“Il carcere di Taranto è una struttura fatiscente che necessità di una ristrutturazione profonda. In alcuni reparti non c’è neanche l’acqua calda. Poco più di 300 unità di Polizia penitenziaria sono costrette a gestire una platea di 817 detenuti, più di 300 di quelli previsti, con un inevitabile peggioramento delle condizioni di sicurezza, ma anche delle condizioni di lavoro del personale”. Lo ha denunciato oggi, in una conferenza stampa all’esterno della casa circondariale, la Cgil, presenti Mirko Manna, coordinatore nazionale della Polizia penitenziaria per la Funzione pubblica Cgil, e Giovanni D’Arcangelo, segretario della Cgildi Taranto.
Il sindacato ha parlato di “celle invivibili, con metri cubi considerati insufficienti” e segnalato “una carenza d’organico che riguarda anche educatori, assistenti sociali, addetti alle funzioni centrali e persino contabili”. Per Manna, “questo non è un carcere, non è un luogo dove viene assicurato il recupero delle persone e si scarica sulla Polizia penitenziaria una carenza d’organico che non può essere degna di uno Stato e della sua Costituzione”. Il sindacato ha detto che chiederà al ministro della Giustizia e al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) un invio “urgente” di 50 agenti “da reclutare attraverso un interpello straordinario, perché se si attende il verificarsi di episodi di cronaca nera, chi ha tardato a dare risposte di umanità e legalità, dovrà assumersene la responsabilità”.