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Giornale di Taranto - ARIA PESANTE/ In ex Ilva condizionatori spenti per risparmiare, i sindacati “così non si può lavorare”
Giovedì, 08 Settembre 2022 18:16

ARIA PESANTE/ In ex Ilva condizionatori spenti per risparmiare, i sindacati “così non si può lavorare” In evidenza

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Forti disagi tra i dipendenti di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, che sono negli uffici del siderurgico di Taranto dopo la decisione dell’azienda di spegnere i climatizzatori per risparmiare sui costi dell’energia. Protestano i sindacati. Oggi la Fim Cisl ha scritto al direttore dello stabilimento, Alessandro Labile, dove segnalando “l’innalzamento delle temperature negli ultimi giorni e le previsioni per i prossimi”, invita l’azienda “a riattivare da subito gli impianti di condizionamento dei luoghi di lavoro in quanto i lavoratori sono sottoposti a microclima severo senza avere la possibilità di refrigerarsi”. 

 

E anche l’Ugl metalmeccanici scrive all’azienda e chiede “il ripristino immediato degli impianti di condizionamento disalimentati al fine di evitare conseguenze negative alla salute ed al benessere psico-fisico dei lavoratori”. Ugl paventa la possibilità di rivolgersi alle autorità competenti se la situazione rimarrà immutata.

    Ugl metalmeccanici sostiene che le norme prevedono “che la temperatura nei locali di lavoro chiusi, come ad esempio gli uffici, per i quali la direzione aziendale ha predisposto la disattivazione degli impianti di condizionamento aria, debba essere compresa tra 21 e 23 gradi centigradi, temperature ben più basse di quelle che si raggiungono durante le ore lavorative nonché di quelle percepite, in considerazione della elevata umidità”. 

 

 Per il sindaco di Taranto, “il miglioramento di alcuni dati era monitorato e previsto, soprattutto per effetto dell'attuale limitato livello produttivo dello stabilimento siderurgico e di taluni interventi riferibili alla vigente Aia. Ed evidentemente è corretto che venga considerato in sede amministrativa”. Tuttavia, afferma Melucci, “si registrano anche nel corso dell'ultima estate, importanti e continui sforamenti di altre emissioni, decisamente nocive per la salute, che non consentono alcun allentamento della pressione e della sorveglianza delle attività della zona industriale, motivo per il quale non si può che tornare a sollecitare un tavolo per un accordo di programma al Governo”.

    Sulla revisione del dispositivo per il Wind Day, Peacelink, una delle associazioni ambientaliste più attive, ha inviato al sindaco di Taranto un documento in cui evidenzia “la situazione critica in cui ancora oggi versa quest'area della città vicino alla quale è sorto negli anni Sessanta il centro siderurgico”. Dunque Peacelink invita il sindaco “a continuare a prevedere nella prossima ordinanza, oltre a prescrizioni di riduzione della produzione industriale in quei giorni, anche misure efficaci a protezione della salute dei cittadini del quartiere Tamburi di Taranto. Pur non essendoci misure risolutive di fronte all'inquinamento dell'Ilva finché non sarà fermata l'area a caldo, PeaceLink - si afferma - invita tuttavia a valutare misure di prevenzione e di precauzione per la riduzione del danno sanitario che, nei prossimi dieci anni, l'Oms valuta grave (dalle 50 alle 80 morti premature evitabili) anche in caso di attuazione di tutte le prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale”.