Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 170

Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1923)

Comunicato stampa

Bruxelles, 8 aprile 2016
 
D'Amato: “Il progetto Tempa Rossa va fermato”

“Il progetto messo in piedi dalla Total su Tempa Rossa che coinvolge la Raffineria Eni di Taranto, va fermato, le condizioni ambientali e l`anacronismo delle fonti fossili lo dicono”. Lo dice Rosa D'Amato, europarlamentare tarantina del Movimento 5 Stelle.

D'Amato spiega: “La vicenda emersa dalle intercettazioni che coinvolgono l'ormai ex ministro Guidi e il suo compagno non ci sorprendono, avevamo avuto il primo sentore di qualcosa di strano sin dalla comparsa di quell'emendamento presentato dalla sottosegretaria Vicari nel decreto Sblocca Italia, cucito su misura sul progetto Tempa Rossa, bocciato in prima istanza e fatto rientrare nella Legge di Stabilità. C'è da chiedersi qual è la pubblica utilità di un progetto che favorisce soltanto i petrolieri a scapito della salute dei cittadini lucani e tarantini".

L'eurodeputata M5S punta lo sguardo sulle royalty e le franchigie: “Nessuna compensazione potrà mai  ridare agli agricoltori le proprie terre, agli allevatori i propri animali e a tutti i cittadini la salute, neppure se le attuali percentuali del 4 % dei ricavati in mare e 10% per l’estrazione a terra, fossero aumentate”.

“Ho già presentato diverse interrogazioni alla Commissione europea sul quel progetto che regalerà a Taranto il 12% in più emissioni e ridicole ricadute occupazionali, soprattutto se confrontate con i posti di lavoro che si creerebbero nelle energie rinnovabili con gli stessi importi. Le problematiche sollevate in Commissione sono le stesse che oggi sono alla ribalta dei notiziari: le modifiche legislative che il governo si apprestava a fare per favorire il progetto Tempa Rossa e le contaminazioni delle falde".

"In una delle risposte, la Commissione ha comunicato che “sta monitorando da vicino” il progetto e staremo col fiato sul collo all'Ue per conoscere i risultati di questo controllo".

"Il progetto aumenterà il rischio di incidenti nell'intera raffineria e nell’area portuale, sottoposta alla normativa nazionale della direttiva Seveso III, attualmente al vaglio della Commissione per il visto di conformità. Il presidente della Regione Emiliano solleciti il parere del CTR e si opponga alla realizzazione di Tempa di fatto, con atti concreti”, dice D'Amato.

"La politica locale dovrebbe adoperarsi per l’istituzione di una 'Oil free zone' come da art.71 Legge n.221 28/12/2015, ossia area territoriale nella quale, entro un determinato arco temporale e sulla base di specifico atto di indirizzo adottato dai comuni  del  territorio  di  riferimento,  si preveda la progressiva sostituzione del petrolio e dei suoi derivati con energie prodotte da fonti rinnovabili. Nelle Oil free zone sono avviate sperimentazioni sulla realizzazione di prototipi e l'applicazione sul piano industriale  di nuove ipotesi di utilizzo dei beni comuni: non è uno strumento perfetto, ma perché non usarla per l’area tarantina?

Proponiamo ormai da tempo la riconversione della città, trasformandola da città sul mare a città di mare con la valorizzazione dell’habitat marino e delle bellezze storiche-archeologiche che solo la città di Taranto può vantare, senza dimenticare le potenzialità del porto, colonizzato negli anni dalle grandi industrie inquinanti, restituendolo al servizio della città con la sua retroportualità, attualmente solo sulla carta.  

Non accetteremo un nanogrammo di inquinamento in più e siamo consapevoli che solo un governo del M5S è in grado di realizzare progetti di economia  moderna, digitale e circolare, collaborativa e condivisa", conclude D'Amato.

Immediato potenziamento degli ospedali pubblici già esistenti, ossia dell’Ospedale SS. Annunziata e dell’Ospedale Moscati di Taranto, quest’ultimo unica struttura in Puglia ad essere in grado di realizzare con successo il trapianto del midollo anche in pazienti della fascia pediatrica; creazione di 10 posti di oncoematologia pediatrica; 10 posti di chirurgia toracica; 20 posti di pneumologia pubblica (ora esiste solo quello della clinica privata “Villa Verde”); conseguente incremento del personale sanitario; ticket sanitario gratuito per la popolazione di Taranto; ripristino del trasporto gratuito dei malati oncologici.

Sono queste le richieste che i Genitori tarantini hanno avanzato al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nel corso dell’incontro svoltosi a Bari e al quale hanno partecipato anche l'ingegner Barbara Valenzano (Direttrice del Dipartimento Mobilità, Qualità urbana, Opere pubbliche e Paesaggio), il dottor Giovanni Gorgoni (Direttore del Dipartimento Promozione della Salute, del Benessere sociale e dello Sport per tutti) e il dottor Felice Ungaro (Direttore Generale dell'Agenzia Regionale sanitaria).

Incontro nel corso del quale i Genitori tarantini hanno consegnato ad Emiliano, e fatto protocollare, un documento nel quale si evidenzia, soprattutto, che i bambini di Taranto si ammalano di cancro il 54% in più rispetto ai loro coetanei del resto della Puglia, e la mortalità in età pediatrica (0-14 anni) è aumentata del 21% rispetto alle medie regionali.

Non solo, al presidente della Regione e ai dirigenti presenti all’incontro, i Genitori tarantini hanno fatto presente come l’insediamento Tempa Rossa costituisca “un’ulteriore insostenibile aggressione, del tutto fuori luogo, dato che incrementerà del 12% l’inquinamento già esistente, a fronte di sole 25 unità lavorative a regime (solo 300 in corso d’opera), progetto da stoppare immediatamente perché - hanno aggiunto i Genitori tarantii non strategico per la nostra città, come ben si sta delineando nella cronaca giudiziaria di questi giorni, nonostante gli sforzi del Governo centrale tendano a far credere il contrario”.

Ma è sul fronte sanitario che i Genitori tarantini hanno insistito molto ritenendo inaccettabile che, a fronte della media di posti letto che la Regione deve avere, ossia 3,4 pl/1000 abitanti, “in provincia di Taranto ce ne siano a disposizione solo 2,9, con una grave carenza di posti letto, che si ripercuote anche sul personale, attualmente in numero nettamente inferiore alle altre province, rispetto alla popolazione residente. Quindi, a Taranto, - hano aggiunto - pur avendo un carico di malattie universalmente riconosciuto più alto, si hanno meno posti letto e molto meno personale sanitario”.
Così come inaccettabile "è la questione del personale che segue tutto il percorso di conoscenza dei danni da inquinamento e della loro prevenzione. Tutto il personale che segue lo screening cardiovascolare e respiratorio ed il personale che sta portando avanti gli studi epidemiologici (registro tumori, ecc. ecc.), sono a tempo determinato. Chiediamo, per questo motivo, una delibera regionale urgente che provveda a stabilizzare questo personale,  in attesa dei concorsi pubblici da attuare, per fare in modo che ad ottobre, alla scadenza dei contratti a tempo determinato, che non potranno essere prorogati, non si verifichi il blocco di tutte le attività”.

Di seguito il testo integrale della lettera protocollata e consegnata al presidente Emiliano


  AL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA
  Dott. Michele EMILIANO
 

In concomitanza dell’incontro del giorno 8 aprile 2016, i Genitori tarantini, comitato spontaneo apartitico nato grazie alla consapevolezza dell’emergenza sanitaria in atto nella città di Taranto e sviluppatosi attraverso i social, con la presente intendono avanzare alcune precise richieste precisa all’Istituzione Regione Puglia, nella persona del suo massimo rappresentante, nella duplice veste di Presidente e di Assessore alla Salute.

PREMESSO

- che la città di Taranto ha subìto e subisce, da oltre cinquant’anni, ogni sorta di aggressione inquinante al suo territorio (aria, suolo, sottosuolo, falde acquifere, Mar Piccolo e Mar Grande) e di conseguenza ai suoi cittadini, da parte dell’Ilva, dell’Eni, della Cementir, della Marina Militare, dei cinque inceneritori e delle discariche varie, pubbliche e private;

- che un’ulteriore insostenibile aggressione è prevista dall’ultimo progettoTempa Rossa, del tutto fuori luogo, dato che incrementerà del 12% l’inquinamento già esistente, a fronte di sole 25 unità lavorative a regime (solo 300 in corso d’opera), progetto da stoppare immediatamente perchénon strategico per la nostra città, come ben si sta delineando nella cronaca giudiziaria di questi giorni, nonostante gli sforzi del Governo centrale tendano a far credere il contrario;

- che, secondo il rapporto 2008 dell'Arpa Puglia, dal solo camino “E132” dello stabilimento Ilva sono fuoriusciti fino a 171 grammi di diossina all'anno, maggiore della somma delle emissioni di tutte le industrie di Spagna, Regno Unito, Svezia e Austria messe insieme;

- che le diossine vengono trasportate dal vento e si vanno a depositare sull’erba, sul terreno e nell’acqua per poi risalire la catena alimentare accumulandosi nel tessuto adiposo degli animali e, con ricadute sanitarie  fortissime, su tutta la popolazione e soprattutto sui più piccoli, con danni irreversibili, documentati dal Rapporto Sentieri dell’ISS, problematiche che le cosiddette opere di  “bonifica e ambientalizzazione”, cioè di ripristino ambientale delle aree più contaminate, a ridosso dell’acciaieria, come il quartiere Tamburi, non possono cancellare;

- che i bambini di Taranto si ammalano di cancro il 54% in più rispetto ai loro coetanei del resto della Puglia, e la mortalità in età pediatrica (0-14 anni) è aumentata del 21% rispetto alle medie regionali;

- che ciononostante le emissioni tossiche continuano, come ci dimostrano i dati confermati dalla stessa ILVA  ad ARPA Puglia il 24 febbraio 2016,  con uno studio del Politecnico di Torino, il quale ha evidenziato che a novembre 2014, all’insaputa della popolazione, la centralina del quartiere Tamburi, il più vicino all’impianto siderurgico, ha registrato un valore medio giornaliero di 791 picogrammi al metro quadro rispetto a un ‘valore soglia’ che si attesta tra 15 e 20 picogrammi;

- che a seguito di tutto ciò si è sviluppata un’emergenza sanitaria fuori controllo che raggiungerà  i picchi massimi solo nel 2020;

- che a fronte di quanto sopra esposto, resta, come unico auspicio primario e indispensabile, la CHIUSURA IMMEDIATA di ogni fonte inquinante e relativa BONIFICA con reimpiego degli stessi operai.

Tutto ciò premesso, i Genitori tarantini

CHIEDONO

alla Regione Puglia, nella persona del suo massimo rappresentante, nonché Assessore alla Salute, dott. Michele Emiliano, di realizzare quanto più celermente possibile, nell’ambito del riordino ospedaliero:

1) l’immediato potenziamento degli ospedali pubblici già esistenti, ossia dell’Ospedale SS. Annunziata e dell’Ospedale Moscati di Taranto, quest’ultimo unica struttura in Puglia ad essere in grado di realizzare con successo il trapianto del midollo anche in pazienti della fascia pediatrica;

2)  la creazione di:

- 10 posti di oncoematologia pediatrica

- 10 posti di chirurgia toracica

- 20 posti di pneumologia pubblica (ora esiste solo quello della clinica privata “Villa Verde”)

3) conseguente incremento del personale sanitario

4) ticket sanitario gratuito per la popolazione di Taranto;

5) ripristino del trasporto gratuito dei malati oncologici.

Quanto sopra, ritenendo inaccettabile che, a fronte della media di posti letto che la Regione deve avere, ossia 3,4 pl/1000 abitanti, in provincia di Taranto ce ne siano a disposizione solo 2,9, con una grave carenza di posti letto, che si ripercuote anche sul personale, attualmente in numero nettamente inferiore alle altre province, rispetto alla popolazione residente.

Quindi, a Taranto, pur avendo un carico di malattie universalmente riconosciuto più alto, si hanno meno posti letto e molto meno personale sanitario!

Inaccettabile, inoltre, è la questione del personale che segue tutto il percorso di conoscenza dei danni da inquinamento e della loro prevenzione. Tutto il personale che segue lo screening cardiovascolare e respiratorio ed il personale che sta portando avanti gli studi epidemiologici (registro tumori, ecc. ecc.), sono a tempo determinato. Chiediamo, per questo motivo, una delibera regionale urgente che provveda astabilizzare questo personale,  in attesa dei concorsi pubblici da attuare, per fare in modo che ad ottobre, alla scadenza dei contratti a tempo determinato, che non potranno essere prorogati, non si verifichi il blocco di tutte le attività.

Quanto su richiesto, come primo passo iniziale di manifesta buona volontà, da parte della Regione Puglia, di prendersi cura, per davvero, del territorio tarantino, nell’immediato, con azioni fattibili e concrete, nel brevissimo tempo, a cui far seguire un piano di riprogettazione generale della città di Taranto  basato su una riconversione economica che tenga conto delle reali vocazioni del territorio che NON SONO quelle industriali inquinanti, bensì quelle legate alla sua storia, alla sua cultura, al suo mare, alla sua enogastronomia, al turismo e a tutte quelle attività ecocompatibili che riusciranno ad emergere con il potenziamento delle piccole e medie imprese, perché Madre Taranto ha già dato tantissimo e pagato troppo.

Quanto su richiesto, come primo passo iniziale di manifesta buona volontà, da parte della Regione Puglia, di prendersi cura, per davvero, del territorio tarantino, nell’immediato, con azioni fattibili e concrete, nel brevissimo tempo, a cui far seguire un piano di riprogettazione generale della città di Taranto  basato su una riconversione economica che tenga conto delle reali vocazioni del territorio che NON SONO quelle industriali inquinanti, bensì quelle legate alla sua storia, alla sua cultura, al suo mare, alla sua enogastronomia, al turismo e a tutte quelle attività ecocompatibili che riusciranno ad emergere con il potenziamento delle piccole e medie imprese, perché Madre Taranto ha già dato tantissimo e pagato troppo.

«Tre importanti provvedimenti sono stati ottenuti grazie alla pressante azione di Coldiretti sul ministro Maurizio Martina, in grado di far tirare una boccata di ossigeno alle aziende zootecniche dell’arco ionico, ma anche di tutta Italia».
Ad affermarlo è Alfonso Cavallo, presidente della federazione provinciale Coldiretti Taranto, aggiungendo che si tratta dei «primi risultati ottenuti a seguito di una intensa battaglia che solo Coldiretti ha messo in campo con forza, intelligenza e veemenza nei confronti della nostra classe politica; non da ultima, la mobilitazione fatta a Bari il 23 marzo scorso che ha visto la presenza del presidente nazionale Roberto Moncalvo, della sua giunta e dello stesso ministro, al quale sono stati strappati impegni che oggi sono diventati operativi».
Ma anche la mobilitazione fatta sabato scoro in Friuli, proprio a sostegno del settore zootecnico, ha continuato a scuotere la coscienza dei consumatori sul latte che beviamo o sulle mozzarelle che mangiamo. «Tre confezioni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri – ha spiegato Cavallo –, mentre la metà delle mozzarelle è fatta con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero. Nessuno lo sa, però, perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta». Ciò è quanto è emerso dal dossier Coldiretti “Quote latte: un anno dopo”, presentato durante la mobilitazione alle migliaia di allevatori scesi in piazza ad un anno dalla fine delle quote latte, di fronte a un crisi senza precedenti.
«I provvedimenti ottenuti – ha aggiunto il direttore della federazione provinciale Coldiretti Taranto, Aldo Raffaele De Sario – permettono agli allevatori di iniziare a superare con più respiro una crisi del settore lattiero caseario senza precedenti».
Il primo provvedimento è la moratoria sui debiti di 42 mesi per gli allevatori e di 24 mesi per tutti gli altri settori grazie al protocollo Mipaaf e Intesa Sanpaolo, annunciato dal ministro Martina e da Carlo Messina, consigliere delegato e CEO dell’istituto bancario, «una moratoria – ha continuato De Sario – che permetterà alle aziende zootecniche di sospendere i pagamenti dei mutui sottoscritti dalle imprese allevatoriali, con lo stesso protocollo che prevedrà anche per le banche aderenti la possibilità di offrire condizioni migliorative rispetto a quelle previste dall'intesa Mipaaf-Abi». Il secondo provvedimento è ancora più importante perché distribuirà 0,027175 euro per chilogrammo di latte vaccino prodotto nella campagna 2014/2015, direttamente da Agea sui conti correnti degli allevatori entro il 30 giugno, senza fare domanda specifica. «Provvedimento, quest’ultimo – ha specificato il direttore – varato proprio per la grave crisi che la zootecnia sta vivendo in questi giorni». Terzo, ma non ultimo per importanza, è l’accordo quadro stipulato tra Coldiretti ed Enel Energia e che permetterà agli allevatori di risparmiare dal 10% al 16% in bolletta rispetto alle forniture di luce e gas, in funzione del numero di capi posseduti.
Le azioni di Coldiretti, però, non si esauriscono in questo senso. «Oggi, a fronte di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte – le parole nette del presidente Cavallo –, le importazioni di latte equivalente dall’estero arrivano a 85 milioni di quintali, sotto forma di concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori. Nell’ultimo anno hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10% dell’intera produzione italiana». Si tratta di prelavorati industriali che arrivano soprattutto dall’Europa orientale, che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. Un chilogrammo di cagliata usata per fare formaggio sostituisce circa dieci chili di latte e la presenza non viene indicata in etichetta. Oltre ad ingannare i consumatori ciò fa concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco. «L’assenza di un’indicazione chiara rispetto all’origine del latte a lunga conservazione, ma anche di quello impiegato in yoghurt, latticini e formaggi – ha aggiunto il presidente – non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative». Impedendo di fatto ai consumatori, elemento tutt’altro che trascurabile, di sostenere le realtà produttive nazionali e con esse il lavoro e l’economia del vero “made in Italy”.
«In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza – le conclusioni di Alfonso Cavallo – con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti, ma anche le loro caratteristiche specifiche a partire dai sottoprodotti. Finalmente ci sono le condizioni per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza, sotto la spinta di Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne».

I presidenti dei Gruppi giovanili delle confederazioni Confindustria, Luigi De Francesco, Confcommercio, Salvatore Cafiero, e Confagricoltura Taranto, Nicolò Giovinazzi, hanno costituito un "tavolo interconfederale provinciale" quale strumento di confronto e programmazione di iniziative tese principalmente a diffondere la cultura di impresa. Nell’immediato, in qualità di stakeholders del territorio, parteciperanno agli incontri tematici organizzati per il piano strategico per il Turismo della Regione Puglia ed  andranno a monitorare di volta in volta le criticità e le opportunità del territorio, facendo fronte comune rispetto alle priorità che attengono l’area jonica nelle sue molteplici peculiarità (che investono, appunto, le competenze delle tre confederazioni).

Proprio in vista della discussione in corso sul piano strategico del turismo, che mira al coinvolgimento di tutti gli “attori” interessati (operatori del settore, enti locali, associazioni datoriali e sindacali, MIBACT, università e  GAL),  i presidenti dei gruppi Giovani di Confindustria, Confcommercio e Confagricoltura hanno avviato un primo confronto sulle situazioni infrastrutturali, della viabilità e dell'acquedotto, che, a Taranto come in provincia, si presentano deficitarie per diversi aspetti.

“La condizione attuale in cui versa la viabilità, che inevitabilmente penalizza ogni attività commerciale, industriale ed agricola, a causa del difficile accesso agli snodi autostradali, - si legge in una nota - è di grave nocumento per la logistica in generale e la vocazione turistica di tutta la provincia, ed offre un’immagine, sicuramente non positiva, a chi sceglie di venire a visitare i nostri borghi, i nostri musei e le nostre oasi naturalistiche. Prova ne sono le strade  interprovinciali chiuse al traffico o con viabilità regolate da semafori a causa di frane e smottamenti verificatisi peraltro in tempi tutt’altro che recenti. Si tratta di strade di primaria importanza che molto spesso costituiscono snodi vitali tra la viabilità ordinaria, primaria e secondaria. Esempio purtroppo tangibile – prosegue la nota - in questo momento è rappresentato dalla difficile situazione della SS 172, bloccata perché a rischio frana a causa dei liquami presenti nel sottosuolo e provenienti dall’impianto di depurazione dell'acquedotto che ha riversato indiscriminatamente – ai danni di  persone, colture, infrastrutture- una quantità di liquami tale da rendere assolutamente interdetta la viabilità per quel tratto. Un colpo durissimo all’economia di un territorio che ogni anno è meta di migliaia di turisti. Un duro colpo per le attività commerciali per non parlare dei danni all'agricoltura e della mancanza di collegamento per i mezzi pesanti dall'Adriatico allo Jonio”.

Non va meglio per la SP 13 nei pressi di Castellaneta, “i cui lavori interrotti – viene ribadito nella nota - sono stati ripresi ma senza alcuna certezza di ultimazione entro la data prevista, cioè giugno prossimo. L’Ente Provincia, impantanato in una situazione di dissesto finanziario ed organizzativo, interviene in maniera discontinua mettendo a repentaglio l’incolumità e la sicurezza di migliaia di cittadini, che giornalmente percorrono queste vie, e ancora una volta a risultare penalizzate, ancor di più se i lavori si dovessero protrarre oltre giugno, saranno proprio le attività turistiche del versante occidentale della provincia. Non va meglio su quello orientale, dove l'annosa  questione del depuratore di Manduria, che pur dovrebbe aver scongiurato lo scarico a mare, continua a non far intravedere una soluzione definitiva, mentre permane l’urgenza di mettere in sicurezza il tratto della SS7 all’altezza di Palagiano il cui livello di altissima pericolosità è purtroppo testimoniato, nel tempo, dall’alta incidenza di sinistri stradali.  Le problematiche legate alle infrastrutture, insomma, - concludono nella nota Luigi De Francesco, Salvatore Cafiero e Nicolò Giovinazzi - permangono in tutta la loro criticità. Come può un territorio crescere, svilupparsi ed innovarsi – anche in chiave turistica- senza che ci sia la reale possibilità per le merci e le persone di muoversi con fluidità e in sicurezza nei territori?”. 

Da questo assunto parte la riflessione dei giovani appartenenti ai tre settori, i quali, attraverso la costituzione del tavolo interconfederale, porteranno le loro istanze e le loro proposte per il piano strategico del turismo. 

La recente riunione a Palazzo Chigi sul Contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto ha marcato progress "che lasciano ben sperare l’intera comunità ionica, circa gli esiti positivi di un percorso articolato che, tuttavia, è ancora lungo, non privo di insidie burocratiche e rispetto al quale la Cisl continuerà a svolgere il ruolo di monitoraggio e di stimolo verso le Istituzioni, come enunciato nel nostro recente convegno sul Cis dello scorso fine febbraio, ospiti dell’Università". 
E' quanto sostiene Antonio Castellucci, segretario generale della Cisl, all'indomani dell'incontro svoltosi a Roma nel corso del quale il via libera alla definitiva ristrutturazione a carico del Cis del Palazzo degli Uffici è stato salutato dal sindacalista com "un segnale di attenzione non scontato, che restituirà alla Città capoluogo una struttura imponente la cui costruzione venne avviata al tempo dei Borboni, valorizzata alla fine dell’800 ma poi divenuta simbolo di una comunità parsa anch’essa ingabbiata, per decenni, da un ponteggio che tradiva anche visivamente l’incapacità di venir fuori da una sofferenza sociale e dai conseguenti rischi di assuefazione".
Castellucci, dunque, auspica tempi brevi "per la messa in sicurezza del Palazzo, che è in capo al Comune, e per la progettazione esecutiva degli interventi strutturali, mentre formalizziamo fin da ora la nostra disponibilità al confronto sollecitato anche dal Sindaco Ezio Stefàno".
Per quanto riguarda il Distripark, "va ricordato - aggiunge Castellucci - che esso è parte significativa delle rivendicazioni territoriali già contenute nel documento conclusivo della ex Consulta per lo sviluppo denominato anche nuova vertenza Taranto. Riteniamo da sempre, come Cisl, che tale infrastruttura da completare senza più ulteriori ritardi, possa tradurre in concreto la grande potenzialità commerciale collegata alla mobilitazione di milioni di container provenienti da tutto il mondo nel porto ionico che, anche per questo, potrà confermarsi vettore di sviluppo e di occupazione aggiuntiva territoriale e regionale, sul versante  dei semilavorati".
Secondo il segretario generale della Cisl, il Contratto itituzionale di sviluppo è un'occasione irripetibile "per valorizzare le ricchezze dell’intera area ionica come polo di attrazione culturale, perciò consideriamo non più rinviabili i tempi di pubblicazione dei bandi per le opere di valorizzazione turistico-archeologica dell’Arsenale MM. da affiancare, come stabilito a Palazzo Chigi, all’ammodernamento delle relative strutture e al completamento del Piano Brin. E riserveremo, prossimamente, particolare attenzione sia allo studio dell’Ocse che presenterà proposte anche per il polo culturale di Taranto, sia al concorso di idee per la Città Vecchia. La Cisl -conclude Castellucci - continuerà ad essere parte attiva in questa scommessa, a nome delle migliaia e migliaia di lavoratori, di disoccupati, di pensionati e di giovani che desiderano fortemente coniugare al futuro le proprie legittime speranze e attese, da vivere qui e non fuggendo altrove".
Con l'incontro di ieri a Roma è partito il treno del Contratto Interistituzionale di Sviluppo (CIS) in direzione Taranto. Non ci sarà un'altra opportunità di simile portata, per questo abbiamo tutti l'obbligo di moltiplicare il nostro impegno per coglierla appieno”.
E' quanto dichiara il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Michele Mazzarano, che ieri ha partecipato ai lavori del tavolo interministeriale tenuto a Roma, in qualità di consigliere delegato dell'Assise regionale, insieme con il presidente Michele Emiliano, gli assessori Loredana Capone e Annamaria Curcuruto, oltre al presidente della provincia Martino Tamburrano ed il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno.
“Il Governo ha assicurato che entro pochi giorni - continua Mazzarano - verranno pubblicati i primi bandi per l'ammodernamento infrastrutturale dell'Arsenale Militare di Taranto”. 
A questi, che appaiono i più imminenti, bisogna poi aggiungere l'aggiornamento dei cronoprogrammi, la verifica delle coperture finanziarie degli interventi, compresi quelli nella Città Vecchia, e i progetti e gli interventi rilevanti, come il Palazzo degli Uffici, il Distripark e la piattaforma logistica nell’area retroportuale.
“Abbiamo finalmente l'occasione e le risorse per ridisegnare il futuro del nostro territorio - aggiunge Mazzarano - nel pieno rispetto della sua tradizione e delle sue reali vocazioni, legate principalmente al mare ed alla cultura. Una impresa titanica ma possibile che per la sua riuscita deve vedere il coinvolgimento concreto di tutte le istituzioni locali, le parti sociali, gli enti economici e le associazioni culturali. Serve un grande confronto, aperto e pubblico. Il nostro destino è finalmente nelle nostre mani - conclude Mazzarano - non lasciamoci sfuggire questa occasione”.
 
 

 

Arrivare ad una risoluzione concreta ed immediata delle vicende che interessano il Corpo di Polizia Locale di Taranto: è questo il risultato dell’incontro tra i lavoratori della Polizia Municipale in presidio sotto palazzo di città dalle 9 di questa mattina e il Sindaco Ippazio Stefàno e l’assessore al personale Vincenzo Di Gregorio del comune di Taranto. I lavoratori con i delegati USB hanno manifestato al primo cittadino il malessere ed il disagio causati dalle numerose problematiche, di carattere salariale ed organizzativo, che influiscono pesantemente sulla vita lavorativa e familiare. Hanno spiegato la loro intenzione di proseguire nella lotta intrapresa che culminerà con lo sciopero del primo maggio. Il sindaco e l’assessore hanno dimostrato solidarietà e la volontà di convocare nel più breve tempo possibile un incontro formale a cui parteciperanno, oltre a USB P.I., il Sindaco, l’Assessore al Personale, il Dirigente Risorse Umane e il Dirigente della Polizia Locale al fine di sviscerare i temi in gioco e tentare di giungere ad una risoluzione di tutti i problemi esposti. “Per noi rappresenta solo il primo passo di un percorso che ci vedrà sempre più impegnati nella lotta al ripristino della dignità lavorativa degli operatori della polizia locale e di tutto il Personale di questo Comune e dal quale non intendiamo fare passi indietro”, dichiara Francesco Rizzo, coordinatore USB Taranto. 
 
Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano ha partecipato – con gli assessori Loredana Capone e Annamaria Curcuruto - questa mattina al Ministero dello Sviluppo Economico alla riunione – presso  Palazzo Chigi a Roma - del Tavolo Istituzionale Permanente per l’area di Taranto.
All’ordine del giorno – tra l’altro – l’aggiornamento dei cronoprogrammi, la verifica delle coperture finanziarie degli interventi del Contratto Istituzionale di Sviluppo, l’attuazione degli interventi finanziati dal Cipe (recupero Arsenale e concorso idee Città Vecchia) e i progetti e interventi rilevanti per l’area di Taranto (Palazzo degli uffici e proposta commissario del Porto sul Distripark, la piattaforma logistica nell’area retroportuale).
Secondo il presidente Emiliano “il tavolo ha lavorato bene: abbiamo portato avanti un ordine del giorno che ci ha visto tutti assolutamente impegnati alla realizzazione veloce delle opere previste.
Una su tutte credo sia stata importante oggi, l’inclusione del cosiddetto “distripark” nelle opere da realizzare, perché questo renderebbe enormemente importante l’hub infrastrutturale di Taranto con il porto, l’aeroporto, le ferrovie, lo trasformerebbe nella principale area di semilavorazione di tutto il Mezzogiorno d’Italia in un momento in cui l’economia pugliese può espandersi e chiaramente quest’opera, che è progettata da molto tempo, speriamo si possa realizzare al più presto. Naturalmente usare il "futuro" per le opere pubbliche è sempre un’angoscia per gli amministratori. Speriamo si faccia, perché abbiamo una determinazione molto forte a completarla in fretta.
L’area di Taranto ha una situazione generale di grande complessità dal punto di vista del sistema industriale e anche nella riunione di stamattina al Mise, per quello che mi ha confermato l’assessore Capone, è stata molto positiva. Il rapporto di lavoro con il Governo ordinario è assolutamente ottimo". 
Presenti all'incontro anche il capogruppo Michele Mazzarano, il presidente della provincia Martino Tamburrano e il sindaco di Taranto Ippazio Stefano.
 
Nelle scorse settimane l’entourage di Arvedi e di Marcegaglia, con Emma Marcegaglia presidente di Eni in testa, hanno visitato lo stabilimento Ilva di Taranto.
“E’ oramai chiaro il loro vivo interesse ad acquisire, ovviamente a titolo gratuito, lo stabilimento e tutto quel che rimane del vecchio gruppo Ilva/Riva – dichiara Francesco Rizzo, coordinatore USB provinciale -. Il nome dei due gruppi circola dall’inizio di tutta la questione Ilva, fin dagli inizi del 2013 e, anche se si parla di una ventina di possibili acquirenti, i loro nomi sono sempre inseriti nelle ipotetiche cordate. Il gruppo Arvedi è  proprietario della tristemente  famosa “ferriera” o “l’Ilva del nord” come qualcuno la definisce , un piccolo stabilimento siderurgico situato a Trieste al centro di feroci polemiche sempre legate all’inquinamento – va avanti Rizzo -. Il cavalier Giovanni Arvedi ha rilevato lo stabilimento dopo la procedura di commissariamento e  amministrazione straordinaria, promettendo investimenti per 170 milioni di euro circa per “ambientalizzare” la ferriera. Investimenti di cui ancora non si ha nessuna traccia. Il gruppo Marcegaglia invece a Taranto in cinque minuti ha chiuso i battenti lasciando in mezzo ad una strada 140 lavoratori".
Secondo il coordinatore Usb, nessuno dei due gruppi avrebbe la forza finanziaria "per acquisire  e ambientalizzare  il gruppo Ilva, né tantomeno garantire l’occupazione di 16.000 lavoratori diretti e 5.000 indiretti. Così come  nessun soggetto privato - aggiunge Francesco Rizzo - spenderebbe miliardi  di euro dei propri soldi per ambientalizzare, bonificare, riqualificare, diversificare, riconvertire e rilanciare uno stabilimento come il nostro. Infatti sarà la cassa depositi e prestiti alias  lo Stato (diciamo pure i cittadini) a garantire i soldi. Ma  la mancanza di un progetto  nazionale - aggiunge Rizzo -, che rilanci l’idea di un industria compatibile con l’ambiente, rispettosa della salute che garantisca  buona occupazione è palese. L’unica certezza che abbiamo finora in questa storia è che, pur avendo una miriade di posizioni in campo (che vanno dalla nostra proposta di  nazionalizzare, passando per la privatizzazione, chiusura dell’area a caldo, fino ad arrivare a coloro che sostengono bonifiche e chiusura integrale del sito) il risultato sarà uguale per tutti: zero bonifiche, zero ambientalizzazione, più inquinamento e meno occupazione”, conclude Rizzo.

La vicenda Tempa Rossa è al centro dell'iniziativa del Movimento Taranto Respira che nel comunicato che di swguito pubblichiamo chiede che vengani sospesi i lavori attualmente in corso

Alla luce delle ultime notizie relative alla vicenda Tempa Rossa, con telefonate intercettate che insinuano per lo meno il dubbio che intorno alla vicenda del petrolio della Basilicata a Taranto si giochino interessi di lobby che contrastano con quelli del nostro territorio, Taranto Respira chiede al Sindaco Stefàno, a tutto il Consiglio comunale, al Presidente della Provincia Tamburrano, al Presidente della Regione Emiliano, di pretendere la massima trasparenza sulla vicenda e di ottenere che il Governo centrale, in attesa che la magistratura chiarisca eventuali illeciti, sospenda immediatamente tutte le autorizzazioni per la realizzazione delle infrastrutture che porteranno a Taranto il greggio. Ribadiamo, inoltre, la totale contrarietà di Taranto Respira alla realizzazione di tale progetto che sommerebbe un ulteriore rischio ambientale a quello che già il nostro territorio sopporta. Ancora una volta, Taranto subisce decisioni e interessi che vengono da lontano e per questo facciamo appello a tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione affinché si lavori per contrastare quest'ulteriore assalto al nostro territorio.

 

Direttivo TARANTORESPIRA

Vittoria Orlando

Nino Carbotti

Giuseppe Aralla

Pagina 83 di 138