, in questo caso la Squadra Mobile di Taranto, è indiscutibile. Gli anticorpi noi li abbiamo, siamo attenti sul territorio e cerchiamo di dare certezze al cittadino, così come in una giornata come questa cerchiamo di darle anche alle donne che si rivolgono alle forze di polizia”. 

L’indagine della Squadra Mobile di Taranto sfociata nei sette arresti ha avuto inizio dopo i due incendi dolosi appiccati il 31 gennaio e il 2 febbraio 2022, all’interno del parcheggio della concessionaria Ventriglia Group e nelle vicinanze dell’abitazione del titolare. Roghi che avevano distrutto 4 auto di alta gamma, danneggiando altri veicoli e le facciate di immobili adiacenti. Le indagini si sono così focalizzate su due persone con numerosi precedenti di polizia, come possibili autori materiali dei fatti. Tale ipotesi ha trovato riscontri nell’analisi delle registrazioni dei sistemi di video sorveglianza presenti nei pressi della concessionaria e delle abitazioni  dei due. Riscontri sono giunti soprattutto dalle intercettazioni  delle utenze, che ha consentito di ipotizzare come i due autori materiali fossero stati ingaggiati da una terza persona. Questa, a sua volta, aveva verosimilmente agito su mandato di uno dei titolari di una rivendita di auto “concorrente” della concessionaria e che aveva motivi di astio nei confronti del suo amministratore unico. L’attenzione investigativa si è dunque concentrata su queste ultime due persone. In particolare, è emerso che il titolare della concessionaria, ritenuto vicino ad ambienti della criminalità tarantina, avesse costretto il titolare di una rivendita di motocicli a rinunciare all’acquisizione in locazione di un locale commerciale attiguo alla sua attività, in quanto oggetto di interesse di una persona inserita in un noto clan mafioso di Taranto e che aveva la disponibilità di almeno due pistole, una delle quali sarebbe stata affidata ad un suo “dipendente” (fratello dell’uomo ingaggiato per gli incendi in danno della concessionaria) e “assunto” per fargli da guardaspalle e buttafuori.  Il prosieguo delle indagini permetteva di acquisire elementi  in ordine alla circostanza che i due fratelli, con i propri familiari, gestivano anche una  attività di usura. Ricostruiti gli “accordi” assunti con un debitore che, a fronte di un prestito di 7000 euro, si impegnava a versare, entro 15 mesi, la somma di 10000 euro  e venivano registrate le violente minacce rivoltegli per assicurarsi la puntualità nei pagamenti. Oggi la Polizia ha infine sottoposto a sequestro preventivo urgente, disposto dalla Procura, il locale al centro della estorsione aggravata dal metodo mafioso che, nel frattempo, era stato acquisito in locazione proprio da una società riconducibile all’esponente del clan.