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Mercoledì, 01 Febbraio 2023 08:58

IL DECRETO EX ILVA- LE AUDIZIONI/ Arpa, Legambiente, Medici chiedono valutazione preventiva del rischio sanitario In evidenza

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“Siamo orientati a chiedere valutazione preventiva per modulare le attività in funzione di eventuali rischi sanitari. Lo vorremmo fare con l’Istituto superiore di sanità”. Nell’audizione di oggi pomeriggio alla commissione Industria del Senato, l’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, ha rilanciato con l’intervento del dg Vito Bruno la necessità di assoggettare Acciaierie d’Italia, ex Ilva, alla cosiddetta Vias. In riferimento all’attività produttiva della fabbrica siderurgica a Taranto, Arpa Puglia ha detto che “se deve proseguire, avvenga nell’ambito di un provvedimento che tenga insieme le esigenze della salute per non recare ulteriori danni alla comunità”. “Confermiamo la posizione, l’esimente penale non è in linea” ha detto ancora Bruno in riferimento al nodo dello scudo penale, introdotto nel nuovo decreto legge per l’ex Ilva. “Lo scudo penale va in contrasto” e delinea “posizioni non perfettamente aderenti al quadro normativo” ha proseguito. Il dg di Arpa Puglia ha inoltre evidenziato che serve “attenzione” nel  riproporre tra le norme l’esimente penale e che le attività scientifiche svolte dall’Agenzia sono state considerate dalla Corte di Giustizia europea e da quella, sempre europea, per i diritti umani.

 

“Non dal Tar di Lecce, nè dal Tribunale di Taranto” ha aggiunto il dg Bruno in riferimento alle richieste dell’ad Lucia Morselli che al Senato ha chiesto in merito al decreto legge che anche la materia relativa alla giustizia amministrativa sia centralizzata a Roma. E ancora in riferimento all’ad Morselli, il dg di Arpa Puglia ha osservato in audizione che “senza particolari sforzi non avrebbe senso di parlare estensione di scudo penale” se l’area a caldo dell’acciaieria di Taranto “è la più pulita di Europa”, frase questa pronunciata dalla stessa Morselli e “sulla quale - ha rilevato Bruno - mi permetto di avere qualche perplessità”. Commentando il nuovo decreto legge, il presidente dell’Ordine dei medici di Taranto, Cosimo Nume, intervenuto in audizione insieme alla pediatra Annamaria Moschetti, ha sostenuto che “in assoluta continuità” col passato, anche ora “non sono assicurate garanzie sufficienti affinché la produzione si svolga nel rispetto del diritto alla vita e di un lavoro dignitoso. Queste garanzie si possono ancora avere, legate a valutazioni su diversi scenari produttivi ed emissivi su linee guida nazionali”.

 

Richiediamo che, in sede di conversione del decreto, si inserisca l’obbligo di effettuare immediatamente, e con effetto vincolante sulla capacità produttiva massima dello stabilimento siderurgico, la valutazione preventiva di impatto sanitario secondo le linee-guida VIS”, Valutazione impatto sanitario, “definite dall’Istituto Superiore di Sanità e adottate dal ministero della Salute”. Lo ha chiesto Legambiente intervenuta in audizione davanti alla commissione Industria del Senato sul dl 2 del 2023 che prevede misure per Acciaierie d’Italia. “Sotto un profilo giuridico, l’esimente e le altre disposizioni in materia penale contenute nel decreto sono ingiustificati e presentano profili di incostituzionalità - dice Legambiente -. Si introducono norme che limitano l’autonomia dei magistrati, sia rispetto ai provvedimenti da adottare che alle modalità di esecuzione e si sottraggono talune decisioni al giudice naturale precostituito spostandole al Tribunale di Roma. Si ripropone il cosiddetto “scudo penale” già cancellato dal Parlamento nel 2019 prima che la Consulta potesse esprimersi sullo stesso”. Per Legambiente, “riproporre oggi il medesimo (finanche peggiorativo) testo di legge è assolutamente inammissibile, innanzi tutto per l’ulteriore decorso del tempo considerato che la prima censura all’epoca avanzata e mutuata dai rilievi delle sentenze della Consulta, fu proprio quella della mancanza di un rigido arco temporale all’interno del quale provare a ipotizzare il contemperamento tra le esigenze produttive e i diritti fondamentali da esse compressi”. Legambiente ha chiesto  la soppressione degli articoli 5, 6, 7 ed 8 del decreto. 

Giornalista1

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