Sulle 10.700 unità concordate con l’accordo al Mise di settembre 2018, 10.628 sono quelle assunte in Acciaierie d’Italia (già ArcelorMittal Italia) dal bacino dell’amministrazione straordinaria di Ilva. Il dato è stato fornito ieri da Ilva in amministrazione straordinaria (società proprietaria degli impianti dsti in fitto ad AdI) nell’incontro con i sindacati metalmeccanici. Inoltre, su 2.586 che verso la fine del 2018 erano stati complessivamente collocati nell’amministrazione straordinaria, a Taranto hanno accettato l’esodo in 1.100 mentre 1.447 sono rimasti a Ilva in as e attualmente sono in cassa integrazione. Cassa che, grazie ad un’integrazione finanziaria rinnovata di anno in anno attraverso una legge, consente di percepire un trattamento economico pari al 70 per cento dello stipendio. Soldi spesi: nel 2018 c’erano 250 milioni come budget per gli esodi.
Si è partiti da 100mila euro lordi procapite, 77mila circa netti, ridotti ogni trimestre di 5mila euro. Ora l’incentivo è di 15mila euro lordi e terminerà a fine anno. Sono rimasti del budget 117 milioni e ne sono stati spesi 133. Le maggiori uscite nel gruppo sono avvenute nel 2018 (728) e nel 2019 (477) quando l’incentivo era più alto. Poi, persa l’appetibilità, i fuoriusciti sono progressivamente calati. A Ilva in amministrazione straordinaria, i sindacati metalmeccanici chiedono ora di rivedere, aumentandolo, l’incentivo all’esodo agevolato. Che questa volta non dovrebbe riguardare solo coloro che sono in Ilva in as in cassa integrazione straordinaria perché non riassunti da ArcelorMittal Italia prima e da Acciaierie d’Italia dopo, ma anche gli attuali dipendenti di AdI, se interessati a lasciare il lavoro anzitempo. Sulla richiesta Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb, i dirigenti dell’area risorse umane di Ilva in as hanno aperto. C’è quindi la possibilità di rivedere l’incentivo. Ma i dirigenti hanno anche precisato, si legge nel verbale conclusivo, “che un nuovo accordo sindacale non può che collocarsi all’interno del più ampio perimetro dei rapporti contrattuali”. Ai sindacati che hanno sollecitato “il rinnovo del piano di esodi utilizzando le risorse economiche residue”, Ilva in amministrazione straordinaria, recita il verbale, “ha espresso la propria disponibilità specificando che per un nuovo accordo sindacale è necessaria la presenza di tutte le parti firmatarie dell’accordo del 2018”. In sostanza, come a settembre 2018, al Mise, tra Governo, società interessate e sindacati fu stabilito, dall’1 novembre successivo, il passaggio di 10.700 lavoratori da Ilva in amministrazione straordinaria all’allora ArcelorMittal Italia (divenuta nel 2021 Acciaierie d’Italia) e la collocazione dei 2.586 non assunti in Ilva in as, così adesso bisognerebbe rifare un nuovo accordo a quattro: sindacati, Governo, AdI e Ilva in as.