La Procura della Repubblica di Tarantoindaga sulle emissioni di benzene da parte di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. I Carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) sono stati nel siderurgico e al direttore, Vincenzo Di Mastromatteo, hanno notificato un provvedimento relativo all’acquisizione di documenti sul controllo degli impianti. La Procura - attraverso i sostituti Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo - ipotizza i reati di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose. Il benzene è da mesi nel mirino. Sono state le autorità sanitarie e l’Arpa Puglia ad evidenziare al Comune di Taranto che le emissioni di questo composto chimico ritenuto cancerogeno sono in aumento da qualche tempo. E sebbene Acciaierie d’Italia non abbia sinora superato i valori soglia fissati dalla norma (5 microgrammi per metro cubo d’aria come media annuale), sono tuttavia gli incrementi del benzene e la particolarità della situazione ambientale di Taranto, già esposta a pressioni significative, a richiedere - per le autorità sanitarie e gli organi di vigilanza - un supplemento di attenzione. Suggerita anche l’adozione di eventuali contromisure nelle autorizzazioni come l’Aia, prevedendo limiti emissivi più bassi.
A quanto si apprende, il Noe ha chiesto chiarimenti sugli impianti anche a Ilva in amministrazione straordinaria, che degli impianti stessi è proprietaria (Acciaierie d’Italia è invece il gestore). Mesi addietro il Dipartimento di prevenzione di Asl Taranto ha scritto in un rapporto che “in aggiunta alle tutele ordinarie previste” è necessaria “l’applicazione di tutti gli interventi correttivi e applicabili alle diverse fonti”. Per il Dipartimento di prevenzione, vi é la “necessità di ridurre nettamente i livelli di benzene in aria ambiente in quanto l’esposizione della popolazione di Taranto agli attuali livelli di concentrazione dell’inquinante, seppure formalmente ed attualmente nei limiti individuati dalla normativa vigente, non può garantire, secondo le evidenze scientifiche, l’assenza di effetti avversi sulla salute umana”.
Il 26 ottobre, intanto, si discuterà al Tar di Lecce l’ordinanza del 22 maggio scorso del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che ha preso le mosse proprio dal caso benzene e dalle segnalazioni delle autorità sanitarie e dell’Arpa. Quest’ordinanza, impugnata da AdI, è stata per ora sospesa dal Tar in attesa della discussione di merito ma aveva intimato sia ad AdI, che ad Ilva in amministrazione straordinaria, lo stop agli impianti dell’area a caldo a fronte del mancato intervento sulle fonti inquinanti.