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Giornale di Taranto - FUMATA BIANCA/ Raggiunto l’accordo per il rinnovo della cassa in Acciaierie d’Italia: sindacati spaccati, firmano solo alcuni
Giovedì, 30 Marzo 2023 06:30

FUMATA BIANCA/ Raggiunto l’accordo per il rinnovo della cassa in Acciaierie d’Italia: sindacati spaccati, firmano solo alcuni In evidenza

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 I sindacati metalmeccanici si dividono sul rinnovo per un altro anno della cassa integrazione straordinaria in Acciaierie d’Italia, ex Ilva. La cassa riguarda 3 mila addetti, di cui 2.500 a Taranto. Hanno firmato oggi pomeriggio l’intesa, in collegamento col ministero del Lavoro, Fim Cisl, Fiom Cgil, Ugl e Fismic. Non hanno firmato Uilm e Usb, per le quali l’accordo formulato non offre garanzie sull’esclusione degli esuberi e sul rientro in produzione del personale di Ilva in amministrazione straordinaria, anch’esso in cassa integrazione.

    La Uilm è il primo sindacato nell’ex Ilva di Taranto e l’Usb il terzo in base alle elezioni di un mese fa per il rinnovo delle rsu. Fim e Fiom sono invece la seconda e quarta organizzazione della fabbrica. Il dissenso di Uilm e Usb si era palesato già da alcuni giorni.

    Le trattative col ministero erano riprese ieri pomeriggio, interrotte in nottata e riavviate oggi in tarda mattinata. La prima annualità della cassa straordinaria in AdI si è conclusa ieri ed ha riguardato gli stessi numeri di forza lavoro proposti per il rinnovo, cioè 3 mila unità complessive di cui 2.500 a Taranto. 

 

“Terminato l’incontro. Sottoscritto verbale di accordo con ratei di tredicesima e gestione della cassa integrazione. Non sono previsti esuberi e il tema di Ilva in amministrazione straordinaria sarà discusso al ministero dello Sviluppo economico”, dichiarano fonti sindacali dopo la conclusione della trattativa al ministero del Lavoro per un ulteriore anno di cassa integrazione straordinaria in Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Protesta la Uilm, che insieme all’Usb non ha firmato l’accordo, e dichiara con Guglielmo Gambardella e Davide Sperti, rispettivamente segretari nazionale e Taranto, che “fino alla fine abbiamo provato a trattare per richiedere che non si determinassero 3000 esuberi strutturali, chiedendo tutte le condizioni di garanzia, a partire dalla salvaguardia dei 1600 lavoratori in Ilva in as e dell’indotto, senza escludere una giusta integrazione salariale all’ammortizzatore sociale. L’azienda - dice la Uilm - non ha voluto riconoscere, nell’accordo di cigs, la validità dell’accordo del 6 settembre 2018 che rappresenta l’unico atto di salvaguardia ambientale, occupazionale ed industriale dell’ex Ilva”. Per la Uilm, “l’azienda non ha voluto riconoscere la temporaneità e la transitorietà dello strumento di cigs, determinando la strutturalità degli esuberi dichiarati in procedura. Non ha presentato nessun piano industriale di rilancio e di investimenti che assicurasse una reale prospettiva di lungo periodo”. Inoltre, affermano Gambardella e Sperti, “non ha dato nessuna certezza su assetti produttivi, sulla ripartenza dell’altoforno 5 e sulla realizzazione forni elettrici e impianto DRI. Non ha assicurato che il limite produttivo dei 4 milioni di tonnellate all’anno sia limitato al solo 2023 con piena incertezza per il 2024, prefigurando, di fatto, una cigs senza fine in mancanza di un programma di risalita produttiva”. Infine, afferma la Uilm, “AdI non ha ridotto nemmeno il numero di lavoratori in cassa integrazione mantenendo inalterato quello del 2022”.