“Abbiamo atteso con fiducia che, dopo le dichiarazioni di apertura del ministro Urso su una risoluzione anche parziale ma soddisfacente della situazione complessiva, la condizione delle aziende fornitrici potesse registrare un momento di svolta. Così non è stato: queste imprese non hanno mai realmente risolto la loro situazione di sofferenza finanziaria dovuta ai ritardi dei pagamenti da parte di AdI”. Così si esprime sui mancati pagamenti, per i lavori eseguiti, alle imprese dell’indotto siderurgico da parte di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, il presidente di Comfindustria Taranto, Salvatore Toma. “Dopo un breve periodo di apparente stasi, dovuto a corresponsioni parziali dei crediti - successive alle iniezioni di liquidità da parte del Governo - la situazione è tornata ad essere molto critica, e per alcune di queste aziende lo è anche molto oltre la soglia di tolleranza”
Per Confindustria Taranto, “è evidente che una condizione di tale portata non possa passare inosservata. Al Governo chiediamo di intervenire sulla questione perché, se da una parte i 680 milioni di liquidità possono essere serviti a risolvere la situazione creditizia dei grandi fornitori, come auspicato, dall’altra i fornitori locali continuano a vivere una condizione pesantissima e non più sostenibile”. “Non è ammissibile consentire che un territorio come quello tarantino possa essere lasciato a se stesso” dice Confindustria Taranto, per la quale “vanno bene i progetti a largo respiro riguardanti la decarbonizzazione, l’economia circolare e tutte le ricadute positive possibili e immaginabili, ma se è un intero sistema a crollare, perché di questo parliamo, ogni progetto di riconversione e modernizzazione, ogni speranza di cambiamento e vision prospettica smette di avere senso e diventa solo esercizio retorico”. “Il ministro Urso aveva ipotizzato di riunire il tavolo della discussione già alla fine dello scorso marzo - conclude Confindustria Taranto -. Non abbiamo ricevuto convocazioni in tal senso ma, al contrario, sulla questione è calato nuovamente il silenzio. E tutto questo esclude automaticamente ogni concetto di futuro. Come Confindustria, ci attiveremo da subito per un intervento tempestivo del Mimit sulla questione”.