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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
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"Bonificare. È questa la parola d’ordine che deve caratterizzare nell’immediato il percorso dell’Ilva verso l’auspicata uscita dall’ormai lunga fase di impasse. Accogliamo con soddisfazione  la  decisione  del gip del tribunale di Milano, Fabrizio D’Arcangelo, che ha permesso il trasferimento del tesoro da 1,2 miliardi di euro appartenente alla famiglia Riva, custodito nei paradisi fiscali".

Non ah alcun dubbio Mimmo Panarelli, segretario generale della Fim-Cisl, secondo il quale è auspicabile che le somme dissequestrate vengano utilizzate immediatamente dal commissario straordinario per l’adeguamento dello stabilimento tarantino alle prescrizioni previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale.

"Per certi versi - sostiene Panarelli - il provvedimento del gip milanese sposa il pensiero che la Fim-Cisl ha da sempre espresso, ossia che i soldi per l’ambientalizzazione fossero messi sul tavolo dalla famiglia Riva. Finalmente, attraverso questo nuovo atto della magistratura, intravediamo la possibilità concreta affinché, in tempi brevi, vengano avviati tutti i lavori necessari per lo stabilimento ionico. I cittadini di Taranto, così come i dipendenti della fabbrica, - conclude il segretario Fim - possono sperare,  con un pizzico di serenità in più, di vivere e lavorare in un territorio più sicuro. Per quanto ci riguarda la notizia ci dà una ulteriore carica per affrontare con maggiore determinazione la vertenza, iniziando ad intravedere nel lungo tunnel delle incertezze, seppur ancora distante, uno spiraglio di luce. Ci auguriamo, a questo punto, che il commissario Gnudi incontri, quanto prima, il sindacato per informarlo circa i tempi di attuazione dell’Aia. Un’occasione importante che speriamo possa contribuire ad infondere fiducia anche alla luce dei prossimi sviluppi, in materia di passaggio di proprietà".

 

L'Ilva di Taranto potrà essere ambientalizzata con i soldi dei Riva. Le risorse sequestrate alla famiglia Riva dai giudici di Milano, oggi messe a disposizione del commissario straordinario dell'Ilva Piero Gnudi, rappresentano la possibilità di aprire i cantieri previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale e far proseguire il progetto di risanamento dello stabilimento siderurgico”.

Così commenta la notizia l'on. Michele Pelillo, vicepresidente della commissione Finzanze della Camera dei deputati. “E' una notizia - aggiunge - di straordinaria importanza; rappresenta un parziale risarcimento al danno ambientale causato dalla grande industria e subìto da Taranto e dalla provincia ionica. La decisione del gip Fabrizio D'Arcangelo, che ha espresso parere favorevole al trasferimento delle somme, valorizza, confermando la sua determinazione ed efficacia, l'intervento legislativo del governo e del Parlamento, che con gli ultimi due decreti aveva stabilito, tra le priorità, l'uso dei fondi sequestrati (anche in inchieste per reati diversi da quelli ambientali) a favore dell'ambientalizzazione. Da oggi, finalmente, - conclude il deputato tarantino del Pd - si potrà procedere speditamente con i lavori, con l'obiettivo di riprendere il passo e accorciare i tempi del risanamento, dilatati anche dalla carenza di risorse. Speriamo che questa sia soltanto la prima di una serie di buone notizie”.

Di diversa opinione è, invece, Angelo Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale a Taranto. "Ora queste risorse della famiglia Riva saranno utilizzati per realizzare gli interventi sugli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto previsti dall'Aia. Ma un interrogativo sorge spontaneo: chi pagherà le bonifiche per risanare i terreni agricoli contaminati dalla diossina, le falde e il mare inquinato e i danni alle parti civili? Arpa Puglia - aggiunge Bonelli - ha stimato che i danni provocati dall'inquinamento sono intorno ai 4-5 miliardi di euro. Dove sono i soldi per fare le bonifiche e più precisamente i Riva avranno disponibilità economiche tali da applicare il principio chi inquina paga? E' legittimo, purtroppo, pensare che, come sempre, le bonifiche in Italia non si faranno e il disastro ambientale provocato dall'Ilva sui terreni, le falde e nelle aree circostanti rimarrà lì per sempre. I soldi sequestrati ai Riva, sbloccati per legge, andranno ad essere investiti sugli impianti ma le bonifiche non le farà nessuno e il disastro ambientale rimarrà lì come un monumento a futura memoria, monumento di cui faremo volentieri a meno".
Per il segretario provinciale del Pd, Walter Musillo, invece, si tratta "di un risultato straordinario che ripaga dell’impegno profuso il Pd e tutti coloro che si sono battuti per tenere insieme due diritti fondamentali: l’ambiente e il lavoro. Questa scommessa, in cui i democratici hanno caparbiamente creduto e che ha prodotto ben 5 provvedimenti legislativi, oggi sta avendo successo. Le leggi approvate per Taranto stanno funzionando non solo perché consentono di mettere a disposizione del risanamento ambientale importanti risorse, ma anche perché consentono di snellire le procedure burocratiche e, quindi, di procedere in tempi brevi ad attuare le prescrizioni dell’Aia, diventata legge, che rappresentano l’unico modo per rendere l’azienda siderurgica ecosostenibile. Invece, - conclude Musillo - chi ha scommesso sul fallimento della possibilità di coniugare ambiente e lavoro ed ha puntato sulla chiusura della fabbrica, oggi non può che riconoscere la validità delle leggi approvate per Taranto. Il provvedimento di sbocco di 1,2 miliardi rappresenta l’apertura di una fase nuova che contribuisce a salvaguardare i posti di migliaia di lavoratori ma rappresenta, con i lavori di ambientalizzazione, anche una importante opportunità per l’economia del territorio".
 
Martedì, 28 Ottobre 2014 18:47

ILVA - Il gip sblocca 1,2 miliardi di euro sequestrati ai Riva

Scritto da

Una boccata d'ossigeno (e sembra quasi un paradosso scriverlo!) per l'ilva. Il Gip di Milano Fabrizio D'Arcangelo, infatti, ha accolto la richiesta avanzata dal commissario straordinario dell'Ilva, Piero Gnudi, di sbloccare e trasferire nella casse del gruppo 1,2 miliardi di euro circa, cifra sequestrata dalla procura di Milano nell'inchiesta a carico di Adriano Riva e due commercialisti.

Il giudice D'Arcangelo ha così accolto la richiesta avanzata lo scorso 11 settembre dal commissario Gnudi in forza della legge "Terra dei fuochi" che prevede al suo interno una disposizione ad hoc sull'argomento.

"Accertata la manifesta infondatezza" delle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla difese, "occorre rilevare - si legge nel provvedimento - come sussistano nel caso di specie tutti i presupposti per procedere al trasferimento previsto dalla norma".
 

Come si ricorderàil denaro fu sequestrato nel maggio del 2013 nell'ambito dell'indagine dei pm Stefano Civardi e Mauro Clerici nei confronti di Adriano Riva e di due commercialisti accusati di truffa ai danni dello Stato e di trasferimento fittizio di beni. Nello sbloccare l'1,2 miliardi, il gip D'Arcangelo ha disposto la conversione dei beni in azioni "a titolo di futuro aumento di capitale" dell'Ilva (saranno usati per il risanamento ambientale). "Le azioni di nuova emissione - scrive il giudice - dovranno essere intestate al Fondo unico giustizia e, per esso, al gestore ex lege Equitalia Giustizia spa".

 

“Devo aver punto sul vivo l'Assessore Nicastro se mi risponde, in buona compagnia con il Consigliere Lospinuso di FI, su Tempa Rossa in maniera così scomposta e scorretta. Prendo atto della sua precisazione sulla Relazione dell'Arpa alla Commissione regionale Ambiente, ma come mai un Assessore accorto come lui ha preferito mandare in pasto ai giornali una nota che sarebbe dovuta rimanere all'interno dell'Amministrazione?"
Alfredo Cervellera, consigliere regionale di Sel, non ha perso tempo e alle critiche dell'assessore regionale Nicastro ("Perchè Cervellera quando era assessore non ha stoppato il progetto Tempa Rossa?") ha subito risposto non andando certo per il sottile. E a Nicastro, come prima cosa, ricorda dinon essere mai stato assessore all'Ambiente del Comune di Taranto. "come lui mi attribuisce", semmai assessore all'Urbanistica da luglio 2007 a marzo 2010".
Ma, questo, è solo il prologo alle bacchettate più pesanti. Infatti, Cervellera fa prfesente a Nicastro che, "come assessore ma sopratutto come magistrato", dovrebbe sapere che "quando si approva un Piano Regolatore Portuale non sono segnalate da nessuna parte le temporanee concessioni per l'uso delle infrastrutture ma, oggettivamente, l'utilità delle stesse per lo sviluppo del porto: quindi da nessun atto, e sfido a provare il contrario, si evince o si fa un qualsiasi cenno a Tempa Rossa".

Cervellera poi puntualizza che l'allungamento del pontile, allora come oggi, veniva giustificato dall'Autorità Portuale "col fatto che le petroliere che raggiungono Taranto attraccano ad un'immensa boa al centro del Mar Grande con pericolo di possibili sversamenti del petrolio a causa di avverse condizioni meteo marine, che in rada possono essere scongiurate. Un fatto oggettivo e non soggettivo, come oggi viene capziosamente fatto credere. Per la cronaca il Piano Regolatore Portuale portava un ritardo di anni dalla sua elaborazione. Era stato discusso a fondo dal precedente Consiglio comunale ed aveva ricevuto il placet del Commissario straordinario al Comune di Taranto, per cui si rischiavano senza l'approvazione di questo strumento urbanistico di far perdere centinaia di milioni di finanziamenti pubblici per rilanciare una infrastruttura che era, all'epoca come oggi, l'unica vera speranza per un'alternativa di sviluppo per il nostro territorio".
Ragion per cui, il consigliere regionale di Sel si dice orgoglioso del fatto "che in soli sei mesi feci approvare, all'unanimità dal Consiglio comunale, quel Piano Regolatore del Porto, dando la possibilità all'Autorità Portuale, nonostante i macroscopici ritardi della burocrazia a tutti i livelli, di poter intercettare milioni di finanziamenti per rilanciare il porto di Taranto. Detto ciò, il Consiglio comunale è autonomo nel decidere i destini del proprio territorio: oggi siamo nel 2014 e non nel 2007, Taranto ha piena contezza della devastazione ambientale subita, non solo dall'Ilva ma da tutte le industrie presenti nel nostro territorio e un rimedio va trovato da chi istituzionalmente rappresenta tutti i cittadini. Con la mia  Legge regionale sulla Valutazione del Danno Sanitario - ricorda Cervellera - abbiamo ottenuto che a Taranto sia impedita qualsiasi altra immissioni di velenosi inquinanti per non aggravare le già precarie condizioni di salute dei cittadini.  Chiedo certezze scientifiche da chi è preposto a farlo, di qui la mia mozione".
Finito con Nicastro si passa al consigliere regionale di Forza Italia, Lospinuso. "Siamo stufi - dice Cervellera - di sentire Lospinuso, che ci parla di nuova occupazione per soli 30 posti quando dovremmo, invece, da consiglieri regionali dare la sicurezza ai tarantini che i nuovi impianti non producano altre malattie e morte. Ma dimenticavo che Lospinuso non è di Taranto, ma vive a 50 Km di distanza e si crede al sicuro.
Io mi batterò per il diritto alla vita, per questo spero che il Consiglio comunale di Taranto ribadisca la sua volontà contraria a Tempa Rossa  per impedire, in tempo utile e non alle calende greche, che Roma possa decidere da sola sul destino dei  nostri concittadini. Per concludere: caro Assessore Nicastro ti prego di usare le tue preziose energie non per utilizzare argomenti pretestuosi e falsi ma, come tuo dovere, per contrastare un progetto che aggraverebbe le condizioni ambientali e sanitarie di Taranto. Ribadisco - conclude Cervellera - di aver apprezzato la delibera di Giunta in cui si chiede di rivedere l'Aia ma non è sufficiente: bisogna contrastare il Governo, anche ricorrendo alla Consulta, per impedire che il destino dei pugliesi sia deciso dall'alto e non dagli stessi”.

Si aprono positivi spiragli per fronteggiare l’emergenza randagismo. Il Tar di Lecce ha fatto luce su una complessa vicenda riguardante il canile municipale e che vede il Comune di Taranto opporsi ad Ecolife srl. E’ proprio dei giorni scorsi, infatti, la sentenza del TAR che ha rigettato il ricorso proposto da Ecolalife srl, con il quale la società aveva richiesto il riconoscimento di un credito di circa ottocentomila euro al Comune di Taranto, a titolo di corrispettivi contrattuali che avrebbe maturato per la realizzazione e gestione del canile municipale, nell’ambito di un appalto aggiudicato nel 2003.

La sentenza favorevole per l’Ente è l’esito della ricostruzione, minuziosa e dettagliata, che il Comune di Taranto, ha reso del rapporto con la società ricorrente nel corso del tempo. Nell’excursus storico, il Comune di Taranto, infatti, ha portato avanti quelle motivazioni consistenti per resistere alla richiesta di riconoscimento degli ulteriori corrispettivi avanzati dalla società. Inoltre ha fatto rilevare che Ecolife aveva realizzato una struttura sottodimensionata rispetto a quella offerta in gara. Nulla da dare ad Ecolife, dunque. Ma la questione non si chiude qui, anzi rimangono irrisolti, fino ad espressione del giudice competente, altri nodi gordiani legati soprattutto alla questione della proprietà del canile, rivendicata da Ecolife, ma a giudizio del Comune "assolutamente infondata". Anche su questo punto, il Comune di Taranto vuole vederci chiaro ed ha conferito mandato ai propri legali di esaminare tale circostanza. Infatti, sul fronte dell’emergenza, per il Comune di Taranto, rientrare nel pieno possesso del canile, significherebbe dare risposte consistenti, certamente non risolutive ma significative, al fenomeno del randagismo che tanto affligge il territorio, potendo disporre di quelle strutture adeguate per l’accoglienza dei cani che ad oggi risultano insufficienti.

"Anche questa volta - ha commentato il sindaco - devo dare merito al lavoro degli uffici che hanno scavato nelle carte e nel passato per ricostruire minuziosamente gli eventi che ci danno ragione. E di questo ne è convinto anche il giudice ammnistrativo. E’ certamente una nuova pagina che almeno apre una strada in salita anche sulle questioni relative alla proprietà del canile. Sul fronte del randagismo  - ha concluso Stefàno - non abbassiamo mai la guardia e lavoriamo per individuare soluzioni che interessino le strutture dei canili o dei rifugi, che coinvolgano le associazioni degli animalisti ma anche per portare avanti azioni concrete per reprimere comportamenti che favoriscono il dilagarsi del fenomeno".

Avanti adagio, quasi ferma. E’ questa la condizione dell’economia provinciale secondo le rilevazioni di Movimprese elaborate dal Centro Studi della Camera di commercio di Taranto, relative alla nati-mortalità imprenditoriale nel terzo trimestre 2014.

Il saldo tra iscrizioni (558) e cessazioni (514) è positivo: +44 unità, ma il dato è nettamente inferiore rispetto al precedente trimestre che aveva fatto segnare +263 e nei confronti dello stesso periodo del 2013 che si era chiuso con un saldo di +147.

La provincia ionica è quella che cresce meno a livello regionale. Il tasso di crescita nel trimestre luglio/settembre è 0,09%, la media della Puglia è 0,20%. Nel confronto con le altre province della regione, Taranto è dunque fanalino di coda. La migliore performance regionale è di Lecce (0,26%), seguita nell’ordine da Foggia (0,25%), Bari (0,24%), Brindisi (0,18%). Il dato non cambia considerando il saldo in termini assoluti: +362 Bari, +184 Lecce, +180 Foggia, +66 Brindisi, +44 Taranto.

“La nati-mortalità imprenditoriale nella nostra provincia è segnata da ripetuti stop and go – sottolinea il presidente della Camera di commercio di Taranto, Luigi Sportelli - , il 2014 è cominciato malissimo, al netto delle chiusure di fine anno. Poi c’è stata una risalita ed ora una nuova flessione, sinonimo di una preoccupante stagnazione del sistema economico. Le difficoltà non risparmiano alcun comparto produttivo. Il segno negativo colpisce il manifatturiero, l’agricoltura, l’edilizia, il commercio, sintomo di una persistente difficoltà del mercato interno. Far ripartire la domanda, rimettere in moto i consumi diventa improrogabile, così come garantire alle imprese del territorio il necessario sostegno e supporto. Taranto è penalizzata dalla difficile congiuntura nazionale, ma anche da fattori territoriali come il dissesto del Comune capoluogo che ha sottratto ingenti capitali alle imprese ed ai cittadini limitando la capacità di spesa di entrambi e che, a distanza di otto anni, non è ancora concluso. La Camera di commercio di Taranto ha più volte sollecitato, proposto ed auspicato la costituzione di un’Agenzia dello sviluppo quale sede per individuare le linee strategiche di crescita, sostenere la progettazione e accompagnare la fase esecutiva dei vari interventi. I dati economici del terzo trimestre 2014 confermano questa necessità e impongono a tutti gli stakeholder del territorio una consapevolezza ed una coesione diversa dal passato”.

Il settore che maggiormente ha sofferto nel periodo preso in esame da Movimprese è quello del commercio con un saldo negativo di -63 aziende. Andamento negativo anche per le costruzioni (-34 unità produttive), per le attività manifatturiere (-26) e dell’agricoltura (-19).

Da ultimo, nonostante il comparto artigiano registri un saldo negativo di 6 unità, in questo settore Taranto è la provincia della Puglia che tiene meglio rispetto alla crisi.

Guarda il video commento del Presidente Luigi Sportelli: http://youtu.be/SspaYG4fuS4

 

 

Una lettera inviata al Governatore della Regione Puglia On.le  Nichi Vendola , all'Avv. Sergio Prete, Presidente Autorità Portuale di Taranto, al Dott. Vincenzo Cesareo, Presidente di CONFINDUSTRIA TARANTO e p.c. al Prefetto di Taranto Dott. Umberto Guidato per scongiurare il rischio, concreto, di un inasprirsi dell’ordine sociale, anche considerata la drammaticità delle condizioni del settore dell’autotrasporto.

 

 

Le vicende inerenti TCT Spa ed il paventato quanto scongiurabile abbandono di Evergreen dello scalo ionico rappresentano - si legge nella nota a firma del Segretario Generale di Trasportounito Biagio Provenzale -  l’ultimo, in ordine di tempo, di una serie di accadimenti negativi che spiegano i loro effetti nefasti sul sistema economico-produttivo della città e, per quanto di pertinenza di Trasportounito FIAP, Associazione professionale di categoria dell’autotrasporto, sulle condizioni dei trasportatori già prossimi al baratro per le note vicende  che interessano lo stabilimento siderurgico e che hanno trovato, negli ultimi pagamenti riservati all’indotto, un irrisorio vantaggio, trattandosi del saldo di commesse eseguite sei mesi orsono.

A tal proposito codesta Associazione - sottolinea Provenzale - ha già espresso, nelle sedi opportune, tutti i dubbi e le incertezze che scaturiscono dall’assenza di qualsivoglia chiarimento sulle sorti dello stabilimento e sui successivi pagamenti che necessitano alle aziende per proseguire le loro attività.

Si rende pertanto opportuno evidenziare, laddove necessario, l’inaccettabilità di un ulteriore stop  ai traffici portuali e containeristici e di scongiurare il rischio, concreto, di un inasprirsi dell’ordine sociale, anche considerata la drammaticità delle condizioni del settore dell’autotrasporto.

Considerati, oltre al sopra citato impasse di ILVA, le incertezze che aleggiano attorno alle sorti di TCT e, ulteriormente, il probabile diniego all’implementazione del progetto TEMPA ROSSA (che, ad ogni buon conto, porterebbe a Taranto investimenti complessivi per trecento milioni di euro), avanza concreto il rischio di una Taranto fantasma, che piange il suo sviluppo mancato assieme alla morte di centinaia di aziende, causata non dalle neoplasie ma da un dissennato “NO” a tutte le proposte che muovano al territorio da un sistema industriale già pesantemente azzoppato.

E’ ulteriormente opportuno, oltre che soffermarsi sulle lecite, condivisibili, richieste che provengono da una parte sana della  nostra comunità dall’ardore ambientalista (non quella che strumentalizza in mala fede le questioni ambientali al solo scopo di creare disagio e spaccature) pensare ad una Taranto diversa in cui i grandi players non debbano perire, ma convivere in modo sostenibile con il territorio e perché no, con il tanto sbandierato turismo. E perché questo avvenga è necessaria un’intensa attività di monitoraggio, che non risulti solo distruttiva per il sistema economico. Si creino le condizioni virtuose perché l’autotrasporto non debba essere considerato un settore assistito, ma al servizio di un territorio giustamente vocato alla logistica.

Si richieda, a gran voce ed a tutti i livelli, una serie di misure agevolative ad “hoc”, come si rende necessario per una città in straordinaria crisi economica, idonee ad attirare gli investitori che decidano di insediarsi durevolmente sul territorio; perché il nostro Porto possa assumere quel ruolo da sempre attribuitogli di “porta del Mediterraneo”, mai realmente esercitato (emblematica la questione Distripark) per tutta una serie di criticità, non ultimo il ritardo nell’avvio dei lavori di adeguamento delle infrastrutture, causato dal susseguirsi di ricorsi delle imprese appaltatrici, basati su cavilli di natura burocratica.E mentre nelle “segrete stanze” si discute di cavilli, le nostre aziende chiudono. E’ necessario che imprese, Istituzioni, parti sociali e collettività tutta si facciano carico delle responsabilità sinora assunte solo parzialmente, alla ricerca di soluzioni condivise e quanto mai urgenti.

In questa ricerca di dialogo, TRASPORTOUNITO FIAP - conclude la nota di Provenzale - conferma la sua incondizionata disponibilità a partecipare ai tavoli che possano risultare utili a tale scopo. Se l’economia di un Paese muove con l’autotrasporto, proseguendo su questa strada potremo decretare certamente la morte del trasporto su gomma a Taranto e, con esso, quelle di imprese, lavoratori e, naturalmente, famiglie.

 

 


 

 

 

 

Nota a seguito dell’audizione presso la V Commissione Consiliare della Regione Puglia il giorno giovedì 23

ottobre 2014

La JV Tempa Rossa ha voluto illustrare, tramite l’audizione in V Commissione Consiliare del giorno 23

ottobre 2014, la sua posizione in merito agli ultimi provvedimenti delle autorità Regionali sulla base di una

nota dell’ARPA Puglia sul Progetto Tempa Rossa datata 24 settembre 2014.

Il Progetto Tempa Rossa, inserito nella Legge Obiettivo del 2001 e approvato dal Comitato Interministeriale

per la Programmazione Economica (CIPE) nel Marzo del 2012, è totalmente finanziato con capitali privati dai

tre partners della Joint Venture, contitolari della Concessione Gorgoglione in cui si trova il giacimento

Tempa Rossa: Total E&P Italia, Shell Italia E&P e Mitsui E&P Italia. Per la realizzazione del Progetto, a fronte

di una stima di costo globale di un miliardo e seicento milioni di Euro, ad oggi ne sono stati spesi oltre

cinquecento milioni.

La parte riguardante la Raffineria di Taranto (di proprietà ed operata da Eni) rappresenta un progetto

ecosostenibile che ha già ottenuto autorizzazioni fondamentali quali il Decreto di Compatibilità Ambientale

VIAAIA del 27/10/2011 e il Nulla Osta di Fattibilità rilasciato dal CTR Puglia in data 17 APR 2013.

L’investimento del progetto Tempa Rossa presso la Raffineria di Taranto ha un valore di circa 300 milioni di

Euro. I lavori dureranno all’incirca due anni e prevedono l’intervento di circa 50 imprese; circa 300 posti di

lavoro saranno creati per realizzare tali attività.

Con delibera N.1942 del 6/10/2014, la Giunta della Regione Puglia ha richiesto al Ministero dell’Ambiente il

riesame della VIAAIA relativa al Progetto Tempa Rossa, sulla base di un parere espresso dall’ARPA in data

24/09/2014 su richiesta dalla stessa Regione.

La JV Tempa Rossa ritiene che la VIAAIA ottenuta nel 2011, non debba essere riesaminata e che le criticità

evidenziate dall’ARPA Puglia ad anni di distanza non siano fondate, tra l’altro, per le seguenti ragioni:

Non vi è nessun aumento del quadro emissivo della Raffineria in conseguenza del progetto TR.

Infatti, una delle prescrizioni VIAAIA vincola la costruzione e l’esercizio del futuro impianto alla

totale compensazione del potenziale incremento di emissioni, assicurando nei fatti il mantenimento

inalterato dell’assetto emissivo rispetto all’ante operam (rif. Art.1, comma 2 del Decreto VIA/AIA del

27/10/2011).

In merito al potenziale incremento del traffico navale connesso al progetto Tempa Rossa, si prevede

un numero massimo di 90 navi/anno e, considerato il quasi dimezzamento del traffico navale negli

ultimi 5 anni (il 19% solo nell’ultimo anno), il lieve incremento legato al progetto Tempa Rossa

costituirebbe piuttosto un parziale recupero dell’operatività del porto.

Relativamente alle considerazioni critiche sul Nulla Osta di Fattibilità, la JV Tempa Rossa ha

desiderato sottolineare che, tra i vari componenti del Comitato Tecnico Regionale, siano presenti

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(secondo quanto previsto all’art.19 “Composizione e funzionamento del Comitato Tecnico Regionale

e Interregionale” del D.Lgs.334/99 e s.m.i.), dei rappresentanti della stessa ARPA, circostanza che

dimostra la a conoscenza e la condivisione del provvedimento definitivo rilasciato dal Comitato.

Inoltre, nell'ambito del Rapporto Preliminare di Sicurezza per la Fase Nulla Osta di Fattibilità redatto

per il "Progetto Tempa Rossa" è stata sviluppata l'analisi dei possibili effetti domino. Il risultato di

queste analisi ha dimostrato che le installazioni di Tempa Rossa non determinano possibili effetti

domino e che gli scenari incidentali non causino alcun effetto al di fuori della Raffineria.

Sulla base di una serie di elementi quali quelli sopra citati, considerate l’insufficienza e l’imprecisione degli

argomenti proposti nella relazione dell’ARPA del 24 settembre, la JV Tempa Rossa ritiene che il riesame della

VIAAIA sia completamente ingiustificato e gravemente pregiudizievole per il progetto stesso, non solo a

Taranto ma nella sua globalità.

In occasione dell’audizione sono stati inoltre forniti ulteriori chiarimenti in merito alla questione delle

emissioni provenienti dal Progetto Tempa Rossa: così come comunicato ufficialmente al Ministero

dell’Ambiente interlocutore istituzionale in materia di VIA – una serie di innovativi interventi di carattere

tecnologicogestionale permetterà non solo la totale compensazione delle emissioni del Progetto

(corrispondenti a 36 t/anno) ma comporterà addirittura un saldo finale delle emissioni di VOC della raffineria

di 28 t/anno in meno rispetto all’ante operam, grazie all’abbattimento nel complesso di 64 t/anno.

Si è ribadita infine la completa apertura e volontà al dialogo con le istituzioni e con la cittadinanza, in

particolare tramite la partecipazione ed il contributo ai tavoli di lavoro che le Autorità vorranno organizzare in

merito alle procedure di VIS (Valutazione d'Impatto sulla Salute), all’eventuale riesame degli studi sull’effetto

domino già realizzati nell’ambito del CTR, ed alle compensazioni previste ex legge Marzano.

SPECIFICAZIONE TECNICA PER RECUPERO DEI VOC

Nella raffineria di Taranto verranno più che compensate le 36 ton/anno di emissioni

di VOC (Volatile Organic Compounds) previste nel progetto iniziale per lo stoccaggio

e la caricazione di Tempa Rossa. La compensazione è prevista da una delle severe

prescrizioni imposte dalla VIAAIA del 27 ottobre 2011.

In effetti si riuscirà ad andare anche oltre a quanto richiesto e saranno ben 64 le

tonnellate di VOC che ogni anno verranno recuperate al di là del progetto originario,

in particolare grazie alle innovative tecnologie per il recupero di vapori di

idrocarburi applicate alla caricazione delle navi petroliere.

I vapori presenti nell'aria contenuta nei serbatoi vuoti delle navi all'arrivo nel

porto, vengono espulsi da tali serbatoi insieme all'aria che li comprende quando

viene immesso il grezzo liquido. Grazie ad un sistema ermetico a ciclo chiuso l'aria

contenente i vapori viene captata e convogliata verso un impianto di recupero della

frazione dei vapori.

Nel caso del progetto Tempa Rossa l'impianto di recupero sarà a doppio stadio.

Ciò significa che oltre ad un primo stadio "tradizionale" funzionante sulla base

dell'adsorbimento selettivo su carboni attivi della frazione di vapori contenuta

nell'aria, c'è un secondo stadio, innovativo, che permette di eliminare mediante

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combustione controllata a fiamma circoscritta la parte più leggera e

quantitativamente molto piccola dei vapori, non assorbita dai carboni attivi.

Tale frazione residua, costituita da idrocarburi leggeri che stanno nella fascia

compresa tra il metano ed il GPL (i prodotti che usiamo normalmente per cuocere i

cibi sui nostri fornelli di casa) viene praticamente tutta trasformata in anidride

carbonica ed acqua, composti che di trovano naturalmente nell'aria che respiriamo.

Basato su principi semplici ma sulle tecnologie più avanzate questo sistema di

recupero dei vapori di idrocarburi permetterà di abbattere drasticamente le emissioni

del progetto Tempa Rossa ed anche una parte di quelle del resto della raffineria.


 

 

Maggiore attenzione al mondo della scuola e risposte concrete alle problematiche che attanagliano gli studenti: a chiederlo sono i ragazzi del Liceo statale “Galileo Ferraris-Quinto Ennio” di Taranto che OGGI, lunedì 27 ottobre, sono scesi in piazza per rivendicare i propri diritti. Teatro della protesta la centralissima piazza della Vittoria, dove, per l’occasione, è stato allestito un palco. I giovani rappresentati dell’istituto hanno deciso di trasformare la mattinata da assemblea scolastica a vera e propria protesta, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica circa le cattive condizioni nelle quali sono costretti a portare avanti i propri studi i giovani della nostra città e non solo. Hanno preso parte alla manifestazione anche gli studenti di altri licei tarantini. A partire dalle ore 9.00 e fino alle 11.30 circa, si è discusso a proposito della riforma intitolata “La Buona Scuola”, voluta dal Premier Matteo Renzi e dal Ministro Stefania Giannini, facendo il punto rispetto ai concreti vantaggi ottenuti sino ad ora, in particolare per ciò che concerne gli istituti scolastici del nostro territorio che cadono a pezzi o comunque non hanno le caratteristiche giuste, nonostante i fondi già stanziati o promessi dal Governo. Non è mancato il supporto dell’intero corpo docenti dell’istituto oltre che del Dirigente scolastico, prof. Marco Dalbosco, il quale è intervenuto sul palco sostenendo l’iniziativa e incitando i ragazzi a far sentire la propria voce e pretendere gli spazi idonei allo studio.

<<Più che una “Buona Scuola” la definirei una “Scuola Utopistica”>> afferma il rappresentante d’istituto del Liceo “G. Ferraris-Q. Ennio” Edoardo Trombettieri, che spiega: <<Anche con mille difficoltà, si cerca sempre il modo di andare avanti. Ma arriva un momento in cui occorre dire basta, in cui occorre far rispettare i nostri diritti ! Vogliamo delle risposte dalla nostra Provincia e abbiamo già richiesto un incontro con il Presidente Tamburrano>>.

 

foto: Gianmarco Sansolino


 

 
 
Quando proggettammo l'idea del CEntro Interculturale a Taranto - dice Simona Fernandez Cascetti - non vi erano ancora sbarchi, ci occupavamo dei migranti che venivano via terra più che via mare, poi è arrivata l'estate, questa calda estate che ha trasformato il mare in fuoco. Ma oltre questo molti sono i migranti e i cittadini dell'UE che vivono a Taranto e un Centro Interculturale unisce tutte queste realtà. La dedica a NELSON MANDELA è significativa e si base sulla secca lotta al raxismo e all'aparthid che a volte anche questa nostra Italia rigurgida dal più profondo del suo passsato. LASCIAMO SOLI I RAZZISTI! Il 3 Novembre alle 10 al Salone degli Spccchi (Palazzo di Città) verrà inaugurato il Centro Interculturale di Taranto dedicato a "NELSON MANDELA"
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