Sono otto le nuove imprese che vogliono insediarsi nel porto di Taranto. E per le aree della Zona economica speciale ionica (Zes) sono in gestione cinque nuove autorizzazioni di imprese per circa 240 occupati. Per le domande in istruttoria, il via libera arriverà a maggio. Le ultime conferenze dei servizi sono state infatti indette nella prima settimana del mese prossimo. Tredici aziende, dunque, ai nastri di partenza, facilitate anche dall’avvio operativo della Zes. Intanto, la Zes ionica (che punta ad avere una seconda Zona franca doganale a Ferrandina, nel Materano, dopo quella esistente nel porto di Taranto) ha già registrato 500 contatti diretti da parte di imprese. E su un piano complessivo, sono 40 le iniziative che hanno investimenti in avanzata fase di progettazione con una ricaduta occupazionale stimata in oltre 2.000 lavoratori. Riguardano soprattutto i settori della logistica, cantieristica, automotive, costruzioni e agroalimentare. È questo il quadro della situazione fornito da Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, e Zona economica speciale ionica, guidate, rispettivamente, dal presidente Sergio Prete e dal commissario straordinario Floriana Gallucci.
Nelle aree portuali, che sono anch’esse aree della Zes ionica, con procedura gestita dall’Authority, dopo le società Progetto Internazionale 39 (servizi alle merci con l’intermodalità), cui è stata assegnata la piattaforma logistica, e Cantieri di Puglia (costruzione e refitting di yacht medio-grandi), cui è andata l’ex Soico, ora sono in corsa per altre aree Termocentro (stoccaggio e logistica di prodotti per acquedotti e fognature), Gracocem (stoccaggio di cemento Portland) e Unaitalia Solar Batterie (pannelli fotovoltaici). A queste, si aggiungono altre imprese in lizza. Sindacati dei trasporti Cgil, Cisl e Uil e Authority puntano a ricollocare in queste nuove aziende il personale dell’ex terminalista TCT (352 unità a fine marzo scorso) attualmente in carico all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (TPWA). Partita a giugno 2017 con un bacino iniziale di 560 addetti, nel tempo l’Agenzia ne ha ricollocati circa 200 divisi tra 120 che sono stati rioccupati nel nuovo terminalista (Yilport attraverso la società San Cataldo Container Terminal) subentrato dal 2020 a TCT e in altre realtà portuali. Nel frattempo, Authority e operatori portuali hanno chiesto al ministero Infrastrutture e trasporti (Mit) l’autorizzazione “per la costituzione di un’agenzia” con l’ Autorità di sistema portuale del Mar Ionio “come capofila e gli operatori portuali come soci e con quote di partecipazione proporzionale alle attuali presenze”. Questo per “proseguire nella fornitura di manodopera temporanea”. La nuova Agenzia, nella somministrazione dei lavoratori ai richiedenti, utilizzerà il personale della TPWA. Successivamente le due Agenzie saranno fuse. Per allineare la realizzazione dei progetti dei nuovi investitori con l’assorbimento della manodopera ancora senza lavoro (richiamata, a tal fine, la clausola sociale dell’articolo 4 della legge 18/2017), con riferimento alla TPWA, dichiarano Authority e sindacati, “è stato avviato percorso di confronto per l’ottenimento di un’ultima proroga di almeno 12 mesi dello strumento, garantendo anche un’ultima proroga dei relativi finanziamenti”. Questi ultimi, coperti da una legge (si tratta dell’indennità di mancato avviamento, una cassa integrazione), scadono infatti a fine anno mentre la TPWA termina a giugno 2024.
(foto di Luca Tocci)